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Spagna. Voci a favore di Inmaculada Echevarria
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Articolo di Rosa a Marca
22 ottobre 2006 0:00
 
Quando sulla scena irrompe il termine eutanasia, le posizioni si estremizzano. Da un lato, i difensori acerrimi; dall'altro, gli oppositori ferventi. Il caso di Inmaculada Echevarria ha riaperto il dibattito. Ma cio' che chiede questa malata costretta a letto da trent'anni da una distrofia muscolare non corrisponderebbe all'eutanasia. Il medico, esperto in bioetica e professore alla Escuela Andaluza de Salud Publica, Pablo Simon, argomenta che, analizzando la richiesta della donna, si puo' asserire che la sua istanza puo' essere tutelata dal principio di "rifiuto di trattamento". "Essa chiede che le si stacchi il respiratore, oppure, cosa praticamente uguale, la cessazione di un trattamento, contemplata dalla legge di Assistenza al paziente e dalla legge sulla Salute dell'Andalusia". Da questo punto di vista, l'esperto assicura che esiste una "base giuridica sufficiente per avallare la richiesta", sempre e qundo si compiano determinate condizioni. Una volta formulata l'istanza formale, bisogna accertarsi che la paziente "fosse sufficientemente informata, poi effettuare una valutazione, accertarsi che abbia preso volontariamente la decisione e che l'abbia mantenuta nel corso del tempo". Una volta verificate tutte queste condizioni "sarebbe etico e legittimo", secondo Pablo Simon, disconnettere Inmaculada dal respiratore, avendo avuto cura di somministrarle prima una "leggera sedazione" per evitarle il dolore. Se nel toglierle la respirazione meccanica e la sedazione, la paziente respirasse spontaneamente e, tuttavia, continuasse a chiedere di ucciderla, allora potrebbe intervenire il Codice Penale. Ma le probabilita' che avvenga qualcosa di simile sono poche giacche' la tracheotomia praticatele a suo tempo fu motivata dal fatto che la muscolatura della sua cassa toracica aveva smesso di funzionare.
Anche il professore di Diritto all'Universita' di Granada e coautore del libro Eutanasia y Suicidio: cuestiones dogmaticas y de politica criminal, Jesus Barquin, afferma che esiste una "sufficiente base legale" per dire che se qualcuno aiutasse a morire persone come Inmaculada Echevarria potrebbe uscirne "impunito" penalmente. Secondo Barquin, con il Codice Penale vigente si potrebbe punire "in modo attenuato" coloro che aiutassero a morire qualcuno che ne faccia richiesta in modo "preciso, serio, manifesto e senza dubbi" e che, oltre tutto, si trovasse in una situazione di grave sofferenza o affetto da una malattia che provoca grandi patimenti. Il caso di Inmaculada sembrerebbe incarnare i presupposti elencati, anche se nella giurisprudenza spagnola non esistono precedenti simili.
La consigliera andalusa per la Giustizia, Maria José Lopez, ritiene che potrebbe essere il momento giusto per aprire il dibattito sociale sull'eutanasia: cio' di cui si discute in questi giorni "non sono casi isolati", e molti cittadini chiedono una morte dignitosa. Pensa che questo dibattito pubblico debba esserci e che potrebbe indurre il Governo ad interrogarsi sull'opportunita' di una legge che regolamenti la morte dignitosa.
Una posizione simile l'ha espressa anche la consigliera andalusa per Igualdad y Bienestar Social, Micaela Navarro, che auspica l'apertura di "un dibattito serio e rigoroso". E se attualmente "non ci sono le condizioni legali" per assecondare la richiesta di Inmaculada Echeverria, "non si puo' chiudere gli occhi di fronte a determinate realta'". Il dibattito, "imprescindibile" deve tener conto dei "molti protagonisti", e bisogna affrontarlo da diverse angolazioni. Infine, "Nessuno ha il diritto di fare valutazioni sulla richiesta della donna ne' in un senso ne' in un altro, poiche' solo lei conosce il proprio dolore".
Da parte sua, la ministra della Sanita', Elena Salgado, ha ricordato che l'eutanasia "non e' stata legalizzata in Spagna".
 
 
 
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