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Le catastrofi naturali costano 520 miliardi di dollari all'anno. Banca Mondiale
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Articolo di Redazione
15 novembre 2016 14:38
 
 L'uragano Matthew, che si e' abbattuto sulle isole dei Caraibi e sulla costa sud-est degli Usa tra il 3 e il 6 ottobre, ha provocato 2 miliardi di dollari (1,85 miliardi di euro) di danni ad Haiti, e 7 miliardi in Usa. Pertanto, e' stato molto piu' devastatore in Haiti, dove ha provocato almeno 546 morti e 128 dispersi, e lasciato totalmente senza mezzi e senza alloggio centinaia di migliaia di persone.
Nel momento in cui il Marocco, Paese che ospita la COP22, ha fatto della lancinante questione del finanziamento dei Paesi del Nord per i progetti di razionalizzazione degli interventi per far fronte agli impatti del riscaldamento nei Paesi del Sud, uno dei temi protagonisti della conferenza sul clima, la Banca Mondiale, ha pubblicato lo scorso 14 novembre un rapporto che fa appello a prendere dei provvedimenti per far fronte ai danni subiti dalle popolazioni piu' vulnerabili vittime di una catastrofe naturale.
Secondo la Banca, le inondazioni, tempeste, sismi e tsunami coinvolgono ogni anno 26 milioni di persone che vivono nell'estrema poverta' (meno di 1,90 dollari al giorno) e provocano fino a 520 miliardi di dollari di perdite, un costo del 60% superiore ai danni generalmente riportati. “Le catastrofi naturali hanno un impatto ben piu' forte sul benessere rispetto a quanto indicato dalle stime ufficiali”, rileva la Banca.
Nessuna protezione sociale
Nel suo bilancio mondiale 2015 sulla riduzione dei rischi di catastrofi, le Nazioni Unite stimano in 327 miliardi di dollari all'anno, in media, il totale delle perdite materiali dovute a catastrofi naturali. “Queste cifre misurano la gravita' delle catastrofi e i loro impatti socio-economici, facendo riferimento ai danni provocati agli edifici, alle infrastrutture, agli strumenti di lavoro e alla produzione agricola. Essi non prendono per niente in considerazione l'impatto sul consumo e il benessere”, sottolinea la Banca Mondiale. “Queste perdite di consumo e benessere sono molto piu elevate rispetto ai danni materiali e toccano piu' fortemente i poveri”. Il 20% dei piu' poveri subisce l'11% delle perdite materiali, ma il 47% delle perdite di benessere.
Le persone povere sono le piu' colpite dagli eventi climatici. Che si manifestano due volte piu' spesso nel resto della popolazione con abitazioni cosiddette “fragili”, e vivono in territori vulnerabili. A Panama e in Zimbabwe, le popolazioni piu' fragili hanno un rischio del 50% maggiore di essere toccate da un'inondazione. I poveri perdono anche molto di piu' quando sono colpiti da un flagello: la parte di ricchezza in meno e' due o tre volte superiore a quella perduta dalla famiglie agiate.
“Una perdita di 1 dollaro non significa la stessa cosa per uno che e' povero ed uno che e' agiato”, insiste Stéphane Hallegatte, economista alla Banca Mondiale, che ha diretto l'équipe che ha fatto il rapporto. Il loro consumo e' quasi ad un livello di sussistenza, e il loro patrimonio, non su un conto bancario, e' costituito da bestiame e dal loro alloggio, che puo' essere completamente distrutto quando c'e' un evento traumatico. Essi non possono neanche contare sui loro risparmi per attenuarne le conseguenze.
Queste famiglie piu' disagiate non sono generalmente coperte da un sistema di protezione sociale cosi' come ne dispongono i piu' ricchi. Essi possono essere portati a ridurre le loro spese sanitarie ed a interrompere la scolarita' dei loro figli. “E per tali decisioni hanno delle conseguenze pregiudizievoli a lungo termine”. “La poverta' e' un fattore di vulnerabilita' delle persone di fronte ai violenti eventi climatici e, in questo modo, le catastrofi rafforzano la poverta', nella misura in cui queste persone rimangono o vengono spinte nella poverta'”. In Guatemala, il consumo a persona e' caduto del 5,5% nelle famiglie toccate dalla tempesta tropicale Agatha del 2010, fatto che si e' tradotto con un aumento del 14% della poverta'.
Risparmio piu' vulnerabile
Di fronte a questa spirale, la Banca Mondiale fa appello ad un rafforzamento dei sistemi di protezione sociale che, nell'ambito di una catastrofe, possono svolgere una funzione di sicurezza presso le famiglie piu' vulnerabili. Ed a sviluppare il loro accesso ai servizi bancari. L'Uganda e l'Etiopia hanno realizzato un sistema di protezione sociale che consente il versamento di un aiuto prima che gi impatti di un evento traumatico divenga irreversibile e non spinga le persone nell'estrema poverta'. In Kenya, le conseguenze della siccita' del 2015 hanno potuto essere limitate grazie all'apertura in anticipo di un conto bancario alle famiglie suscettibili di essere colpite da una catastrofe, e sul quale ha potuto essere rapidamente versato un aiuto finanziario nel quadro del programma di sicurezza alimentare (Hunger Safety Net Programme). “L'inclusione finanziaria aiuta anche i piu' poveri a risparmiare con delle forme meno vulnerabili ai pericoli naturali rispetto al risparmio in natura, e permette di diversificare i rischi -sottolineano gli autori del rapporto. E rende ugualmente possibile l'accesso al credito per accelerare e migliorare la ricostruzione”.
Per la Banca Mondiale, e' pertanto “piu' cruciale” portare a termine le iniziative per ridurre l'esposizione e la vulnerabilita' dei territori e delle infrastrutture, per un rafforzamento della capacita' delle popolazioni di affrontare le conseguenze violente che, nelle catastrofi naturali, diventano piu' frequenti sotto l'effetto del cambiamento climatico: dall'urbanizzazione all'aumento della densita' di popolazione nelle zone costiere.

(articolo di Laetitia Van Eeckhot, pubblicato sul quotidiano Le Monde del 15/11/2016)
 
 
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