Breve. Incisivo non solo per le parole, ma anche per le
immagini.
L'apertura di Francesco premia quei cattolici omosessuali
che, ribellandosi interiormente allo stigma sociale, con cui
erano bollati per la loro omosessualità, si sono ribellati
anche alla concezione del sesso usa e getta, e si sono
interrogati in profondità sul loro essere cristiani e il
loro amore per una persona dello stesso sesso.
Molti di questi hanno lasciato questa terra, ma ci sono
ancora, peraltro già anziani, quelli che erano giovani
negli anni Sessanta/Settanta e che hanno dato un contributo
non indifferente a far sì che le chiese cristiane si
interrogassero anche loro sulla liceità di tenere fuori
della loro porta, isolare, disprezzare queste persone,
indicandole, oltre tutto come i "peccatori" per antonomasia,
in base a una lettura fondamentalista delle Scritture. Si è
sempre dimenticato, in tal modo, che il messaggio essenziale
sia dei testi biblici ebraici (Antico Testamento) sia dei
testi del Nuovo Testamento è l'amore materno, oltre che
paterno, di Dio per tutte le sue creature, con particolare
attenzione per coloro che sono reietti e calpestati dalla
società.
Il messaggio principale della Scrittura è la benedizione,
non la maledizione. La misericordia, non la condanna.
Ecco quindi una sorta di bella consolazione per coloro che
hanno creduto, nella loro gioventù, alla possibilità, anzi
alla necessità di coniugare omosessualità e cristianesimo
(ivi compreso il cattolicesimo).
Nel corso degli ultimi decenni, diverse chiese cristiane,
come la Valdese e la Luterana, hanno aperto le porte agli
omosessuali e benedicono le loro unioni. Ora anche la chiesa
cattolica, per bocca di Francesco, comincia a farlo e questo
è davvero un grande passo che non può che rallegrare chi
ha creduto con tenacia a questa evoluzione, in certo qual
modo, "sperando contro ogni speranza".