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 ITALIA - ITALIA - Coronavirus. Al bar senza paura: a Seregno inventano la mascherina con cannuccia
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Notizia 
3 febbraio 2020 9:03
 
Una mascherina protettiva calata sul volto, con un piccolo foro per infilare la cannuccia e consumare caffè e bevande. È la risposta di Alan Alboresi, titolare dell’Alan Bar di via Cadore (quartiere Ceredo) alla fobia scatenata dal coronavirus.
“In questi giorni – spiega Alboresi – avevo già notato un calo di clienti nel bar. In trent’anni di carriera ho già subìto le conseguenze della guerra nel golfo, dell’attacco alle Torri Gemelle. Mi ero rassegnato a dover registrare altri minori incassi a causa del coronavirus che, in questi giorni, nel locale è diventato l’argomento principale.
Poi, però, è successo un episodio che mi ha fatto riflettere: una cliente, in strada, ha puntato il dito verso il bancone del bar per far notare a una sua amica che era presente un cinese. Insomma era meglio tenersi alla larga”.
Alboresi, che già negli anni si è distinto per iniziative di sensibilizzazione e a scopo benefico, non è riuscito a rimanere con le mani in mano.
“Proprio no – spiega il barista – non sopporto il fatto che i cinesi fino a ieri erano gli amici, con i loro ristoranti e i loro negozi a prezzi economici e, di colpo, si sono trasformati in appestati”.
In un attimo gli è venuta l’idea: ha messo fuori dal locale un contenitore pieno di mascherine. “Quelle di uso comune per coprire naso e bocca – spiega Alboresi – che ho provveduto a modificare: all’altezza della bocca ho inserito una cannuccia plastificata per consentire agli avventori di poter gustare un caffè o un aperitivo in tranquillità. Senza additare gli altri e, al contrario, senza essere discriminati.
Chi vuole la prende, gratuitamente, la indossa ed entra nel bar. La mascherina si può poi portare a casa, riciclare. E’ adatta anche per infilare sigarette”.
“Un’iniziativa che non vuole mancare di rispetto a nessuno – spiega il barista – e che anzi vuole tutelare tutti e sdrammatizzare un po’ la situazione. Non a caso mi sono anche permesso di dare un nome scherzoso alla mascherina, chiamandola ‘Imberiagos’ per strappare un sorriso in più”.
Alboresi, però, non aveva minimamente immaginato le conseguenze prodotte dalla sua iniziativa: “Ho ricevuto diverse telefonate – racconta incredulo -, di ogni tipo. La più frequente è di persone che, dopo aver saputo della mascherina, chiede maggiori informazioni.
C’è anche chi mi chiedeva se era possibile ordinarne quantitativi importanti. E, addirittura, si è fatta viva anche qualche ditta per chiedermi se avevo già pensato a registrare il brevetto per evitare che altri potessero appropriarsi dell’idea. Ovviamente no, non l’ho fatto e non m’interessa nemmeno. E’ solo un gesto compiuto per sensibilizzare i cittadini, in modo molto semplice. E spero che tutto possa tornare presto alla normalità”.
(articolo di Gualfrido Galimberti, pubblicato sul quotidiano Il Giorno)
 
 
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