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Svizzera. Intervista al presidente di EXIT
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Articolo di Rosa a Marca
29 ottobre 2006 0:00
 
Serve una legge che inquadri l'assistenza al suicidio? Delusa dal rifiuto del Governo di legiferare in merito, la Commissione nazionale d'etica (CNE) il 27 ottobre ha pubblicato dodici raccomandazioni, volte a limitare l'accompagnamento alla morte e a ridurre il numero dei casi, ossia 350 l'anno. Ecco la reazione di Jerome Sobel, presidente di EXIT, una delle due associazioni d'assistenza al suicidio.

Che ne pensa delle raccomandazioni di CNE?
Sono utili e misurate. Ma noi rispettiamo gia' queste esigenze -che ci sia la capacita' d'intendere, la constatazione di un periodo adeguato di riflessione, la precauzione nei confronti delle coppie o il rifiuto di prendere in carico pazienti affetti da malattie psicologiche. Alcuni dei nostri membri aspettano due o tre anni prima di decidere di passare all'azione. L'anno scorso, solo 54 dei 202 nuovi aderenti hanno scelto questa via. Non siamo "terminator". Spesso sono i nostri stessi associati simpatizzanti a rimproverarci lo spessore dei nostri filtri.
La pressione affinche' si legiferi e' sempre molto alta.
Allora, in quella legge bisognera' includere anche l'eutanasia attiva diretta. E non limitarsi all'assistenza al suicidio. Paradossalmente, e' in quel modo che si consentira' a una persona ormai condannata, di vivere piu' a lungo. Sapere che non le si impedira' piu' di morire quando lo vorra', la rassicura, e forse se ne andra' in modo naturale. E' una via d'uscita piu' utile di tutte le sostanze psicotrope di questo mondo.
Ma il numero dei casi d'assistenza al suicidio aumenta ogni anno.
Il nostro obiettivo e' di far esplodere le cifre. Associazioni come la nostra esistono solo perche' la professione medica non e' preparata in questo campo. L'Associazione svizzera delle scienze mediche (ASSM) dovrebbe formare i suoi membri all'assistenza al suicidio. Che dovrebbe far parte del curriculum allo stesso modo dell'aborto in ginecologia, ad esempio. Spettera' poi al medico di famiglia decidere se vorra' praticarla o no.
La CNE afferma che alcuni volontari praticano fino a 38 assistenze al suicidio l'anno e che incassano circa 2000 franchi per ogni caso.
Non e' chiaramente la situazione nostra. L'anno scorso abbiamo avuto 18 volontari per 54 casi. Assistere al suicidio e' estremamente difficile e richiede molta energia. Noi preferiamo che i nostri volontari ne facciano di meno e non ci abbandonino. In quanto al contributo, noi non li paghiamo, gli rimborsiamo solo la trasferta.
Di recente, le cliniche universitarie di Losanna (CHUV) e di Ginevra (HUG) hanno aperto la loro porta all'organizzazione EXIT. A condizioni molto restrittive. Dall'inizio dell'anno, a Losanna sono state registrate meno di una decina di domande d'aiuto al suicidio. Nessuna e' stata realizzata.

(Intervista tratta da 24.heures.ch)
 
 
 
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