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Germania. Assistenza al suicidio, omicidio compassionevole?
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Articolo di Mathias Drobinski
3 dicembre 2006 0:00
 
Articolo tratto da 'Sueddeutsche Zeitung' del 30 novembre 2006.

E' come ai tempi della campagna contro il paragrafo 218 della legge sull'aborto, quando lo slogan era: "Io ho abortito". Dodici malati terminali e in grave sofferenza hanno raccontato a Stern perche' vogliono morire, e il settimanale si e' chiesto nel titolo "Perche' in Germania non e' permesso il suicidio assistito?". Oggi, l'unico atto non punibile in territorio tedesco e' l'eutanasia passiva, ossia quando un medico si astiene da un trattamento che serve solo a prolungare la sofferenza. Ma nessuno puo' esercitare l'eutanasia attiva o fornire a una persona il veleno con cui possa uccidersi, come avviene in Olanda o in Svizzera ancorche' a determinate severe condizioni. Perche' in Germania no, malgrado che i progressi scientifici aumentino la zona grigia tra la vita e la morte, e malgrado che pazienti, medici e familiari si trovino sempre piu' spesso in situazioni senza via d'uscita? Se lo chiedono non solo i redattori di Stern. Il tribunale superiore di Francoforte ha appena autorizzato una madre ad assistere la figlia, benche' essa rifiuti l'alimentazione artificiale per sua figlia malata inguaribile. E nei sondaggi, le persone favorevoli all'eutanasia attiva sono regolarmente in maggioranza. Lo conferma anche un'indagine realizzata per conto del gerontologo Frieder Lang di Erlangen e dell'economista Gert Wagner di Berlino. L'80% dei 500 intervistati ha risposto di voler decidere quando e come morire, e i due terzi non desiderano raggiungere i tanto decantati 85 anni, se il prezzo da pagare e' una salute molto compromessa. "La maggior parte delle persone si sente fortemente minacciata dalla perdita di autodeterminazione alla fine della vita", spiega Wagner. Solo pochi dispongono di un testamento vitale, in cui chiariscono le loro volonta' in caso di malattia inguaribile: sono il 4% sotto i 35 anni, il 10% entro i 64 anni e il 20% oltre i 65 anni.
C'e pero' chi e' contrario a liberalizzare l'eutanasia sulla base di ricerche d'opinione. Lo psicologo amburghese Klaus Doerner scrive di "compassione mortale", che in realta' e' incapacita' di gestire la compassione verso il malato, ed e' una pressione esercitata su vecchi e malati cronici perche' non siano piu' di peso per gli altri. Hospiz Bewegung, che raggruppa le case per anziani, fa notare come per la maggioranza degli intervistati a prevalere non sia l'autodeterminazione, bensi' la paura di morire in solitudine e con un'assistenza inadeguata. Questi timori sono avvalorati dall'esperienza olandese, dove in un anno i casi segnalati sono scesi da 2100 a 1800 perche' i medici paventano il lungo e complicato iter della procedura di segnalazione e controllo. La cifra oscura dell'eutanasia attiva sarebbe del 60%; anziche' regole per stabilire quando una vita possa concludersi, la legge olandese avrebbe ampliato la zona grigia. Intanto in Olanda ci sono persone che portano sempre con se' le cosiddette disposizioni di vita: non vogliono essere indebitamente indotte, nel caso di malattia o d'incidente, a scegliere la morte.

Traduzione di Rosa a Marca
 
 
 
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