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Australia. Il 32% dei neonatologi causerebbe la morte a neonati sofferenti
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Articolo di Pietro Yates Moretti
7 febbraio 2007 0:00
 
Un'indagine di alcuni ricercatori del Westmead Children's Hospital di Sydney ha rivelato che il 32% dei neonatologi prenderebbe in considerazione l'uso di farmaci per causare la morte al fine di alleviare il dolore e la sofferenza nei neonati.
L'indagine ha rivelato anche che i medici che temono una morte lenta e dolorosa hanno maggiori probabilita' di accelerare la morte dei neonati gravemente malati da loro seguiti.
In un sondaggio su 78 neonatologi australiani e neozelandesi, il 94% ha detto che somministrerebbe i farmaci nel caso in cui tutti gli altri trattamenti fossero inutili, anche se potrebbero causare il decesso.
Mentre la legge australiana permette la sospensione dei trattamenti vitali per i malati terminali, accelerare il processo di morte e' illegale a meno che non sia conseguenza non voluta della terapia del dolore. Gran parte dei medici intervistati ritiene piu' umano utilizzare antidolorifici che accelerano la morte piuttosto che infliggere sofferenza attraverso la rimozione del respiratore o dell'alimentazione artificiale.
Il questionario anonimo, redatto da Peter Barr, e' il primo ad includere fra le domande anche l'influenza che la visione della morte dei medici ha sulla loro professione.
Gli specialisti che seguono i bambini malati terminali devono affrontare continuamente dilemmi etici molto complessi. "Se sei un neonatologo e vedi un bambino che sta morendo e sta soffrendo, allora puoi comprendere l'istinto di agevolare la morte, e questo istinto puo' essere ulteriormente stimolato dalla paura individuale della morte, che poi osservi nei bambini morenti. Mi pare una reazione umana del tutto comprensibile", ha detto Barr.
In un articolo pubblicato lo scorso 5 febbraio sulla rivista scientifica Archives of Disease in Childhood, Barr ha scoperto che i medici che hanno paura di morire potrebbero inconsciamente accelerare la morte di un neonato per "alleviare la loro personale paura di morire".
Al contrario, coloro che hanno paura della cremazione o dell'uso del proprio corpo a fini medico-scientifici avevano meno probabilita' di aiutare un neonato a morire.
Margaret Tighe, presidente dell'associazione Diritto alla Vita di Victoria, ha detto che questa indagine e' causa di grande preoccupazione. "Nessuno ha il diritto di uccidere una persona sulla base di quello che pensa sulla futura qualita' della vita", ha detto. "Oggi questi bambini malati non soffrono. Ci sono stati progressi enormi nel prendersi cura dei disabili e penso che i medici abbiano il dovere di fare del loro meglio".
Rosanna Capolingua, presidente della commissione etica dell'Associazione medica Australiana, ha dichiarato: "Non crediamo che i medici debbano essere coinvolti in alcun modo con l'intenzione di causare la morte o di assistere al suicidio. Ma, al contrario, i medici devono alleviare il dolore e la sofferenza dei malati terminali anche quando questo potrebbe provocare un'accelerazione del processo di morte".
 
 
 
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7 febbraio 2007 0:00
 
Un'indagine di alcuni ricercatori del Westmead Children's Hospital di Sydney ha rivelato che il 32% dei neonatologi prenderebbe in considerazione l'uso di farmaci per causare la morte al fine di alleviare il dolore e la sofferenza nei neonati.
L'indagine ha rivelato anche che i medici che temono una morte lenta e dolorosa hanno maggiori probabilita' di accelerare la morte dei neonati gravemente malati da loro seguiti.
In un sondaggio su 78 neonatologi australiani e neozelandesi, il 94% ha detto che somministrerebbe i farmaci nel caso in cui tutti gli altri trattamenti fossero inutili, anche se potrebbero causare il decesso.
Mentre la legge australiana permette la sospensione dei trattamenti vitali per i malati terminali, accelerare il processo di morte e' illegale a meno che non sia conseguenza non voluta della terapia del dolore. Gran parte dei medici intervistati ritiene piu' umano utilizzare antidolorifici che accelerano la morte piuttosto che infliggere sofferenza attraverso la rimozione del respiratore o dell'alimentazione artificiale.
Il questionario anonimo, redatto da Peter Barr, e' il primo ad includere fra le domande anche l'influenza che la visione della morte dei medici ha sulla loro professione.
Gli specialisti che seguono i bambini malati terminali devono affrontare continuamente dilemmi etici molto complessi. "Se sei un neonatologo e vedi un bambino che sta morendo e sta soffrendo, allora puoi comprendere l'istinto di agevolare la morte, e questo istinto puo' essere ulteriormente stimolato dalla paura individuale della morte, che poi osservi nei bambini morenti. Mi pare una reazione umana del tutto comprensibile", ha detto Barr.
In un articolo pubblicato lo scorso 5 febbraio sulla rivista scientifica Archives of Disease in Childhood, Barr ha scoperto che i medici che hanno paura di morire potrebbero inconsciamente accelerare la morte di un neonato per "alleviare la loro personale paura di morire".
Al contrario, coloro che hanno paura della cremazione o dell'uso del proprio corpo a fini medico-scientifici avevano meno probabilita' di aiutare un neonato a morire.
Margaret Tighe, presidente dell'associazione Diritto alla Vita di Victoria, ha detto che questa indagine e' causa di grande preoccupazione. "Nessuno ha il diritto di uccidere una persona sulla base di quello che pensa sulla futura qualita' della vita", ha detto. "Oggi questi bambini malati non soffrono. Ci sono stati progressi enormi nel prendersi cura dei disabili e penso che i medici abbiano il dovere di fare del loro meglio".
Rosanna Capolingua, presidente della commissione etica dell'Associazione medica Australiana, ha dichiarato: "Non crediamo che i medici debbano essere coinvolti in alcun modo con l'intenzione di causare la morte o di assistere al suicidio. Ma, al contrario, i medici devono alleviare il dolore e la sofferenza dei malati terminali anche quando questo potrebbe provocare un'accelerazione del processo di morte".
 
 
 
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