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 ITALIA - ITALIA - L'Ictus è la prima causa di disabilità
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Notizia 
28 ottobre 2021 15:07
 
In Italia piu' di 150mila persone ogni anno vengono colpite da ictus e 913.000 sono quelle che ne sono state colpite e che ne sono sopravvissute. Si tratta della terza causa di morte dopo le malattie cardiovascolari e il cancro, ma e' in assoluto la prima causa di disabilita'. Per molti pazienti la riabilitazione diventa difficile, se non impossibile, in gran parte per la mancata informazione sulle possibilita' di recupero offerte dalle cure disponibili. La societa' scientifica multidisciplinare Isa-Aii, Italian Stroke Association-Associazione Italiana Ictus, ha deciso di lanciare "Strike on Stroke", un'iniziativa che ha l'obiettivo di aumentare il livello di consapevolezza di pazienti, caregiver e medici specialisti sul post ictus e sulle possibilita' di ripresa. L'iniziativa e' stata presentata oggi alla vigilia della Giornata Mondiale contro l'ictus che si celebra domani. "Quello del post ictus e' un tema trascurato, tanto nella pratica clinica che nella comunicazione - afferma il professor Mauro Silvestrini, presidente di Isa-Aii - entrambe centrate sui trattamenti fisioterapici e del dolore. Tuttavia, la spasticita' e' presente in circa il 19% dei casi 3 mesi dopo l'attacco e dal 17% al 38% ad un anno dall'evento acuto, ma solo pochi pazienti hanno accesso a trattamenti specifici". Per Nicoletta Reale, past president di Alice Italia Odv, l'Associazione per la lotta all'ictus cerebrale, "quello della riabilitazione e' uno dei problemi piu' rilevanti. E' complesso e difficile, perche' il paziente e soprattutto i famigliari e i caregiver cercano percorsi clinici che possano favorire una ripresa che, se ben pilotata, puo' dare risultati importanti". Il professor Danilo Toni, past president di Isa-Aii, sottolinea come in Italia ci siano "ancora troppe disomogeneita' territoriali nella distribuzione delle unita' neurovascolari (stroke unit) che prendono in carica il paziente. Bisogna invertire questa tendenza senza dimenticarsi, pero', di affrontare il tema della prevenzione primaria".
(ANSA)
 
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