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Cartella clinica e diagnosi psichiatrica sbagliata
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Lettera 
7 novembre 2024 0:00
 
Ho un problema con una dottoressa psichiatra della A.S.L. dal 2014 al 2020 sono stato in cura (principalmente sedute di consulenza a voce, una volta al mese circa) ma le informazioni raccolte durante le sedute e la diagnosi sono inconciliabili con le mie reali condizioni di salute e problematiche al punto che alcuni conoscenti ne hanno approfittato a loro vantaggio dalle mie situazioni personali.
Io sono una persona autistica (rilevato nel 2022 insieme a un mio nuovo psicologo americano) con problemi soprattutto nelle relazioni sociali e interpersonali oltre che quelli tipici di ripetitività e riservatezza. In 6 anni di terapia precedenti la psichiatra non aveva mai scritto o indicato niente a riguardo. Ha invece provato a curarmi per schizofrenia che per alcune persone autistiche è una comorbilità ma non per me. Chiaramente avere una cartella clinica con informazioni sbagliate e avere riportato una diagnosi sbagliata è un grosso problema, anche perché in caso di emergenze mediche o altre necessità similari la risultanza di tali informazioni mi comporta trattamenti che sono proprio opposti a quelli che necessito in quanto persona autistica.
Inoltre al tempo ero molto aperto con alcune persone che essendo venute a sapere del fatto sì sono messe in condizione di sfruttarmi ulteriormente, allontanandomi da beni di mia proprietà e riservandomi trattamenti degradanti (e perdita economica, di spazi, di tempo e di libertà). Questo tra l'altro è comprovato anche da successive ammissioni scritte da questi individui che si sono dimostrati davvero oltremodo bugiardi e falsi nei miei confronti, non c'era nessuna schizofrenia in me anzi, era praticamente una copertura per questi individui durata anni.
Oltretutto chi mi ha condotto da questa psichiatra è stato uno psicologo/psichiatra della città a cui mi ero rivolto innanzi in studio privato lui adducendo motivi di mia comodità non poi corrispondente. Ho poi scoperto essere lui lì il caporeparto A.S.L.
Ho provato da poco più volte a scrivere alla dottoressa per chiedere di rettificare la cartella clinica ma ho ottenuto come unica risposta che “ne terrà di conto”. Nella stessa cartella cerca anche di evidenziare aspetti ossessivo-compulsivi ma in realtà si tratta di autismo, insomma una grande confusione e rischi per la mia salute e molti problemi. Anche usando toni perentori non sembra intenzionata a aggiornare la cartella clinica che altrimenti avrà validità fino al 2030, opzione per me intollerabile per i problemi medicali che realmente mi comporta un tale riferimento.
Al momento vivo all'estero, cosa mi conviene fare per ottenere la distruzione o la correzione tramite integrazione o censura della cartella clinica? In caso potrei comprovare anche il mio autismo con documenti relativi. Mi hanno sconsigliato di contattare per vie legali (P.E.C. gli uffici amministrativi, è vero? Mi conviene andare a parlarci di persona quando tornerò in città nei prossimi sei mesi?
Posso chiedere altra nuova diagnosi?
Giacomo, dalla provincia di FI

Risposta:
innanzi tutto, come sicuramente lei sa benissimo, le diagnosi psichiatriche sono spesso incerte, contrariamente a diagnosi di altre patologie. Molto spesso, si va a tentativi, e altrettanto spesso è possibile che vi siano opinioni diverse tra professionisti. Questo per ribadire che è possibile che la psichiatra dell'Asl non condivida, legittimamente, la diagnosi del medico statunitense. Succede spesso, e ne è testimone anche chi le sta rispondendo.
In breve, salvo dimostrare che quella psichiatra ha agito con dolo o colpa grave, o comunque che la sua valutazione è infondata, non è possibile imporre alla stessa una diagnosi di un collega.
Detto questo, potrà innanzitutto scrivere (per raccomandata o PEC) alla sua Asl, presentando una relazione dettagliata del suo psichiatra di fiducia, chiedendo la correzione della cartella. L'Asl potrebbe a quel punto convocare una commissione medica per valutare ed eventualmente intervenire per correggere la diagnosi. In caso di rifiuto, potrebbe a quel punto fare ricorso, avvalendosi di un suo legale di fiducia.
Nel caso di dolo o colpa grave, sarà possibile anche richiedere un eventuale risarcimento per i danni subiti.
Ma come detto, non basta la diagnosi di un altro psichiatra. E' necessario che se ne convincano gli psichiatri Asl, o che eventualmente sia un giudice ad intervenire.
 
 
 
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