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Eluana e l'accanimento terapeutico
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Comunicato di Primo Mastrantoni
10 febbraio 2009 0:00
 
Eluana e' morta ma la discussione sull'accanimento terapeutico prosegue. Molti fanno riferimento a quanto dichiarato da esponenti della Chiesa cattolica, ovvero, del Vaticano. Ci pare utile citare alcuni articoli del Catechismo.
"L'interruzione di procedure mediche onerose, pericolose, straordinarie o sproporzionate rispetto ai risultati attesi puo' essere legittima. In tal caso si ha la rinuncia all'accanimento terapeutico. Non si vuole cosi' procurare la morte: si accetta di non poterla impedire. Le decisioni devono essere prese dal paziente, se ne ha la competenza e la capacita', o, altrimenti, da coloro che ne hanno legalmente il diritto, rispettando sempre la ragionevole volonta' e gli interessi legittimi del paziente".(1). La Chiesa cattolica accetta quindi il concetto di "accanimento terapeutico", che ci pare comunque anomalo in quanto pone l'accento sull'"accanimento". Ebbene tutti i cittadini prima di morire ricevono cure, si auspica le piu' adeguate e utili, ma un trattamento terapeutico non puo' essere imposto in quanto utile o meno: e' sempre l'individuo che decide di accettare o meno la terapia, utile o meno, che' altrimenti qualcun altro dovrebbe decidere. La Chiesa cattolica non accetta che sia l'individuo a decidere della propria vita, infatti, nel citato Catechismo scrive che "Non ne disponiamo" (1), salvo poi prevedere la pena di morte (1) e concedere una pensione a Mastro Titta (er boja de Roma, 1779-1869) che, nella sua lunga carriera, totalizzo' ben 516 "servizi" tra suppliziati e giustiziati, fino a 6 anni prima della presa di Porta Pia.

(1) clicca qui Artt. 2278, 2280 e 2267.
 
 
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Eluana e' morta ma la discussione sull'accanimento terapeutico prosegue. Molti fanno riferimento a quanto dichiarato da esponenti della Chiesa cattolica, ovvero, del Vaticano. Ci pare utile citare alcuni articoli del Catechismo.
"L'interruzione di procedure mediche onerose, pericolose, straordinarie o sproporzionate rispetto ai risultati attesi puo' essere legittima. In tal caso si ha la rinuncia all'accanimento terapeutico. Non si vuole cosi' procurare la morte: si accetta di non poterla impedire. Le decisioni devono essere prese dal paziente, se ne ha la competenza e la capacita', o, altrimenti, da coloro che ne hanno legalmente il diritto, rispettando sempre la ragionevole volonta' e gli interessi legittimi del paziente".(1). La Chiesa cattolica accetta quindi il concetto di "accanimento terapeutico", che ci pare comunque anomalo in quanto pone l'accento sull'"accanimento". Ebbene tutti i cittadini prima di morire ricevono cure, si auspica le piu' adeguate e utili, ma un trattamento terapeutico non puo' essere imposto in quanto utile o meno: e' sempre l'individuo che decide di accettare o meno la terapia, utile o meno, che' altrimenti qualcun altro dovrebbe decidere. La Chiesa cattolica non accetta che sia l'individuo a decidere della propria vita, infatti, nel citato Catechismo scrive che "Non ne disponiamo" (1), salvo poi prevedere la pena di morte (1) e concedere una pensione a Mastro Titta (er boja de Roma, 1779-1869) che, nella sua lunga carriera, totalizzo' ben 516 "servizi" tra suppliziati e giustiziati, fino a 6 anni prima della presa di Porta Pia.

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