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Retta RSA
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Lettera 
19 settembre 2017 0:00
 
Vorrei segnalare il caso di mio padre, un invalido civile al 100%, ricoverato in un RSA di Civitavecchia da circa 5 anni. Causa probabile morbo di Crohn, numerosi ricoveri ed interventi chirurgici, all’età di 49 mio padre divenne invalido al 100%, affetto dalla sindrome dell’intestino corto non assimila, portatore di una stomia alta, non autosufficiente, non in grado di deambulare, sotto peso, causa malnutrizione affetto dal morbo morbo di wernicke. Senza parenti prossimi a parte la sottoscritta ed una figlia minore dopo i ricoveri ospedalieri venne ricoverato in un RSA nei pressi del comune di residenza. Percepisce una pensione di invalidità, l’accompagno e l’inabilità lavorativa, per un totale di 1243,00 euro mensili. Nei primi anni di ricovero presso la struttura il comune provvedeva a contribuire al pagamento della retta del RSA lasciando una minima parte per le spese personali. Negli ultimi anni la quota della retta a carico di mio padre è stata aumentata in modo significativo, dapprima arrivando a 1.106,00 mensili fino ad arrivare a 39,41 giornaliere (1224,81 euro mensili). Premetto che mio padre non ha variazioni di reddito in quanto nulla tenente, al di fuori delle sue pensioni. Le variazioni che subisce il suo ISEE (che presentiamo regolarmente ogni anno ma che non viene preso in considerazione) sono dovute esclusivamente al reddito della sottoscritta (con uno stipendio mensile di 500,00) e dell’altra figlia (anche essa con uno stipendio minimo). L’ISSE di quest’anno è sotto i 5000,00 euro. Con la quota imposta del comune non riesco a coprire le spese dell’Rsa ed avere ciò di cui ha bisogno,negandogli una vita più o meno dignitosa. Il comune di Santa Marinelle si rifiuta di lasciare una quota minima per le spese personali invitandomi di provvedere io stessa alle spese o di fare ricorso al TAR
Kateryna, da Santa Marinella (RM)

Risposta:
può impugnare il provvedimento di determinazione della quota sociale innanzi al Tar chiedendo che venga garantito il reddito minimo vitale (franchigia) per poter far fronte alle spese personali di sussistenza.
 
 
 
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