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Farmaci epatite C e Regione Toscana. Difficolta' e disperazione/demagogia? Che fare? Forse col coraggio...
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Comunicato di Vincenzo Donvito
6 agosto 2015 10:28
 
  Il presidente della Regione Toscana, Enrico Rossi, ha fatto sapere (1) di avere inviato una denuncia alla Procura della Repubblica e all'Antitrust contro alcune aziende farmaceutiche perche' non hanno partecipato (tranne una) a delle gare regionali per un farmaco in grado di curare l'epatite C. Farmaco molto costoso in Italia e nel mondo (2), i cui limiti massimi posti dalla Regione (3), non sono sembrati interessanti per chi produce questo farmaco, e anche chi vi ha partecipato ha presentato condizioni economiche superiori facendo riferimento ai costi fissati dall'Aifa/Ministero Salute (4). Alla base c'e' quindi anche un diverso approccio economico e sociale della Regione Toscana rispetto al ministero. Immaginiamo che per entrambi economicamente convenga spendere per un farmaco che non continuare a tenersi questi malati senza curarli (e spendere non si sa quanto e fino a quando). Il ministero, visti i costi, fa delle graduatorie per chi puo' essere curato o meno. Per il presidente Rossi, invece, tutti i malati devono essere curati, e quindi il prezzo d'acquisto del farmaco deve essere piu' abbordabile.
Ed ecco quindi -intento nobile- la denuncia del presidente toscano alle autorita' giudiziale e della concorrenza.
Intento nobile, ma -a nostro avviso- inutile in questi termini. Il presidente toscano, nelle denunce contro chi non ha partecipato alle gare o ha presentato offerte troppo alte, parla di “... omissione di cura, lesione all'integrita' psico-fisica e alterazione anatomico-funzionale dei pazienti”. Vedremo i risultati di queste denunce. Ma abbiamo buone ragioni per credere che verranno archiviate. A meno che i nostri giudici e i nostri guardiani della concorrenza e del mercato non decidano di stravolgere la nostra economia che, pur se non e' proprio quella che si puo' definire libera, comunque ci sembra che non costringa nessuno a mettere a disposizione del bene pubblico i frutti del proprio ingegno e della propria operosita'. E quindi? Il presidente Rossi si sara' fatto avanti con un'iniziativa tra il disperato e la demagogia, e il problema rimane. Per chi e' malato e per le finanze pubbliche che continuano a mantenere malati incurabili.
Che fare? In gioco ci sono le vite di milioni di persone in Italia e nel mondo (oltre 26.000 -i casi noti- in Toscana). Per noi ci vorrebbe coraggio e determinazione, anche forzando le proprie funzioni istituzionali. Se questo farmaco in India, per esempio, costa solo 600 euro, perche' non lo si acquista in quel Paese? Ok, facile a dirsi... quasi impossibile a farsi...: accordi commerciali, leggi nazionali e non, veti e contro-veti di brevetto e di mercato, costi della vita diversi, etc.. Un casino, insomma! Ma non e' forse con le forzature del presente, con la disponibilita' di alcuni coraggiosi a infrangere norme e accordi in nome della salvezza delle vite, che si fa anche politica e storia?
E' disponibile il nostro presidente toscano a far da alfiere a questo baluardo? O bisognera' aspettare qualche privato altruista e coraggioso che (come fanno con le navi degli aborti al largo delle acque territoriali di quei Paesi dove le interruzioni di gravidanza sono punite), arrivi al largo delle nostre coste e, comprati questi farmaci sempre in India, li distribuisca ai malati che arrivano li' in barca per prenderli? Oppure -peggio e molto piu' probabile- bisognera' aspettare il mercato clandestino con tanto di trafficanti e spacciatori?
Non ci sembra di essere tanto irriverenti. Del resto, se la politica non serve al bene dei viventi, a che serve?

(1) quotidiano La Repubblica, cronaca Firenze del 06/08/2015
(2) si va dai 61.000 euro degli Usa ai 600 dell'India... tant'e' che, da poco, un malato italiano ha fatto sapere di essersi trasferito in India per curarsi, ed e' guarito.
(3) 3.300 euro
(4) 27.000 mila euro
 
 
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