testata ADUC
 ITALIA - ITALIA - Fecondazione da marito in coma, la donna dopo lo stop del tribunale: andro' all'estero
Scarica e stampa il PDF
Notizia 
9 giugno 2009 0:00
 
Non abbandona l'idea di avere un figlio la moglie dell'uomo finito in coma irreversibile per un tumore al cervello, morto domenica mattina a Pavia. La donna e' determinata ad andare all'estero per procedere alla fecondazione con il liquido seminale del marito, prelevato a febbraio scorso. A riferirlo e' l'avvocato della moglie, Claudio Diani. "L'idea di andare all'estero -spiega all'Adnkronos Salute- era un punto fermo, l'avevamo messo in conto fin dall'inizio. Ora si tratta solo di decidere quando".
Ancora incerto, invece, il futuro della vicenda processuale. La donna si era infatti rivolta al tribunale di Vigevano per ottenere il via libera all'inseminazione artificiale, una volta ricostruita la volonta' del marito di avere un figlio. Pochi giorni fa era arrivato il 'no' del giudice, motivato proprio dall'impossibilita' di ricostruire con certezza il suo desiderio di paternita'. Fra le ipotesi al vaglio c'e' quella di un ricorso diretto in Cassazione, o ancora, di un ricorso in secondo grado alla Corte d'appello, via verso la quale sembra propendere il legale. "Ritengo piu' opportuno che a pronunciarsi sia un giudice di merito, piuttosto che quello di legittimita'".
Certamente, riflette Diani, "potremmo andare avanti ugualmente per vie legali e insistere per ottenere una conferma delle volonta' dell'uomo. Ne parlero' con la mia cliente piu' in la'. Adesso non e' il momento, vista la sofferenza che sta provando per la perdita del marito". Unica certezza, anche davanti a un eventuale altro 'no' dalle aule giudiziarie, "resta la volonta' della donna di andare all'estero" per coronare il sogno di diventare madre, conclude il legale.

Inserire nel disegno di legge sul testamento biologico, prossimo all'esame della Camera, una parte che riguardi la volonta' procreativa del paziente, "per permettere a chi si dovesse ritrovare in uno stato vegetativo permanente di dare il consenso preventivo per avere un figlio con la procreazione medicalmente assistita". A chiederlo e' il ginecologo Severino Antinori, dopo la morte dell'uomo da cui, nel febbraio scorso, aveva estratto del liquido seminale per fecondare la moglie.
Nei giorni scorsi il tribunale di Vigevano aveva pero' rigettato la richiesta della donna, ritenendo di non avere prove sufficienti per dimostrare che l'uomo, malato di tumore al cervello, desiderasse realmente un figlio. "Provo una grande tristezza e vorrei che quest'uomo vivesse ancora. Come?
Con la fecondazione assistita. La decisione dei giudici di Vigevano, contro la quale ci rivolgeremo alla Cassazione, si e' basata su motivazioni ideologiche. E' un'ipocrisia, poi, quella di pensare a un povero bambino senza padre: sarebbe stato un bimbo amatissimo e, comunque, quanti oggi crescono senza una figura paterna? Chiedero' al presidente della Camera, Gianfranco Fini, di far inserire nel disegno di legge sul fine vita una voce che preveda di poter lasciare scritte le proprie volonta' anche sul tema della procreazione", in caso di malattia grave.
 
 
NOTIZIE IN EVIDENZA
 
ADUC - Associazione Utenti e Consumatori APS