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 SPAGNA - SPAGNA - Spagna. Anestesisti per la "morte dignitosa"
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Notizia 
26 marzo 2006 0:00
 
Il fine vita e' stato il tema principale discusso durante la VII Giornata Nazionale di Anestesia, Rianimazione, Cure Intensive e Terapia del Dolore organizzato dal Fondazione IVO (Istituto Valenciano de Oncologia) e tenutasi a Valencia dal 23 al 25 marzo scorso. Gli anestesisti hanno ribadito la necessita' di riflettere sul fine vita per allontanarsi dal paternalismo della medicina tradizionale.
Il congresso si era dato l'obiettivo di discutere sulla deontologia dei medici anestesisti riguardo ai pazienti critici e terminali. Secondo Angel Monteaguido, direttore del reparto di Anestesia, Rianimazione e Cure intensive dell'IVO, l'interruzione di ogni tipo di trattamento e' "poco accettata" dalla professione medica, in quanto "a questi pazienti dovrebbe esser sempre assicurato un trattamento per giungere ad una morte dignitosa".
Per Carmen Gomar, Ordinario di Anestesiologia e primario presso l'Hospital Clinico di Barcellona, i medici specializzati in anestesiologia, rianimazione e cure intensive sono favorevoli ad una morte dignitosa una volta esauriti tutti i trattamenti, al fine di evitare l'accanimento terapeutico nei confronti del paziente che si trova in uno stato irreversibile. Su questo punto Gomar ha sottolineato come la societa' spagnola non abbia ancora dato vita ad un dibattito sui malati terminali ed il ruolo della medicina nel fine vita.
Javier Peris, del Collegio Medico di Valenzia, ha detto che -per quanto riguarda l'eutanasia ed il suicidio assistito per i pazienti terminali- e' necessaria una analisi molto concreta e molto profonda nella societa'. Per gli anestesisti che si trovano di fronte a casi di pazienti che chiedono di morire, "e' necessaria maggiore sicurezza giuridica". "L'assistenza al suicidio richiede linee guida concrete e specifiche sulla responsabilita' di terminare una vita".
Peris ha spiegato che nei casi di pazienti terminali che desiderano l'interruzione del trattamento terapeutico "si deve verificare che le cure non abbiano alcun effetto e pertanto che non esista alcuna possibilita' di miglioramento". Su questa linea ha chiesto che i medici siano "sostenuti giuridicamente nelle loro decisioni" e che il paziente abbia "il diritto a rifiutare le cure quando non e' possibile recuperare l'irrecuperabile alla luce della scienza medica".
 
 
 
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Il fine vita e' stato il tema principale discusso durante la VII Giornata Nazionale di Anestesia, Rianimazione, Cure Intensive e Terapia del Dolore organizzato dal Fondazione IVO (Istituto Valenciano de Oncologia) e tenutasi a Valencia dal 23 al 25 marzo scorso. Gli anestesisti hanno ribadito la necessita' di riflettere sul fine vita per allontanarsi dal paternalismo della medicina tradizionale.
Il congresso si era dato l'obiettivo di discutere sulla deontologia dei medici anestesisti riguardo ai pazienti critici e terminali. Secondo Angel Monteaguido, direttore del reparto di Anestesia, Rianimazione e Cure intensive dell'IVO, l'interruzione di ogni tipo di trattamento e' "poco accettata" dalla professione medica, in quanto "a questi pazienti dovrebbe esser sempre assicurato un trattamento per giungere ad una morte dignitosa".
Per Carmen Gomar, Ordinario di Anestesiologia e primario presso l'Hospital Clinico di Barcellona, i medici specializzati in anestesiologia, rianimazione e cure intensive sono favorevoli ad una morte dignitosa una volta esauriti tutti i trattamenti, al fine di evitare l'accanimento terapeutico nei confronti del paziente che si trova in uno stato irreversibile. Su questo punto Gomar ha sottolineato come la societa' spagnola non abbia ancora dato vita ad un dibattito sui malati terminali ed il ruolo della medicina nel fine vita.
Javier Peris, del Collegio Medico di Valenzia, ha detto che -per quanto riguarda l'eutanasia ed il suicidio assistito per i pazienti terminali- e' necessaria una analisi molto concreta e molto profonda nella societa'. Per gli anestesisti che si trovano di fronte a casi di pazienti che chiedono di morire, "e' necessaria maggiore sicurezza giuridica". "L'assistenza al suicidio richiede linee guida concrete e specifiche sulla responsabilita' di terminare una vita".
Peris ha spiegato che nei casi di pazienti terminali che desiderano l'interruzione del trattamento terapeutico "si deve verificare che le cure non abbiano alcun effetto e pertanto che non esista alcuna possibilita' di miglioramento". Su questa linea ha chiesto che i medici siano "sostenuti giuridicamente nelle loro decisioni" e che il paziente abbia "il diritto a rifiutare le cure quando non e' possibile recuperare l'irrecuperabile alla luce della scienza medica".
 
 
 
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