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Referendum NO TRIV. Qualcosa non quadra
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Comunicato di Primo Mastrantoni
14 aprile 2016 13:00
 
 Siamo tutti a favore di un ambiente sano, un mare non inquinato, un'aria pulita, un turismo sostenibile e un cibo sano. Chi potrebbe essere contrario?
Il referendum del 17 aprile prossimo, cosiddetto NO TRIV e' stato promosso per salvaguardare l'ambiente, cosi' sostengono i promotori.
Vediamo.
La sentenza della Corte Costituzionale sottopone al giudizio degli elettori, l'abrogazione dei dispositivi di legge (a  -  b) che prevedono la concessione delle attivita' estrattive fino ad esaurimento del giacimento.
Il testo interessato e' il seguente:
"I titoli abilitativi gia' rilasciati sono fatti salvi per la durata di vita utile del giacimento, nel rispetto degli standard di sicurezza e di salvaguardia ambientale."
La parte sottoposta a referendum e' la seguente:
"per la durata di vita utile del giacimento, nel rispetto degli standard di sicurezza e di salvaguardia ambientale".
Il testo emendato, nel caso vincesse il SI, suonerebbe cosi':
"I titoli abilitativi gia' rilasciati sono fatti salvi".

Sorgono alcune perplessita'.

La prima perplessita' sorge perche' la possibilita' di estrarre, fino ad esaurimento del giacimento, era gia' prevista da una legge del 2006, cioe' 10 anni fa, e non ci risulta che le Regioni si siano attivate, allora, per indire un referendum; lo hanno fatto nel 2015, dopo che la legge di Stabilita' confermava le stesse norme del 2006. Questo vuol dire che le Regioni promotrici, svegliandosi con un pochino di ritardo, difendono l'ambiente oggi e non lo difendevano 10 anni fa? E poi, perche' abrogare la dizione "…nel rispetto degli standard di sicurezza e di salvaguardia ambientale."? Non si vuole il rispetto degli standard? Per essere chiari si poteva limitare la parte da sottoporre al referendum a "per la durata di vita utile del giacimento".

La seconda perplessita' riguarda le concessioni. Queste durano mediamente 30 anni e possono essere prorogate per un periodo cumulativo di 15 anni. A nostro parere, nel caso vincesse il SI, le concessioni scadute potrebbero essere prorogate. Parliamo di proroghe non di rinnovi. Proroghe che, complessivamente, possono arrivare anche a 15 anni. In totale si potrebbe arrivare a 45 anni, periodo nel quale il giacimento puo' esaurirsi, conseguendo il risultato dell'attuale normativa (..per la durata di vita utile del giacimento).
Inoltre, le piattaforme che hanno ottenuto le concessioni in anni recenti continueranno a estrarre idrocarburi ancora per 15-20 anni. Rimane, comunque, la possibilita' di estrarre gas e petrolio al di la' delle 12 miglia (22 km) e sulla terraferma.
Le concessioni interessate al referendum sono 44.

La terza perplessita' riguarda le Regioni che hanno promosso il referendum (Basilicata, Marche, Puglia, Sardegna, Veneto, Calabria, Liguria, Campania e Molise). Delle 10 una, l'Abruzzo, si e' ritirata; Marcello Pittella, presidente della Basilicata, dichiara "non e' in discussione il pro o contro trivelle, ne' in mare ne' su terraferma", il presidente delle Marche, Luca Ceriscioli, afferma "quesito su tema residuo" e il presidente della Campania, Vincenzo De Luca, lo ritiene inutile. Altre due, Sardegna e Liguria, non hanno piattaforme estrattive nei loro mari, la Puglia ha una piattaforma a 27 miglia (50 km), fuori, quindi, dal quesito referendario.
Riassumendo: delle 10 Regioni promotrici una si e' ritirata, tre ritengono inutile o residuale il referendum, due non hanno piattaforme e una ce l'ha a 27 miglia (50 km). Ne rimangono tre interessate contestualmente dalle piattaforme e dal referendum.
Ci aggiungiamo che l'Emilia Romagna, la regione maggiormente interessata per numero delle piattaforme marine, non ha aderito al referendum.
Qualcosa non quadra.
 
 
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