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 AUSTRALIA - AUSTRALIA - Australia. Niente carcere per un uomo che "ha ucciso per amore" la compagna
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18 marzo 2006 0:00
 
Terence Turton sostiene che uccidere la sua compagna, malata terminale, mettendo una quantita' letale di sonniferi nella colazione e' stato un atto d'amore anche se fatto senza il suo consenso. "Non la mettero' mai in un hospice, la amo troppo", ha detto alla figlia prima di commettere quella che i procuratori hanno definito una seria violazione di fiducia.
Lo scorso 15 marzo, Turton si e' dichiarato colpevole di fronte ad una corte di giustizia del tentato omicidio di Debbie Johnson, in fase avanzata della malattia di Huntington, una patologia incurabile del cervello. La Corte Suprema di Perth lo ha condannato a tre anni di carcere -di cui uno gia' scontato e il resto della sentenza sospesa- di fatto mettendolo in liberta'.
Il Procuratore capo aveva ritirato l'accusa di omicidio volontario, in quanto l'autopsia non aveva potuto determinare se era stata l'overdose di sonniferi a causare la morte della donna.
Il caso di Turton e' particolare in quanto il nostro non ha mai negato di aver agito senza il consenso di Johnson quando le ha messo i farmaci nel cibo. Ma ha ribadito che Johnson aveva espresso in numerose occasioni il desiderio di morire, e una volta gli aveva addirittura rimproverato il fatto di averle salvato la vita quando del cibo andato di traverso la stava soffocando.
Turton ha pero' sottolineato la sua convinzione di aver eseguito la volonta' della compagna, la quale il giorno in cui e' poi deceduta non ha potuto esprimere il proprio consenso in quanto non era gia' piu' in grado di parlare a causa della malattia.
Nel leggere la sentenza, il giudice John McKechnie ha menzionato la fedina penale di Turton, ma ha anche detto che apparteneva al suo passato e che sarebbe stato meglio giudicarlo per la devozione mostrata a Johnson: "(Lei le ha voluto bene) senza mai smettere dal momento in cui vi siete conosciuti e si e' formata la relazione con la Signora Johnson, sapendo bene che era malata".
La sentenza e' stata apprezzata da VES (Voluntary Euthanasia Society), un gruppo che si batte per la legalizzazione dell'eutanasia in Australia. Il suo presidente Ranjan Ray ha detto che i giudici non dovrebbero esser messi nella difficile condizione di dover prendere decisioni del genere: "Si lascia che sia la corte a decidere, perche' si ha troppa paura per farlo... Noi siamo convinti che se la legge non permette questo tipo di pratica, siamo tutti alla merce' di una corte, che deve mostrare pieta' per coloro che hanno agito per compassione".
Il presidente della Palliative Care Association Scott Blackwell, pur sottolineando che la sua associazione non accetta l'eutanasia attiva, ha ricordato che in Parlamento e' stata presentata una proposta di legge che potrebbe dare ai malati terminali la possibilita' di decidere come essere curati. "Quella stessa proposta di legge dara' al personale medico che segue i malati terminali maggiore protezione legale", ha detto. "Penso che quando un paziente esprime il desiderio di morire, e' giusto massimizzare gli sforzi per controllare i suoi sintomi, ovvero minimizzare la loro sofferenza, ma penso che in tutti i casi questa sia cosa diversa dal terminare attivamente la loro vita".
 
 
 
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