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Polveri sottili a Padova, la malattia viene dall’aria e dalla violazione della legge
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Comunicato di Maria Grazia Lucchiari
14 febbraio 2013 11:47
 
 Ogni anno nella città di Padova città 140 persone muoiono a causa delle polveri sottili. Sono i dati elaborati nel triennio 2006-2008 da Nomisma e riguardano solo le emissioni dei veicoli. Nel conto non ci sono le emissioni di inceneritore, acciaieria e tutte le altre fonti di inquinamento, che anno dopo anno aumenta. Nel 2012 la popolazione di Padova ha inalato malattia quasi un giorno su due: 181 superamenti di legge suddivisi tra polveri sottili ed ozono. Ai primi giorni del 2013 si registrano già 21 superamenti giornalieri dei limiti sanitari per le polveri sottili sui 35 concessi per un anno. Un record allarmante lo ha raggiunto a gennaio la centralina di rilevamento dei fumi dell’inceneritore del quartiere San Lazzaro e Forcellini: 226 e 220 microgrammi contro un limite di 50. Le malattie respiratorie sono in aumento, con costi sociali e sanitari elevatissimi. Asma e Bcpo costano ogni anno un punto di PIL pari a circa 14 miliardi di euro. L’asma ha una prevalenza di circa il 7% nella popolazione generale e condiziona pesantemente l’attività lavorativa, il rendimento scolastico e lo stile di vita di chi ne è affetto. Secondo gli specialisti del settore è l’unica patologia in progressiva inarrestabile crescita epidemiologica. Ma si può accettare che il Comune persegua in una politica fallimentare con il blocco del traffico e le domeniche ecologiche in una città che per i dati sull’inquinamento da benzoapirene, un composto altamente tossico, classificato come cancerogeno genotossico, in particolare per i polmoni, dall’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (IARC) è paragonata alle aree più a rischio accanto a città industriali come Taranto e Venezia o metropoli come Milano e Torino? Si può accettare che in una città che sistematicamente supera i livelli sanitari di polveri sottili, ozono, biossido di azoto il Comune non si sia ancora dotato di misure strutturali a tutela della salute pubblica? Dal 2005 la legge impone al sindaco e all’assessore all’ambiente l’adozione del Piano d’Azione dell’Area Metropolitana quindi con i venti comuni attorno a Padova (Abano Terme, Albignasego, Cadoneghe, Casalserugo, Legnaro, Limena, Maserà, Mestrino, Montegrotto Terme, Noventa Padovana, Ponte San Nicolò, Rubano, Saccolongo, Saonara, Selvazzano Dentro, Veggiano, Vigodarzere, Vigonza, Villafranca Padovana). La Regione, infatti, ha suddiviso il territorio veneto in aree omogenee e i sindaci dei Comuni compresi in queste aree devono applicare il Piano d’azione per la tutela della qualità dell’aria con la Vas Valutazione Ambientale Strategica. Nulla di ciò si profila all’orizzonte nel Comune di Padova. E la Provincia che dovrebbe approvare il Piano d’azione del Comune finora non lo ha mai fatto, perché il Piano come prevede la legge non c’è. Questo abbiamo esposto alla Procura della Repubblica di Padova nel 2010 e poi anche alle Procure di Vicenza e Treviso. Abbiamo esposto, inoltre, i verbali delle riunioni del Tavolo Zonale, al quale partecipano i responsabili sanitari locali, in cui l’assessore all’ambiente della Provincia di Padova, nel 2011, illustra le linee guida agli amministratori dei Comuni della provincia per la redazione del Piano di Azione Comunale e invita le amministrazioni, “per chi non l’avesse ancora fatto, a dotarsi entro tempi brevissimi di questo utile strumento programmatorio ricordando che è diventato obbligatorio per tutti i Comuni, che per legge i sindaci hanno anche competenze igienico-sanitarie dalle quali non possono esimersi”; mentre l’assessore all’ambiente del Comune di Padova, nella stessa riunione, “ricorda ai Comuni che in assenza di provvedimenti al riguardo oltre alla responsabilità nei confronti dei cittadini è a loro carico anche una responsabilità penale”; nel 2009 il dirigente del settore Ambiente della Provincia di Verona nella riunione del Tavolo Zonale relativo alla predisposizione dei Piani di Azione e Risanamento dell’Atmosfera chiarisce la situazione sui Piani, spiegando il problema legato all’effettuazione della VAS, “senza la quale i Piani non possono essere approvati”. Legambiente di Padova, nel 2005, dichiarava che avrebbe denunciato quei sindaci che non si fossero dotati dei Piani di azione per la tutela della qualità dell’aria. La Procura della Repubblica di Padova ha archiviato il nostro primo esposto.
 
 
 
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