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WELBY. POLITICI, MAGISTRATI E MEDICI INCAPACI DI RISPONDERE. RIMANE SOLO LA SCELTA INDIVIDUALE . COME E' GIUSTO CHE SIA
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Comunicato 
14 dicembre 2006 0:00
 

Firenze, 14 Dicembre 2006. Nel suo tentativo di trovare una risposta, Piergiorgio Welby ha percorso ogni strada. Si e' rivolto alle istituzioni, prima al Capo dello Stato, poi ai presidenti delle Camere ed infine al Parlamento nella sua totalita'. Questa strategia e' stata duramente criticata da buona parte del mondo politico, che ha accusato Welby ed i suoi amici di strumentalizzare il suo dolore. Oggi e' in attesa di un parere del Consiglio superiore di sanita', mentre il Parlamento non si occupa della sua richiesta, se non in trasmissioni televisive.
Poi Welby si e' rivolto alla magistratura, che sta ancora decidendo. Anche questa strada e' stata duramente criticata, in quanto non e' pensabile -si dice- che possano prendere una decisione i giudici al posto dei medici.
Il solo problema con questa tesi e' che Welby ha indirizzato piu' volte la sua richiesta ai medici, ma questi hanno fornito opinioni a dir poco contraddittorie. Da una parte medici come il senatore Ignazio Marino, presidente della commissione Sanita', e Mario Sabatelli, del Policlinico Gemelli, sostengono che staccare la spina si puo'. Dall'altra il presidente dell'Ordine dei Medici, Amedeo Bianco, e Adriano Pessina, dell'Universita' Cattolica, che ritengono tale richiesta irricevibile. Addirittura non sono d'accordo neanche i suoi medici curanti, uno dei quali ha detto di essere pronto a staccare il respiratore, l'altro ha chiesto al giudice di rigettare il ricorso del suo paziente.
Insomma, nessuno riesce a rispondere a Welby, ne' la politica, ne' la giustizia, ne' il mondo medico. Ed e' normale che sia cosi', in quanto riteniamo che dovrebbe essere il paziente e solo il paziente a decidere quando si tratta o meno di accanimento terapeutico. Dovrebbe essere un diritto inalienabile quello di poter scegliersi le cure. Invece, nel nostro Stato, tutte le categorie -medici, politici, magistrati, prelati- vorrebbero sostituirsi alla scelta individuale, peraltro non riuscendoci perche' mai d'accordo.
Questa incapacita' di decidere, per Welby equivale in tutto e per tutto ad un "no".
Fino a quando non capiremo che la liberta' di scelta sul proprio corpo spetta all'individuo e non alla societa' in qualunque forma, casi come quello di Welby continueranno ad emergere, e la gran parte di essi troveranno una soluzione clandestina.
L'unica risposta accettabile per Welby puo' giungere esclusivamente da lui stesso. Per questo gli saremo vicini qualunque scelta egli faccia, che giudicheremo legittima indipendentemente dall'assortimento di sentenze e giudizi pronunciati in merito.

Pietro Yates Moretti Consigliere Aduc e responsabile del notiziario "Vivere & Morire" (www.aduc.it/dyn/eutanasia), dedicato ai temi dell'eutanasia e della liberta' terapeutica
 
 
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