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Alberghi e coronavirus. Organizzazione e pulizia
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Articolo di Redazione
11 luglio 2020 18:10
 
 Chi si concederà un viaggio o anche solo una breve gita fuori città potrà ritrovare in albergo le piccole abitudini che si ritrovano ad ogni occasione, anche in un’estate così particolare: il check-in solo una determinata fascia oraria, l’attenzione ai tempi per il check-out, la sveglia entro certi orari per non perdere la prima colazione, e così via. Tutto questo sarà ancor più rigido, dal momento che tutto viene declinato in funzione del distanziamento sociale e della sanificazione degli spazi.

Il vero cambiamento negli hotel e nelle altre strutture ricettive è però nel lavoro dietro le quinte, quello fatto per gli ospiti ma che gli ospiti non vedono. Dall’accoglienza alla pulizia degli ambienti, dalla gestione del personale alle indicazioni da seguire in caso di contagi: tutto è stato regolamentato dalle nuove linee guida dell’Organizzazione mondiale della sanità.
«In base alle disposizioni dell’Oms – dice a Linkiesta Stefano Settimi, titolare dell’Argentina Style Hotel di Roma a fine aprile abbiamo fatto una prima grande sanificazione di tutti gli ambienti a base di ozono, senza componenti chimiche, che verrà ripetuta dopo sei mesi».

Ma non è finita. Sono state aggiornate le pulizie quotidiane. Solo che è un lavoro di cui difficilmente gli ospiti si accorgono: non assisteranno a scene da film di fantascienza in cui il personale bardato in scafandri simili a tute da astronauti si aggirano per i corridoi con aggeggi sconosciuti.
I servizi di housekeeping generalmente sono fatti in totale discrezione, quando il cliente non lo vede: David Foster Wallace nel suo libro-reportage “Una cosa divertente che non farò mai più” racconta la sua incredulità nel non incontrare mai l’addetto alle pulizie sulla nave da crociera, che però in qualche modo riusciva a fargli trovare la sua stanza perfettamente in ordine.
Il titolare della struttura romana dice che «dopo la pulizia ordinaria aggiungiamo altri disinfettanti, come le compresse di cloro per il wc, e altri passaggi sulle superfici con detergenti al 70% di alcool con panni monouso. Mentre gli altri stracci per le pulizie vengono disinfettati a ogni fine turno, mettendoli a bagno per 24 ore in detergenti specifici».

Sono cambiate anche gli strumenti usati nei servizi di housekeeping. Lo spiega a Linkiesta Antonio Lettera, general manager dello Star Hotel Terminus di Napoli, a due passi dalla stazione centrale: «Il nostro personale ha di tutto, dai guanti alle cuffie, passando per le scarpe e le tute che non sono obbligatorie. Poi le aziende che forniscono gli alberghi hanno creato nuove attrezzature. Da un fornitore abbiamo comprato un device che in base alla superficie da pulire indica il prodotto da usare: ceramica nei bagni, legno delle scrivanie, così da orientarsi sui nuovi detergenti. E le lavatrici della lavanderia hanno un dispositivo che ozonizza e certifica il lavaggio, così può essere verificato in caso di ispezione sanitaria».

E non solo. Dalle stanze sono spariti bicchieri, tazze da caffè, dépliant e menu: tutto ciò che può veicolare virus e batteri. «Noi abbiamo ovviato con un qr code che permette al cliente di contattare direttamente la reception o il ristorante, se ad esempio vuole ordinare la colazione in camera».

Anche la gestione degli spazi comuni è stata ripensata. «Abbiamo ridotto la portata dell’albergo – fanno sapere dall’Hotel Baltic di Rimini del 20 per cento, ad esempio togliendo una ventina di tavoli dalla sala da pranzo. E poi i buffet della colazione sono stati riorganizzati con barriere in plexiglass. Mentre le aree per i bambini sono state smantellate, perché era praticamente impossibile gestirle in maniera adeguata: avremmo dovuto sanificare i giochi ad ogni utilizzo».

Intaccare l’organizzazione di macchine operative complesse come gli alberghi comporta una spesa aggiuntiva. «Aumenta il costo del personale, perché se prima una stanza veniva pulita mediamente in mezz’ora ora sono almeno 40 o 45 minuti: per ottenere lo stesso risultato su tutta la struttura avrei bisogno di molte ore di lavoro in più», dice il titolare dell’Argentina Style Hotel di Roma. «Poi nuovi prodotti, panni monouso, panni colorati per le superfici che vanno trattati con le compresse di cloro o la candeggina, mascherine e tutto il resto, i costi sono saliti almeno di un 30%».

Tutto questo mentre il mercato è fermo, o quasi. «A luglio di solito lavoravamo all’80% della capienza – dice il General Manager della struttura di Napoli – ora siamo intorno al 25% e non sappiamo quando si tornerà alla normalità».

(articolo di Alessandro Cappelli, da Linkiesta del 11/07/2020)
 
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