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WELBY. ASSOCIAZIONE CONTRO L'EUTANASIA: STACCARE IL RESPIRATORE SI PUO'. ORDINE DEI MEDICI E MINISTRA DELLA SALUTE ANCORA PIU' ESTREMISTI DELLE STESSE ASSOCIAZIONI CRISTIANE
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Comunicato 
10 dicembre 2006 0:00
 

Firenze, 10 Dicembre 2006. Il presidente di una delle piu' importanti associazioni contro l'eutanasia del Nord America, la Euthanasia Prevention Coalition, ha affermato che interrompere la ventilazione polmonare e' legittimo quando richiesto da un malato terminale. Riferendosi al caso di Inmaculada Echevarria, la 51enne donna spagnola immobilizzata in un letto di ospedale da oltre 20 anni a causa della distrofia muscolare, Alez Schandenberg ha affermato: "Non e' la stessa cosa dell'interruzione della nutrizione artificiale. Interrompere l'alimentazione e l'idratazione artificiale causa la morte di una persona. Ma spegnere il ventilatore non 'causa' la morte. E' la sua condizione medica che causera' la morte".
Echevarria ha chiesto pubblicamente il distacco del respiratore, una richiesta che ha aperto un dibattito sull'eutanasia in Spagna molto simile a quello in corso in Italia su Piergiorgio Welby.
Schandenberg ha affermato che il rifiuto di trattamenti ordinari come il cibo e l'acqua, che costituisce suicidio assistito o eutanasia, deve essere distinto dal rifiuto di trattamenti medici straordinari. "Una persona deve avere il diritto di rifiutare i trattamenti medici da un punto di vista legale", ha detto Schandenberg.
In altre parole, l'associazione presieduta da Schandenberg, di dichiarata ispirazione cristiana e uno dei gruppi di pressione piu' attivi contro la legalizzazione dell'eutanasia in ogni sua forma, riconosce a persone come Piergiorgio Welby il diritto di rifiutare la ventilazione polmonare e di lasciare che la vita termini naturalmente.
Questo dimostra come le posizioni assunte da gran parte delle forze politiche italiane, dall'Ordine dei medici e dal ministro della Salute Livia Turco (ovvero, che non si puo' staccare la spina a Welby) siano estreme e massimaliste, superando di gran lunga le argomentazioni di associazioni cristiane che da anni lottano ad ogni pie' sospinto contro il diritto a morire senza soffrire.
Cio' svela anche quanto il dibattito in altri Paesi, gia' spintosi nelle zone grigie fra la vita e la morte, sia molto piu' avanzato e profondo di quello in corso in Italia, dove chi si oppone alla richiesta di Welby parla ancora di "sacralita' della vita".
Ci auguriamo che le parole di Schandenberg, non certo un esponente di quel laicismo tanto spesso esorcizzato, possano far riflettere coloro che oggi continuano ad imporre a Welby una turpe tortura nel nome della compassione cristiana.

Pietro Yates Moretti
Consigliere Aduc e responsabile del notiziario "Vivere & Morire" (www.aduc.it/dyn/eutanasia), dedicato ai temi dell'eutanasia e della liberta' terapeutica
 
 
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