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Doppio forno crematorio a Bovolenta (Pd), il Sindaco rispetti la legge per il risanamento dell’aria
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Comunicato di Maria Grazia Lucchiari
20 marzo 2013 12:50
 
 Il Comune di Bovolenta (Padova) si trova in uno stato di illegalità sul piano della tutela della qualità dell’aria e quindi sulla protezione della salute dei suoi cittadini. Il territorio di Bovolenta, in provincia di Padova, è inserito in zona A, zona critica nella quale la legge impone l’applicazione dei Piani di Azione per i parametri relativi al Pm10 (polveri sottili), IPA (idrocarburi policiclici aromatici), NO2 (biossido di azoto) e in zona B,  in cui si devono applicare i Piani di Risanamento per benzene e ozono. Dal 2005, anno in cui è entrato in vigore il Piano Regionale di Tutela e Risanamento dell’aria, non si ha traccia di tale documento. Alla Provincia di Padova, infatti, che ha il compito di coordinare le azioni di tutti i comuni di sua competenza, non è pervenuto nulla. Nel Comune, assunto agli onori della cronaca per i recenti disastri dell’alluvione, si sta progettando la costruzione di un doppio forno crematorio che potenzialmente copre un vasto bacino d’utenza unendo tutta la Bassa Padovana e parte delle province di Venezia e Rovigo. La decisione è stata presa all’unanimità dal consiglio comunale nel luglio scorso, cui le opposizioni, a seguito della pressione dei residenti, con una mozione hanno tentato inutilmente di porre rimedio e bloccare la delibera. Il doppio forno crematorio verrebbe costruito a meno di un chilometro da tre scuole, in un’area ad alto impatto ambientale in cui operano tre impianti a biomassa e uno di biogas. Durante la cremazione nei forni crematori viene emessa una grande quantità di inquinanti atmosferici. Oltre a polvere, monossido di carbonio, ossidi di azoto, ossidi di zolfo e idrocarburi, vengono prodotte anche sostanze altamente problematiche come le diossine, i furani o i metalli pesanti. Aggiungiamo che la normativa italiana e europea non sono uniformi, se non assenti, e questo crea dei grossi problemi nel controllo dei privati che gestiscono questo tipo di impianti. Le malattie respiratorie sono in aumento, con costi sociali e sanitari elevatissimi che arrivano a un punto di PIL pari a circa 14 miliardi di euro. Secondo gli specialisti del settore l’asma è l’unica patologia in progressiva inarrestabile crescita epidemiologica. Il sindaco Meneghello afferma che la salute dei cittadini viene prima di tutto e che sarà pronto a ritirare l’iniziativa se ci saranno dei dubbi. Noi abbiamo una certezza confermata dai dati delle istituzioni preposte, le quali ordinano al sindaco di Bovolenta il risanamento dell’aria, che supera i livelli di tutela sanitaria. Questi dati impongono di non approvare ulteriori impianti ad alto impatto ambientale se non nel quadro di un Piano di azione di risanamento dell’aria, che dal 2005 il Comune non ha ancora attuato. Al responsabile della salute dei cittadini di Bovolenta chiediamo il rispetto della legge per il diritto di vivere in un ambiente sano e pulito.  
 
 
 
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 Il Comune di Bovolenta (Padova) si trova in uno stato di illegalità sul piano della tutela della qualità dell’aria e quindi sulla protezione della salute dei suoi cittadini. Il territorio di Bovolenta, in provincia di Padova, è inserito in zona A, zona critica nella quale la legge impone l’applicazione dei Piani di Azione per i parametri relativi al Pm10 (polveri sottili), IPA (idrocarburi policiclici aromatici), NO2 (biossido di azoto) e in zona B,  in cui si devono applicare i Piani di Risanamento per benzene e ozono. Dal 2005, anno in cui è entrato in vigore il Piano Regionale di Tutela e Risanamento dell’aria, non si ha traccia di tale documento. Alla Provincia di Padova, infatti, che ha il compito di coordinare le azioni di tutti i comuni di sua competenza, non è pervenuto nulla. Nel Comune, assunto agli onori della cronaca per i recenti disastri dell’alluvione, si sta progettando la costruzione di un doppio forno crematorio che potenzialmente copre un vasto bacino d’utenza unendo tutta la Bassa Padovana e parte delle province di Venezia e Rovigo. La decisione è stata presa all’unanimità dal consiglio comunale nel luglio scorso, cui le opposizioni, a seguito della pressione dei residenti, con una mozione hanno tentato inutilmente di porre rimedio e bloccare la delibera. Il doppio forno crematorio verrebbe costruito a meno di un chilometro da tre scuole, in un’area ad alto impatto ambientale in cui operano tre impianti a biomassa e uno di biogas. Durante la cremazione nei forni crematori viene emessa una grande quantità di inquinanti atmosferici. Oltre a polvere, monossido di carbonio, ossidi di azoto, ossidi di zolfo e idrocarburi, vengono prodotte anche sostanze altamente problematiche come le diossine, i furani o i metalli pesanti. Aggiungiamo che la normativa italiana e europea non sono uniformi, se non assenti, e questo crea dei grossi problemi nel controllo dei privati che gestiscono questo tipo di impianti. Le malattie respiratorie sono in aumento, con costi sociali e sanitari elevatissimi che arrivano a un punto di PIL pari a circa 14 miliardi di euro. Secondo gli specialisti del settore l’asma è l’unica patologia in progressiva inarrestabile crescita epidemiologica. Il sindaco Meneghello afferma che la salute dei cittadini viene prima di tutto e che sarà pronto a ritirare l’iniziativa se ci saranno dei dubbi. Noi abbiamo una certezza confermata dai dati delle istituzioni preposte, le quali ordinano al sindaco di Bovolenta il risanamento dell’aria, che supera i livelli di tutela sanitaria. Questi dati impongono di non approvare ulteriori impianti ad alto impatto ambientale se non nel quadro di un Piano di azione di risanamento dell’aria, che dal 2005 il Comune non ha ancora attuato. Al responsabile della salute dei cittadini di Bovolenta chiediamo il rispetto della legge per il diritto di vivere in un ambiente sano e pulito.  
 
 
 
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