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 ITALIA - ITALIA - Bevitori a rischio. Rapporto
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18 ottobre 2010 19:05
 
Un'istruzione superiore, soldi da spendere e una preferenza per il consumo di alcol in grandi quantita' da bere in una volta sola, in genere in gruppo il sabato sera. I nuovi bevitori a rischio in Italia hanno queste caratteristiche e si differenziano dal resto della popolazione italiana che consuma alcol (56,7% del totale) perche' sono giovani, uno su tre ha meno di 24 anni, sono soprattutto maschi e vivono nelle regioni del Nord. A disegnare questo identikit e' il rapporto 2009 Passi (Progressi delle Aziende Sanitarie per la Salute in Italia), dell'Istituto Superiore di Sanita'.
'Abbiamo cominciato a parlare di binge drinking, il fenomeno per cui si assumono sei o piu' unita' alcoliche in un'unica occasione (un'unita' e' pari ad una lattina di birra o a un bicchiere di vino, ndr), circa dieci anni fa - afferma all'ANSA Emanuele Scafato, direttore dell'Osservatorio nazionale alcol dell'Istituto Superiore di Sanita' e Presidente della SIA, Societa' italiana alcolgia - ma non si e' colto, nel corso degli anni, il reale pericolo dell'impatto culturale di un modello del bere che ha portato alla diffusione di questa pratica tra i giovani: una moda sostenuta in tutta Europa da verificate strategie di marketing e dalla seduzione delle pubblicita'. Come dimostrato dal rapporto RAND alla Commissione Europea, l'acquisto di alcol e' stato reso piu' economico e piu' conveniente anche attraverso le cosidette happy hours, i pub's crawl, i locali 'drink as much as you can', fenomeni che con il bere, quello comune, moderato, non hanno nulla a che vedere'.
Secondo i dati, il 36% dei giovani tra i 18 e i 24 anni e' considerato 'bevitore a rischio', mentre questa percentuale scende al 25% tra i 25 e i 34 anni, 'come se con l'ingresso nel mondo del lavoro - aggiunge Scafato - si raggiungesse una migliore consapevolezza e probabilmente anche la necessita' di una maggiore responsabilita' che porta a bere in maniera moderata. Per questo e' necessario prevedere iniziative di prevenzione , monitorare e soprattutto intercettare precocemente il consumo rischioso dei ragazzi, vigilando attentamente almeno fino ai 24 anni, eta' limite al di sotto della quale si adottano comportamenti collettivi principalmente dettati dal gruppo e che, ovviamente, non hanno conseguenze di riprovazione sociale'.
L'alcol, poi, secondo l'esperto 'e' una 'gateway drug', una 'droga ponte' che traghetta attraverso i suoi effetti psicotropi i giovani, prima verso la commistione di superalcolici con energy drink, per risollevarsi nel tono quando cala la prima euforia e poi alle droghe sintetiche e alla cocaina, per superare la fase down che causano queste sostanze'. Il rapporto Passi ricorda che l'impatto economico delle malattie legate all'alcol (cirrosi del fegato, diabete mellito, malattie neuropsichiatriche, problemi di salute materno-infantile) e' stimato in piu' dell'1% del prodotto interno lordo di un Paese a medio e alto reddito.
 
 
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