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La tristezza del commercio. Ora tocca ad Ikea
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Comunicato di Vincenzo Donvito
17 agosto 2020 16:53
 
  Una volta erano (e continua ad essere) le bambole gonfiabili per simulare una donna e fare sesso. Oggi “Vacation in a box”, la vacanza in una scatola.
L’idea è venuta ad Ikea, e non è neanche tanto originale. I setti di migliaia di film ci fanno cedere di essere in un posto piuttosto che in un altro, ma è solo la ricostruzione in uno studio cinematografico… e infatti la qualità di una film si giudica anche da questo, da chi, per esempio, gira un film in un deserto vero e proprio oppure lo ricostruisce in uno studio, magari anche con la sabbia sintetica.
L’idea di Ikea è quella di ricostruire in casa un certo ambiente o rito: alcuni oggetti d’arredamento di un bistrot per credere di essere a Parigi o per evocare la cerimonia del té in Giappone.
Le bambole gonfiabili, con particolari anatomici ben fatti, sono simili. Basta ordinarle per corrispondenza (invio in scatole anonime garantito) o andare in un qualunque sextoys.

Ovviamente non ce l’abbiamo con le bambole gonfiabili e neanche con le “scatole” di Ikea. Ognuno si diverte come può. Anzi, in alcuni casi non possiamo escludere la funzione terapeutica di certi oggetti, per sesso o vacanza che siano.

Quel che rileviamo è la tristezza di certe offerte. Siamo tutti in crisi, anche Ikea in tutto il mondo (visto che quello è il suo mercato), e tutti cerchiamo di rimediarvi. I governi dandoci incentivi e contributi vari, gli operatori economici inventandosi qualcosa di nuovo per vendere.
Ikea è stata un’azienda innovatrice. Non c’è casa che non abbia un qualche oggetto comprato nei loro mega-negozi. Oggi la sua innovazione è la “scatola” delle vacanze, dei sogni.
E’ proprio il caso di dire “il sogno in un cassetto”.
Ikea ha smesso di farci sognare e si è adeguata. L’importante è vendere… ammesso che ce la faccia.
E’ questa la realtà che ci aspetta?
Se è questa, Ikea ha azzeccato. Ma se fosse anche un pochino diversa, Ikea si è tagliata fuori.
 
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