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retta rsa
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Lettera 
13 gennaio 2018 0:00
 
Mio fratello ha 50 anni e soffre da anni di schizofrenia e turbe del comportamento, abita da solo ed è seguito dal Servizio assistenziale del comune e dal Centro Psico sociale di mantova. Non è mai riuscito a seguire una terapia a lungo periodo, vengono fatti continui ricoveri in ospedali o al CRA ma si autodimette dopo pochi giorni. Da un anno è stato richiesto l'inserimento in una struttura RSD ed è in graduatoria. Ora il problema è che il Comune non vuole pagare parte della retta. Vuole che i familiari, contribuiscano. Io chiedo:
- a che titolo il Comune può obbligare i familiari (genitore e fratelli)a contribuire alla retta;
- se il comune non può chiedere al SSN a pagare interamente il costo in quanto, a mio parere, il ricovero è prettamente sanitario, per terapia di farmaci, supporto di psicologo-medici.
Ringrazio.
Graziella, da Goito (MN)

Risposta:
Le Residenze Sanitarie per Disabili (RSD) sono strutture a carattere socio-sanitario e socio-assistenziale, destinate a persone con disabilità che risultano prive del necessario supporto familiare, o per le quali la permanenza nel proprio nucleo familiare sia valutata non più possibile. Le RSD possono essere convenzionate col SS.NN. e col Comune seguendo le stesse norme delle RSA.
Le prestazioni ricevute in Rsa, si qualificano come socio-sanitarie integrate e sono regolate dall'art. 3 del D.lgd 502/92 e succ. modificazioni.
La legge prevede che la retta di ricovero sia composta da una quota sanitaria (generalmente il 50% dell'intero) a carico del Sistema sanitario regionale erogate tramite le Asl di appartenenza e da una quota sociale o alberghiera (l'altro 50%) a carico dei Comuni con la compartecipazione dell'utenza (il beneficiario della prestazione) determinata in base all'Isee, ed in particolare all'Isee socio-sanitario (Isee appositamente individuato dal decreto Isee, per i richiedenti questo titpo di prestazione).
La percentuale di suddivisione economica fra la quota sanitaria/quota sociale segue la tipologia di prestazioni erogate (DPCM, 14 febbraio 2011).
Per ottenere il ricovero assistito e convenzionato,il degente deve presentare l'ISEE, basato sulla denuncia dei redditi; tuttavia anche i figli con la nuova normativa sono inclusi nell'ISEE.
Prima della modifica, lo strumento Isee ha generato, anche grazie al lavoro di Aduc, un contenzioso di notevole importanza, coinvolgendo tutta la magistratura, ordinaria, amministrativa e costituzionale, volto a chiarire la portata di una norma che escludeva dal calcolo i redditi dei parenti del ricoverato.
Oggi, con l'entrata in vigore, dal gennaio 2015, del DPCM 159/2013, il legislatore (anzi il Governo) ha preso atto della non sostenibilità del principio della “evidenziazione dei soli redditi del ricoverato” nella determinazione delle quote. Ha, pertanto, creato uno strumento Isee ad hoc (isee socio-sanitario), con cui includere nel calcolo dei redditi, quantomeno una componente aggiuntiva dei redditi dei soli figli.
Qui una nostra specifica scheda pratica: http://sosonline.aduc.it/scheda/rette+residenze+sanitarie+assistenziali+rsa+nuovo_24282.php
 
 
 
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