testata ADUC
 ITALIA - ITALIA - Italia. Rapporto Aiom: carente l'assistenza ai pazienti in fase terminale
Scarica e stampa il PDF
Notizia 
29 marzo 2006 0:00
 
Nove Asl su 10 prevedono cure oncologiche anche a domicilio e in 7 casi su 10 esistono codici d'urgenza per i malati di cancro. Carente invece l'assistenza data ai pazienti in fase terminale, visto che c'e' un hospice in 4 Asl su 10 e che manca in tutte le aziende un referente unitario che segua il malato in tutta la fase terapeutica. Sono alcuni dei dati che emergono dalla prima analisi nazionale sui "modelli gestionali in oncologia" dell'Associazione italiana di oncologia medica (Aiom), presentata lo scorso 28 marzo a Roma con il patrocinio della Federazione italiana aziende sanitarie e ospedaliere (Fiaso). "Si tratta di un progetto suddiviso in due fasi", ha spiegato Emilio Bajetta, presidente nazionale dell'Aiom. "Nella prima abbiamo analizzato la struttura dei servizi sanitari oncologici offerti da un campione di 16 Asl, che coprono il 12,5% della popolazione italiana e piu' di 7 milioni di cittadini. Con la seconda fase, che sta per partire e si concludera' entro l'estate, procederemo ad una rilevazione sulle attivita' e le modalita' di indagine delle aziende ospedaliere. Lo scopo e' quello di selezionare le pratiche migliori in modo da proporle ai politici e agli amministratori".
Tra gli altri dati presentati, rilevano anche quelli sulla prevenzione primaria e secondaria. "In base alla nostra analisi -ha spiegato Roberto Labianca, presidente della Fondazione Aiom- risulta che solo il 25% delle Asl ha avviato tutti e tre gli screening previsti dal piano sanitario nazionale 2003-2005, cioe' quelli della cervice uterina, seno e colonretto. Ha invece una diffusione quasi totale, pari al 94%, l'attivita' di prevenzione primaria, che ha riguardato principalmente campagne sul fumo e l'alimentazione scorretta. Progressi devono essere fatti anche in termini di confronto tra medici, con la creazione di team multidisciplinari, attivi finora solo nel 36% delle Asl, nell'assistenza ai malati terminali e nell'opera di informazione ai pazienti, visto che solo il 14% delle aziende sanitarie locali dispone di un call center in fase di cura".
"Tutte le fasi dell'iter oncologico, prevenzione primaria e secondaria, diagnosi, terapia, riabilitazione e cure palliative", spiega Carmelo Iacono, coordinatore Aiom del progetto, "hanno come unico protagonista, che le percorre tutte, il paziente oncologico che ha il diritto di ricevere una prestazione integrata ed esaustiva delle sue necessita' emergenti, diritto che il Sistema sanitario nazionale ha il dovere di garantire". "Oggi un malato di tumore necessita di un programma terapeutico condiviso da piu' specialisti", sottolinea Vittorina Zagonel, coordinatore gruppo di lavoro Aiom sui Dipartimenti, "inoltre bisogna garantire la continuita' di cura, specie nel passaggio da ospedale a territorio. Il Dipartimento Oncologico e' la risposta organizzativa a questi bisogni essenziali. In esso trovano inoltre giusta collocazione i programmi di umanizzazione dell'assistenza a malato e familiari. L'indagine mostra chiaramente che dove non e' stato istituito il Dipartimento Oncologico manca un percorso assistenziale condiviso e/o la continuita' delle cure al malato". "Sinergie ed osmosi di competenze e conoscenze tra Aziende sanitarie e Ospedaliere, management e mondo scientifico", afferma Angelo Lino Del Favero, Direttore Generale Azienda ULSS 7, Pieve di Soligo (TV) che ha partecipato allo studio, e coordina i Direttori Generali Aziende ULSS e Ospedaliere Regione Veneto, "sono indispensabili per la costruzione del governo clinico delle moderne politiche sanitarie". "La successione logica delle diverse fasi dell'assistenza oncologica della ricerca Aiom", afferma Eugenio Di Ruscio, Direttore Sanitario Azienda USL Ravenna, membro FIASO, "evidenzia la necessita' di una successione organizzativa progettata: l'integrazione dei diversi step sembra poter moltiplicare l'efficacia dei singoli interventi. La FIASO intende sostenere l'individuazione di forme organizzative e stili di rapporti tra le Istituzioni coinvolte in grado di fornire risultati di salute e qualita' di servizio". "Il Servizio sanitario possiede professionalita', strutture e apparecchiature ai migliori standard di qualita'", afferma Francesco Cognetti, Segretario Nazionale di Alleanza Contro il Cancro. "I punti sui quali occorre agire sono coordinamento, multidisciplinarieta', riunione di reti operative gia' esistenti, promozione della ricerca traslazionale e adozione di cartelle telematiche, non utilizzate nell'analisi compiuta".
L'analisi rivela inoltre che per pianificare le campagne di informazione sui fattori di rischio, in particolare quelli locali, poco piu' della meta' (56 per cento) delle Asl puo' contare su essenziali strumenti informativi quali Registro tumori o Osservatorio epidemiologico e solo 3 su 10 su entrambi. Manca inoltre un accesso omogeneo alle terapie: mentre la chemioterapia e' offerta in tutte le Asl esaminate, la radioterapia non e' disponibile nel 36 per cento del campione, solo 3 Asl su 10 monitorano l'offerta terapeutica globale sul territorio e 5 su 10 sono in grado di darne informazione ai cittadini/pazienti i quali in nessuna Asl possono contare su un oncologo di riferimento che li segua lungo tutto l'iter delle cure. Possibili protagonisti di un nuovo tipo di coordinamento potrebbero essere i medici di famiglia: in una Asl del campione e' il medico di fiducia a ricontattare telefonicamente i propri assistiti che non hanno risposto allo screening. "Per ora siamo coinvolti nel 38 per cento delle Asl nelle campagne di informazione sui fattori di rischio", spiega Andrea Salvetti, Presidente SIMG Toscana, "ma il nostro ruolo potrebbe crescere soprattutto sul fronte dell'integrazione tra screening e diagnosi". "Lo studio Aiom", sottolinea infine Lorenzo Lamberti, Componente del Consiglio Superiore di Sanita', "stimola anche una riflessione sulla capacita' del sistema ordinamentale italiano -e delle sue leggi- di rispondere positivamente alle richieste degli oncologi. Occorre, in altre parole, verificare se l'approccio 'globale' alla malattia, ottimale sotto il profilo sanitario e scientifico, trovi corrispondenza nelle indicazioni legislative nazionali, regionali e degli altri Paesi UE".
 
 
 
ADUC - Associazione Utenti e Consumatori APS
 
ADUC - Eutanasia - Notizia - ITALIA - Italia. Rapporto Aiom: carente l'assistenza ai pazienti in fase terminale

testata ADUC
 ITALIA - ITALIA - Italia. Rapporto Aiom: carente l'assistenza ai pazienti in fase terminale
Scarica e stampa il PDF
Notizia 
29 marzo 2006 0:00
 
Nove Asl su 10 prevedono cure oncologiche anche a domicilio e in 7 casi su 10 esistono codici d'urgenza per i malati di cancro. Carente invece l'assistenza data ai pazienti in fase terminale, visto che c'e' un hospice in 4 Asl su 10 e che manca in tutte le aziende un referente unitario che segua il malato in tutta la fase terapeutica. Sono alcuni dei dati che emergono dalla prima analisi nazionale sui "modelli gestionali in oncologia" dell'Associazione italiana di oncologia medica (Aiom), presentata lo scorso 28 marzo a Roma con il patrocinio della Federazione italiana aziende sanitarie e ospedaliere (Fiaso). "Si tratta di un progetto suddiviso in due fasi", ha spiegato Emilio Bajetta, presidente nazionale dell'Aiom. "Nella prima abbiamo analizzato la struttura dei servizi sanitari oncologici offerti da un campione di 16 Asl, che coprono il 12,5% della popolazione italiana e piu' di 7 milioni di cittadini. Con la seconda fase, che sta per partire e si concludera' entro l'estate, procederemo ad una rilevazione sulle attivita' e le modalita' di indagine delle aziende ospedaliere. Lo scopo e' quello di selezionare le pratiche migliori in modo da proporle ai politici e agli amministratori".
Tra gli altri dati presentati, rilevano anche quelli sulla prevenzione primaria e secondaria. "In base alla nostra analisi -ha spiegato Roberto Labianca, presidente della Fondazione Aiom- risulta che solo il 25% delle Asl ha avviato tutti e tre gli screening previsti dal piano sanitario nazionale 2003-2005, cioe' quelli della cervice uterina, seno e colonretto. Ha invece una diffusione quasi totale, pari al 94%, l'attivita' di prevenzione primaria, che ha riguardato principalmente campagne sul fumo e l'alimentazione scorretta. Progressi devono essere fatti anche in termini di confronto tra medici, con la creazione di team multidisciplinari, attivi finora solo nel 36% delle Asl, nell'assistenza ai malati terminali e nell'opera di informazione ai pazienti, visto che solo il 14% delle aziende sanitarie locali dispone di un call center in fase di cura".
"Tutte le fasi dell'iter oncologico, prevenzione primaria e secondaria, diagnosi, terapia, riabilitazione e cure palliative", spiega Carmelo Iacono, coordinatore Aiom del progetto, "hanno come unico protagonista, che le percorre tutte, il paziente oncologico che ha il diritto di ricevere una prestazione integrata ed esaustiva delle sue necessita' emergenti, diritto che il Sistema sanitario nazionale ha il dovere di garantire". "Oggi un malato di tumore necessita di un programma terapeutico condiviso da piu' specialisti", sottolinea Vittorina Zagonel, coordinatore gruppo di lavoro Aiom sui Dipartimenti, "inoltre bisogna garantire la continuita' di cura, specie nel passaggio da ospedale a territorio. Il Dipartimento Oncologico e' la risposta organizzativa a questi bisogni essenziali. In esso trovano inoltre giusta collocazione i programmi di umanizzazione dell'assistenza a malato e familiari. L'indagine mostra chiaramente che dove non e' stato istituito il Dipartimento Oncologico manca un percorso assistenziale condiviso e/o la continuita' delle cure al malato". "Sinergie ed osmosi di competenze e conoscenze tra Aziende sanitarie e Ospedaliere, management e mondo scientifico", afferma Angelo Lino Del Favero, Direttore Generale Azienda ULSS 7, Pieve di Soligo (TV) che ha partecipato allo studio, e coordina i Direttori Generali Aziende ULSS e Ospedaliere Regione Veneto, "sono indispensabili per la costruzione del governo clinico delle moderne politiche sanitarie". "La successione logica delle diverse fasi dell'assistenza oncologica della ricerca Aiom", afferma Eugenio Di Ruscio, Direttore Sanitario Azienda USL Ravenna, membro FIASO, "evidenzia la necessita' di una successione organizzativa progettata: l'integrazione dei diversi step sembra poter moltiplicare l'efficacia dei singoli interventi. La FIASO intende sostenere l'individuazione di forme organizzative e stili di rapporti tra le Istituzioni coinvolte in grado di fornire risultati di salute e qualita' di servizio". "Il Servizio sanitario possiede professionalita', strutture e apparecchiature ai migliori standard di qualita'", afferma Francesco Cognetti, Segretario Nazionale di Alleanza Contro il Cancro. "I punti sui quali occorre agire sono coordinamento, multidisciplinarieta', riunione di reti operative gia' esistenti, promozione della ricerca traslazionale e adozione di cartelle telematiche, non utilizzate nell'analisi compiuta".
L'analisi rivela inoltre che per pianificare le campagne di informazione sui fattori di rischio, in particolare quelli locali, poco piu' della meta' (56 per cento) delle Asl puo' contare su essenziali strumenti informativi quali Registro tumori o Osservatorio epidemiologico e solo 3 su 10 su entrambi. Manca inoltre un accesso omogeneo alle terapie: mentre la chemioterapia e' offerta in tutte le Asl esaminate, la radioterapia non e' disponibile nel 36 per cento del campione, solo 3 Asl su 10 monitorano l'offerta terapeutica globale sul territorio e 5 su 10 sono in grado di darne informazione ai cittadini/pazienti i quali in nessuna Asl possono contare su un oncologo di riferimento che li segua lungo tutto l'iter delle cure. Possibili protagonisti di un nuovo tipo di coordinamento potrebbero essere i medici di famiglia: in una Asl del campione e' il medico di fiducia a ricontattare telefonicamente i propri assistiti che non hanno risposto allo screening. "Per ora siamo coinvolti nel 38 per cento delle Asl nelle campagne di informazione sui fattori di rischio", spiega Andrea Salvetti, Presidente SIMG Toscana, "ma il nostro ruolo potrebbe crescere soprattutto sul fronte dell'integrazione tra screening e diagnosi". "Lo studio Aiom", sottolinea infine Lorenzo Lamberti, Componente del Consiglio Superiore di Sanita', "stimola anche una riflessione sulla capacita' del sistema ordinamentale italiano -e delle sue leggi- di rispondere positivamente alle richieste degli oncologi. Occorre, in altre parole, verificare se l'approccio 'globale' alla malattia, ottimale sotto il profilo sanitario e scientifico, trovi corrispondenza nelle indicazioni legislative nazionali, regionali e degli altri Paesi UE".
 
 
 
ADUC - Associazione Utenti e Consumatori APS