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La droga illegale nella società del coronavirus. Che fare?
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Comunicato di Vincenzo Donvito
2 marzo 2020 13:23
 
  A leggere i giornali ed ascoltare i media, l’informazione sul coronavirus è prevalente. A sentire i discorsi in quei luoghi pubblici in cui si trova qualcuno e questo qualcuno scambia le solite “due parole al bar”, si parla di coronavirus. Giustamente. Siamo tutti preoccupati e in attesa di qualcosa che non si sa bene cosa sia.
Nel mondo, poi, succedono anche altre cose molto gravi. Tipo l’ennesima crisi dei migranti dal Medio Oriente verso l’Europa, dopo che la Turchia ha valutato che i soldi che gli ha dato l’Ue non sono più sufficienti e quindi ha deciso (come dicono al governo turco) di aprire le frontiere; le storie e le immagini dell’isola greca di Lesbo sono in merito drammatiche.
Ci fermiamo con l’elenco di altre vicende che accadono nel mondo. Non è questo il luogo e, soprattutto, il modo un po’ sbrigativo di trattarle.
Ma in tutto questo c’è qualcosa che accadeva, accade e continuerà ad accadere e che, sicuramente, non ha subito (e non subirà) nessuna flessione dal coronavirus del giorno: il traffico di droghe illegali.
Abbiamo già documentato come, in alcuni casi, la situazione di piccolo cabotaggio si è adeguata alla situazione:
- arrestato per droga finge malore: sono stato a Codogno.
- processi per droga al tempo del coronavirus (in tribunale con mascherina)
- Comprare droghe illegali al tempo del coronavirus (dallo spacciatore in mascherina).
Per quanto riguarda invece la malavita organizzata e il grande traffico, forse occorre un po’ più tempo per capire le ricadute del coronavirus sul loro business e come di conseguenza si adatteranno.

Solo stamane 2 marzo (fino alle ore 12), le maggiori agenzie stampa, ad una ricerca con la parola “drog*”, riportavano i seguenti titoli:
- BOLOGNA: NASCONDE NEL GARAGE 4 CHILI DI HASHISH, ARRESTATO 39ENNE
- SICILIA: CONTROLLI POLIZIA FERROVIARIA, TRE DENUNCE E SEQUESTRO DI DROGA
- Droga: 35 arresti per un traffico da 8 chili al mese
- SONDRIO: RICETTAZIONE E DETENZIONE DROGA, DENUNCIATO E SEGNALATO 53ENNE
- Roma, spaccia nel bagno di un fast food: arrestato
- Brescia, traffico di droga e rapine: operazione 'Kitchen' sgomina banda

Alcuni dei quali, come si vede, sono fatti che si svolgono proprio dove il coronavirus si è maggiormente manifestato e dove i controlli delle autorità sono maggiori.
Ma, evidentemente, questi controlli non scoraggiano il piccolo spacciatore o la media banda criminale dal proprio business quotidiano.
Per chi avesse ancora qualche dubbio, a nostro avviso, questo è indice di come le droghe illegali, e nella fattispecie lo spaccio di piccole e medie dimensioni, siano parte integrate del tessuto territoriale, sociale, economico ed umano delle nostre città. E non c’è verso di liberarsene, a differenza, per esempio, della piccola criminalità che (sembra) che in queste settimane sia in calo. Anche di fronte all’ansia e ai pericoli del coronavirus, le droghe illegali continuano ad essere come l’aria che respiriamo e l’acqua che beviamo. Sono dentro di noi e tra noi. E’ la stessa cosa che accade con le migrazioni, economiche o dalle guerre che siano, anch’esse fanno parte del nostro tessuto, di una sorta di DNA sociale delle nostre società e dei nostri sistemi economici.
E come per le migrazioni (accenniamo solo alla loro esistenza e ineluttabilità) le soluzioni ci sono, anche se non semplici ed immediate, ma sarebbero solo frutto di disponibilità politica ed umana… per le droghe illegali la questione sarebbe ancora più semplice.

Vediamo rispetto al contesto.
Vogliamo continuare a vivere il flagello delle droghe illegali in situazioni come l’emergenza coronavirus? Che domani, visto lo stato ambientale del nostro Pianeta, e viste anche le non-politiche sulle migrazioni, si chiamerà in un altro modo ed è facilmente intuibile che potrà essere anche peggio dell’attuale? Forse le droghe illegali facilitano il modo di affrontare la vita quotidiana, con o senza emergenza? Sappiamo già qual è la risposta: No! Per cui: legalizziamole. Come hanno fatto in Canada e Uruguay e in tanti Stati degli Usa, dove, a nostro avviso, potranno affrontare meglio le altre emergenze (come il coronavirus) senza che istituzioni, società, strutture sanitarie e forze dell’ordine debbano essere dispiegate sul fronte della repressioni ai piccoli e medi spacciatori e, come ricaduta anche se non immediata, alle grandi malavite internazionali che gestiscono i traffici (tra cui l’italiana ‘ndrangheta sembra che sia l’eccellenza in assoluto).
Se il solito qualcuno ci continuerà a dire che le droghe fanno male, rispondiamo “sì! È vero”. Ma mentre fumare uno spinello dà meno effetti inebrianti di un paio di bicchieri di vino, possiamo escludere che il controllo sanitario e legale sulle droghe cosiddette pesanti faccia meno male rispetto al libero e clandestino mercato di oggi?
I momenti difficili come questo crediamo che siano i più idonei per comprendere meglio le situazioni e agire/decidere di conseguenza.
 
 
 
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