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 GIAPPONE - GIAPPONE - Giappone. Eutanasia o omicidio? Gli investigatori interrogano personale ospedaliero e famigliari
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Notizia 
28 marzo 2006 0:00
 
La polizia ha interrogato lo scorso 27 marzo il personale medico ed i famigliari coinvolti nel tentativo di praticare l'eutanasia su un paziente 78enne vittima di un ictus poco dopo essere stato ricoverato nel Imizu City Hospital, nella prefettura di Toyama Prefecture lo scorso ottobre. La polizia sta anche investigando altri casi in cui un medico dell'ospedale avrebbe interrotto la respirazione artificiale di sette pazienti causandone la morte.
Il caso piu' recente e' venuto alla luce dopo che una infermiera aveva sentito il primario del reparto di chirurgia che ordinava ad un altro medico di togliere il respiratore all'anziano paziente. La polizia sostiene che il dottore abbia agito prematuramente.
Il personale medico ed i famigliari dei pazienti hanno fornito testimonianze contrastanti sul fatto che il dottore possa aver agito con il consenso della famiglia. Si ipotizza che il chirurgo abbia tentato di terminare la vita dell'anziano senza consultare appropriatamente i famigliari.
Secondo il direttore dell'ospedale, il capo della chirurgia ha confermato di aver agito con il consenso verbale delle famiglie. Ma nessun documento scritto esiste a corroborare la versione del medico, che aveva scritto sulle cartelle cliniche solamente "Richiesto dalla famiglia". L'ospedale non ha comunque alcun protocollo da seguire in questi casi, limitandosi alla prassi di coinvolgere piu' medici nel processo decisionale.
Le uniche linee guida sull'eutanasia, giudicate da molti troppo fumose e da migliorare, sono state formulate da una Corte distrettuale in un caso giudiziario di eutanasia alla Tokai University nel 1991. La corte di Yokohama ha ammesso sia l'eutanasia attiva sia quella passiva.
Nella sentenza, si pongono quattro condizioni perche' l'eutanasia attiva (quando un dottore causa deliberatamente la morte di un paziente con una overdose di farmaci) possa essere praticata legalmente:
- Il paziente e' affetto da dolore insopportabile
- La morte e' inevitabile e prossima
- Non esiste altro modo per curare o alleviare il dolore del paziente
- Il paziente ha chiaramente espresso il suo consenso.
L'eutanasia passiva (la sospensione del trattamento di sostentamento vitale, quale la respirazione artificiale) da parte di un medico e' ammessa a queste condizioni:
- Non c'e' alcuna possibilita' di guarigione
- Il paziente ha espresso il proprio consenso all'interruzione del trattamento.
Qualora il paziente non sia in grado di comunicare il proprio consenso, e' sufficiente quello della famiglia.
Nel 2004 e' stata formata una commissione di studio presso il ministero della Salute per redarre le linee guida per i trattamenti di fine vita, linee guida che dovrebbero essere pubblicate nel 2007.
Secondo un sondaggio dello stesso ministero del 2003, il 74% dei cittadini non vuole essere obbligato a ricevere cure di sostentamento vitale quando sono malati in fase terminale. Lo stesso sondaggio ha pero' rivelato che solo il 14% e' favorevole all'eutanasia attiva.
 
 
 
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La polizia ha interrogato lo scorso 27 marzo il personale medico ed i famigliari coinvolti nel tentativo di praticare l'eutanasia su un paziente 78enne vittima di un ictus poco dopo essere stato ricoverato nel Imizu City Hospital, nella prefettura di Toyama Prefecture lo scorso ottobre. La polizia sta anche investigando altri casi in cui un medico dell'ospedale avrebbe interrotto la respirazione artificiale di sette pazienti causandone la morte.
Il caso piu' recente e' venuto alla luce dopo che una infermiera aveva sentito il primario del reparto di chirurgia che ordinava ad un altro medico di togliere il respiratore all'anziano paziente. La polizia sostiene che il dottore abbia agito prematuramente.
Il personale medico ed i famigliari dei pazienti hanno fornito testimonianze contrastanti sul fatto che il dottore possa aver agito con il consenso della famiglia. Si ipotizza che il chirurgo abbia tentato di terminare la vita dell'anziano senza consultare appropriatamente i famigliari.
Secondo il direttore dell'ospedale, il capo della chirurgia ha confermato di aver agito con il consenso verbale delle famiglie. Ma nessun documento scritto esiste a corroborare la versione del medico, che aveva scritto sulle cartelle cliniche solamente "Richiesto dalla famiglia". L'ospedale non ha comunque alcun protocollo da seguire in questi casi, limitandosi alla prassi di coinvolgere piu' medici nel processo decisionale.
Le uniche linee guida sull'eutanasia, giudicate da molti troppo fumose e da migliorare, sono state formulate da una Corte distrettuale in un caso giudiziario di eutanasia alla Tokai University nel 1991. La corte di Yokohama ha ammesso sia l'eutanasia attiva sia quella passiva.
Nella sentenza, si pongono quattro condizioni perche' l'eutanasia attiva (quando un dottore causa deliberatamente la morte di un paziente con una overdose di farmaci) possa essere praticata legalmente:
- Il paziente e' affetto da dolore insopportabile
- La morte e' inevitabile e prossima
- Non esiste altro modo per curare o alleviare il dolore del paziente
- Il paziente ha chiaramente espresso il suo consenso.
L'eutanasia passiva (la sospensione del trattamento di sostentamento vitale, quale la respirazione artificiale) da parte di un medico e' ammessa a queste condizioni:
- Non c'e' alcuna possibilita' di guarigione
- Il paziente ha espresso il proprio consenso all'interruzione del trattamento.
Qualora il paziente non sia in grado di comunicare il proprio consenso, e' sufficiente quello della famiglia.
Nel 2004 e' stata formata una commissione di studio presso il ministero della Salute per redarre le linee guida per i trattamenti di fine vita, linee guida che dovrebbero essere pubblicate nel 2007.
Secondo un sondaggio dello stesso ministero del 2003, il 74% dei cittadini non vuole essere obbligato a ricevere cure di sostentamento vitale quando sono malati in fase terminale. Lo stesso sondaggio ha pero' rivelato che solo il 14% e' favorevole all'eutanasia attiva.
 
 
 
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