Gli israeliani hanno preso molto sul serio l'epidemia, più
dell'Italia. Abbiamo schierato l'esercito, imposto la
distanza sociale in modo inflessibile, fatto tracciamenti
che neanche ve li sognate in italia. Abbiamo avuto meno di
300 morti su 9 milioni di abitanti. Per terrorismo, sono
morti 250 israeliani negli ultimi 15 anni.
Il paragone tra terrorismo e covid è offensivo. Gli
israeliani sanno valutare situazioni e pericoli diversi. Il
terrorismo non ci rende insensibili agli altri pericoli.
Nessuno mette in dubbio il suo coraggio ad affrontare la
febbre. Sono sicuro che lei sia coraggiosissimo nella sua
vita. Ma lo sia con la sua vita, non con quella degli altri.
Lei non ha idea cosa significa vivere con un figlio
immunodepresso. Lei non sa cosa vuol dire evitare il
contatto con chiunque per strada, stare attenti a tutto per
non portare l'infezione a casa. Un errore, un contatto con
una persona irresponsabile, e mio figlio rischia la vita.
Lei lo sa che ce ne sono a decine di migliaia come mio
figlio? Forse a lei non frega niente di quell'1,5 per cento
che non se la cava con la febbre? Tutti i giorni devo
mettere la sua vita nelle mani del prossimo, sperando che
sia responsabile. Fortunatamente molti lo sono. Che
tristezza e rabbia vedere tanta superficialità e sentirmi
prendere in giro come paranoico e esagerato. Queste cose le
ho già sentite troppe volte nella vita, quando mi difendo
dal terrorismo e ora dal virus. Sono stufo.
Noi stiamo cercando di proteggere la vita di chi non
sopravvive a questa malattia. Ci porti rispetto, che stiamo
proteggendo anche lei. Ci aiuti a proteggerci, ci stia
lontano.
Daniele
2 giugno 2020 18:08 - VDonvito
gentile dofra
io non ho preso in giro il distanziamento, ho solo
raccontato dei fatti, facendo dei paragoni tra un concetto
di pericolo in Israele e altrettanto concetto in Italia.
Solo per evidenziare come, in Israele, Paese più pericoloso
dell'Italia, non si stigmatizza la politica legalizzatoria
pur dovendo prestare maggiore attenzione ai pericoli
incombenti del quotidiano... quotidiano per cui in Italia,
invece, si ritiene marginale e distraente la politica sulla
cannabis.
Il suo commento è sintomatico, a mio avviso, di come le
letture sono molto soggettive, rispetto alle proprie
attenzioni, più o meno indotte.
Io, come avrà potuto leggere su Aduc a più riprese,
abbiamo e continuiamo a sostenere scienza e politiche di
prevenzione adottate, pur criticando duramente gli eccessi,
le incongruenze e le arroganze.
2 giugno 2020 17:31 - dofra
E' la prima volta che scrivo sul vostro sito, anche se vi
leggo spesso, specialmente droghe e salute. Grazie per
quello che fate, siete preziosissimi.
Però non capisco perchè lei prenda in giro il
distanziamento tra le persone in piena epidemia. Immagino
che anche in Israele siano stati attenti. Ammesso che nel
98,5% si prende solo una febbre e via, come scrive lei, il
restante 1,5% di mortalità non è poco. Su cento volte che
lei entra in contatto con un infettato, muore una volta e
mezzo. Ne basta una. Soprattutto, anche sei lei se la cava
con una febbre, può trasmettere il virus ai suoi familiari,
ai suoi amici, ai suoi colleghi, ai suoi vicini. Se ha cento
di queste persone nella sua vita, potrebbe essere causa di
una o due morti senza fare attenzione.
In Israele le probabilità di morire per un attentato
terroristico sono infinitamente inferiori a quelle di morire
per questo virus.
Sono sorpreso che un'associazione di consumatori prenda i
giro chi rispettava le indicazioni delle autorità
sanitarie. Se possiamo tirare un sospiro di sollievo, è
anche grazie a quelle regole e a chi le rispetta.
Se vuole avere un'idea di quello che accade ancora oggi dove
non vengono seguite quelle regole, perchè pensano che il
virus è una normale influenza, guardi il Brasile. Lo avete
scritto anche voi più volte.
Se non ho capito cosa voleva dire, mi scuso.