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 CINA - CINA - Gli uiguri sfruttati per produrre mascherine in massa
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Notizia 
20 luglio 2020 15:07
 
  In Cina, continua lo sfruttamento della minoranza uigura. Secondo un’inchiesta del New York Times, infatti, alcune compagnie starebbero usando degli ambigui programmi sponsorizzati dal governo per obbligare gli Uiguri a produrre mascherine e altri materiali per la protezione dal Covid-19.
Secondo delle fonti governative, prima dello scoppio della pandemia in Cina, solo quattro compagnie producevano attrezzatura medica nello Xinjiang, la regione con una grande popolazione uigura. Secondo i nuovi dati del 30 giugno però, spiega l’inchiesta, le compagnie sono diventate 51. Di queste, almeno 17 hanno aderito al programma del governo che di fatto permette lo sfruttamento della minoranza etnica e costringe diversi abitanti della regione ai lavori forzati.
Lo sfruttamento degli uiguri in Cina, dai campi di lavoro forzato al ricollocamento
Il New York times ha inoltre scoperto, tracciando un grosso carico di mascherine ricevuto da una compagnia statunitense, che la fabbrica nella provincia di Hubei dove sono state prodotte ha impiegato almeno 100 uiguri negli ultimi due mesi. I lavoratori erano stati costretti a lasciare la loro regione per prendere parte alla spaventosa macchina di produzione e indrottinamento del partito comunista cinese. Il programma di ricollocazione, mascherato come un’iniziativa per “sconfiggere la povertà”, è in realtà parte del progetto di assimilazione etnica e culturale del governo. Nei dormitori delle fabbriche, gli uiguri sono costretti a imparare il mandarino e a dichiarare la loro fedeltà alla repubblica popolare ogni giorno.
Alcuni video della televisione statale cinese, una delle arme più potenti della propaganda di Pechino, mostrano decine di uiguri raggiungere fabbriche in tutto il Paese, accolti a braccia a parte dai loro colleghi e datori di lavoro. In realtà, il programma è un’ennesima violazione dei diritti umani della minoranza uigura. Le mascherine prodotte tramite il loro lavoro forzato, raggiungono praticamente tutto il mondo, dagli Stati Uniti, al Sud America e il resto dell’Asia.
(articolo di Marta Colombo, su Giornalettismo del 20/07/2020)
 
 
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