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 ITALIA - ITALIA - Cannabis drogante. Cassazione: venderla è un reato
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30 maggio 2019 18:45
 
E' reato il commercio di prodotti derivati dalla cannabis. Lo ha deciso il massimo consesso della Cassazione riunita a sezioni unite penali. In particolare, le sezioni unite, dando notizia della soluzione adottata, spiegano che "La commercializzazione di cannabis sativa e, in particolare, di foglie, inflorescenze, olio, resina, ottenuti dallla coltivazione della predetta varietà di canapa, non rientra nell'ambito di applicazione della legge 242 del 2016, che qualifica come lecita unicamente l'attività dio coltivazione di canapa delle varietà iscritte nel catalogo comune delle specie di piante agricole, ai sensi dell'art. 17 della direttiva 2002/53 Ce del Consiglio,del 13 giugno 2002, e che elenca tassativamente i derivati dalla predetta coltivazione che possono essere commercializzati". Alla luce di queste considerazioni, le sezioni unite penali presiedute da Domenico Carcano osservano che "integrano il reato di cui all'art. 73, commi 1 e 4 del dpr 309/1990,le condotte di cessione, di vendita e in genere la commercializzazione al pubblico, a qualsiasi titolo, dei prodotti derivati dalla coltivazione della cannabis sativa, salvo che tali prodotti siano privi di efficacia drogante".

"Ben venga la decisione della Cassazione, la quale ha stabilito che commerciare i prodotti derivati dalla coltivazione della Cannabis è un reato. Una sentenza che, di fatto, è uno stop alla vendita della cosiddetta Cannabis light". È quanto afferma Stefano Pedica del Pd. "Non ci sono droghe di serie A e B. Sono tutte pericolose. Dietro il proibizionismo non c'è nessuna ipocrisia. A questo punto bisogna procedere in fretta alla chiusura dei negozi che vendono Cannabis light". 

 "Esprimo soddisfazione per la sentenza con cui la Cassazione, oggi, ha stabilito che e' reato commercializzare i prodotti derivati della cosiddetta cannabis light. Questa decisione conferma le preoccupazioni che abbiamo sempre manifestato in relazione alla vendita di questo tipo di prodotti e la bonta' delle posizioni espresse e delle scelte da noi adottate fino ad oggi". Cosi' il Ministro per la Famiglia e le Disabilita', con delega alle politiche antidroga, Lorenzo Fontana.

"Siamo contro qualsiasi tipo di droga, senza se e senza ma, e a favore del divertimento sano". Lo dice il ministro dell'Interno Matteo Salvini commentando la sentenza della Cassazione. 

In Italia nel giro di cinque anni sono aumentati di dieci volte i terreni coltivati a CANNABis sativa, dai 400 ettari del 2013 ai quasi 4000 stimati per il 2018 nelle campagne. E' quanto afferma la Coldiretti nel commentare la decisione restrittiva presa dalle sezioni unite penali della Cassazione. La coltivazione della CANNABis - sottolinea la Coldiretti - riguarda in Italia anche esperienze innovative, con produzioni che vanno dalla ricotta agli eco-mattoni isolanti, dall'olio antinfiammatorio alle bioplastiche, fino a pasta, biscotti e cosmetici. "Ora su un tema così delicato è necessario l'intervento del Parlamento" ha affermato il presidente della Coldiretti Ettore Prandini nel sottolineare la necessità di tutelare i cittadini senza compromettere le opportunità di sviluppo del settore con centinaia di aziende agricole che hanno investito nella coltivazione, dalla Puglia al Piemonte, dal Veneto alla Basilicata, ma anche in Lombardia, Friuli v.g. Sicilia e Sardegna".

"Attendiamo le motivazioni della sentenza della Cassazione per valutare quella che speriamo non si configuri come una sentenza 'politica': ovvero in linea con il volere di un ministro che ha annunciato un'offensiva nei confronti della cannabs light. Intanto due osservazioni: la legge che consente la coltivazione di canapa industriale (con il limite di thc allo 0,2%), la legge 242/2016, non vieta espressamente la vendita di infiorescenze. In uno Stato di Diritto, cio' che non e' espressamente vietato dalla legge e' lecito. E ancora: parliamo di uno dei piu' promettenti settori dell'agricoltura italiana. Che in questi anni ha fatto registrare un'impennata: come e' possibile che in un Paese a crescita zero, dove ci si arrovella da decenni su come rilanciare il settore agricolo, ci si accanisca per mero pregiudizio su uno dei piu' floridi settori industriali?". Lo dichiarano in una nota la tesoriera di Radicali Italiani Antonella Soldo e la presidente Barbara Bonvicini, portavoci della campagna WeeDo. "L'incertezza del diritto genera mostri. Attraverso Weedo, la campagna antiproibizionista di Radicali Italiani, stiamo tenendo i contatti con decine di imprenditori che nell'ultimo anno hanno subito sequestri, arresti e segnalazioni che si sono risolti nel nulla e che hanno avuto come unica conseguenza i danni economici alle imprese. Una guerra alla 'droga' cosi' al ribasso, non intacca minimamente il mercato illegale che continua i suoi traffici indisturbato, ma si abbatte solo su migliaia di imprenditori che hanno investito nella filiera e che pagano le tasse. È un paradosso vero e proprio", concludono.

 "Il problema è sempre lo stesso: bisogna capire che cos'è la cannabis light. E' una preparazione erboristica, è un farmaco, oppure è una truffa commerciale, dato che si paga cara ma non si hanno effetti?". A sollevare il quesito è Riccardo Gatti, direttore del dipartimento interaziendale Dipendenze di Milano (Asst Santi Carlo e Paolo), commentando all'Adnkronos Salute la decisione di oggi della Cassazione sulla cannabis light. "Mi sembra che il consumatore non sia tutelato in questo quadro e che la situazione vada risolta. Nel dibattito sul proibizionismo o meno chi non ha garanzie a oggi è chi va a comprare questi prodotti, che si deve fidare solo delle garanzie date dai pur onesti venditori. E il risultato è che di fatto la cannabis è diventata una sorta di brand e tutto quello che vi si ispira, fa vendere". "Il guaio di questa incertezza di legge ha fatto emergere un problema storico: le droghe sono quelle cose che la legge definisce come tali, e tutto il resto non può definirsi droga. Io che faccio il medico sono preoccupato perché in questa situazione il consumatore non viene tutelato", ribadisce. E ancora: "Sono preoccupato - prosegue - perché viene messo in commercio un prodotto definito 'non per uso umano', che poi però le persone consumano. Il presupposto è che tanto non fa nulla, perché i livelli di Thc sono molto bassi e quindi, per la legge, la cannabis light non è una droga. Ma la cannabis non contiene solo il Thc come principio attivo: quest'ultimo è solo il parametro che si utilizza per dire se si è davanti a una droga o meno. Poniamo che non sia una droga, ai sensi della legge, bisognerebbe considerare le altre centinaia di principi, fra cui il Cbd. Questi principi sono 'attivi', appunto, perché hanno un loro effetto. Alcuni effetti sono stati studiati, altri non sono stati studiati, altri ancora sono stati dimostrati terapeutici", conclude.

 "La decisione della Cassazione assume connotati paradossali: si vietano i prodotti a base di Cannabis light, prodotti cioe' con un bassissimo contenuto di principio attivo. Si cancella o si condanna al mercato nero un settore in espansione lungo tutta la filiera, dalla coltivazione alla commercializzazione; e in tutta la filiera si cancellano decine di migliaia di imprese e posti di lavoro regolari". Lo sottolinea il segretario di +Europa, Benedetto Della Vedova. "Occorre mobilitarsi da subito per una iniziativa legislativa che salvaguardi il settore della Cannabis light dalla inutile furia proibizionista di Salvini e Fontana", conclude Della Vedova.

 "Da domani non potra' piu' essere venduta la Cannabis light. Se la commercializzazione e' un illecito, e lo ha stabilito la Cassazione, e' stato affermato che la vendita al pubblico e' un reato. Quindi i negozi nati in questi anni non potranno piu' venderla". Giacomo Bulleri, avvocato di Livorno ed esperto dei temi giuridici legati alla commercializzazione delle infiorescenze di canapa, commenta all'AGI quello che a suo avviso sara' il primo effetto della decisione presa questo pomeriggio dalle sezioni unite penali della Cassazione. "Certo, per un quadro piu' chiaro bisognera' attendere le motivazioni. Ma se le cose stanno cosi' - aggiunge - a questo punto quello che mi auguro e' che sia stata vietata solo la vendita al pubblico e che questa decisione non incida sulla produzione della canapa e il conferimento a terzi". "Non si tratta solo di Cannabis light venduta nei negozi - conclude Bulleri - ma di un'intera filiera industriale che riguarda una vasta gamma di prodotti come gli estratti e gli oli per industri ealimentari o cosmetiche". 

"Aspettiamo di capire bene la sentenza della Cassazione ma una cosa è certa: se si dovesse proibire completamente il commercio della cannabis light migliaia di giovani imprenditori che hanno investito i loro risparmi in aziende agricole e nel commercio rischierebbero la chiusura, migliaia di persone che lavorano nell'indotto rischierebbero di perdere il posto di lavoro, e un mercato legale che stava sottraendo proventi alla criminalità organizzata diventerebbe illegale e invisibile". Così Giuditta Pini, deputata del Pd. "Da mesi è ferma in commissione Agricoltura una nostra risoluzione che cerca di normare questo mercato. La maggioranza l'ha bloccata e ora siamo in questa condizione", conclude. 

"All’Italia non serve una caccia alle streghe che allarga il mercato criminale. Serve una legge che legalizzi #cannabis e i suoi derivati. I numeri (senza "vincolo di mandato") ci sono. Bisogna subito costituire un intergruppo parlamentare. Da domani vediamo chi ci sta". Lo scrive su Twitter Riccardo Magi, deputato radicale di +Europa, dopo la sentenza della Cassazione sulla cannabis light.

"In attesa di poter leggere le motivazioni della decisione delle sezioni riunite della Cassazione, non possiamo non notare che i giudici tornano a stabilire tanto genericamente quanto arbitrariamente il concetto di 'efficacia drogante' senza consultare la comunità scientifica. Lo ripetiamo da (almeno) 40 anni" ha dichiarato Marco Perduca dell'Associazione Luca Cosconi "dalla prima disobbedienza civile di Marco Pannella: ogni organismo reagisce in modo diverso all'ingestione di sostanze diverse, potenzialmente tossiche o no. 
"Da 500 anni la comunità scientifica ci dice che 'è la dose che fa il veleno' mentre, da un paio di decenni, sappiamo che l'uso terapeutico dei principi attivi della cannabis è riconosciuto e impiegato in molti paesi. A gennaio di quest'anno l'Organizzazione Mondiale della Sanità ha chiesto alle Nazioni unite di rivedere la collocazione della cannabis nelle tabelle sia per i possibili impieghi medico-scientifici sia per la progressiva depenalizzazione in atto in mezzo mondo. Quando si parla di salute occorre sempre tenere di conto di quanto dice la scienza. 
"Le sezioni riunite hanno voluto armonizzare una serie di sentenze adottate negli ultimi due anni specificando che sarà comunque il giudice di merito ad avere l'ultima parola. Fermi restando i problemi che questa permanente incertezza del diritto creerà a un settore produttivo e commerciale in crescita, il cuore della questione resta - da sempre - la criminalizzazione della libertà di scelta frutto delle proibizioni imposte alla produzione, compravendita, detenzione e consumo di piante ritenute arbitrariamente pericolose per la 'salute pubblica' mentre lo sono diventate a seguito dell'adozione di leggi e politiche pubbliche illiberali. Se in Parlamento c'è ancora chi ritiene che la legalizzazione sia perseguibile è giunto il momento di mobilitarsi.


Qui la sentenza della Cassazione
 
 
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