Ax90, anche se ho molto,molto più di sette decenni di
esistenza e non mi sento(forse non rendendomene conto)ancora
rimbambito, nella mia esistenza ho frequentato gli ambienti
agricoli, gli ambienti artigianali, gli ambienti del
commercio ed anche sono stato mezza vita nel ramo del
credito con annessi e connessi non escluso l'informatica,
non ti rispondo che "non hai capito nulla del mio commento".
Non sono ancora così banale da aver detto che non mi piace
il "bio", anche se la parola per se stessa non dice nulla
dell'argomento, almeno in significato
letterale-etimologico.
Ho solamente fatto un'analisi di questo fenomeno , come
anche accennato dall'articolo, che la frutta e la verdura
(restando in questo settore) se le lasci senza trattamenti,
risultano inappetibili - e non a me che non avrei nulla
contro prodotti effettivamente non trattati- chiamati bio-
ma che non fossero artificiosamente gonfiati di prezzo per
il fatto che sono di moda e che la gente è credulona ed
anche irrorati di contrabbando.
Inoltre asserivo che , e ripeto a chi ancora non capisce, se
non si "trattasse" in ogni modo, il prodotto uscirebbe
brutto, inappetibile, con scarto, parassiti, ed altro.
Capisci adesso?
E ti voglio anche ricordare che non tutti si informano nel
solo proprio guscio e scartano idee a priori senza prima
sperimentarle.
Io ho viaggiato (parliamo solo dell'Europa,per ora) in lungo
e in largo a cominciare dagli anni sessanta e fino a poco
tempo fa per almeno cinquant'anni. E delle osservazioni ne
ho fatte!
Dunque, la frase: bio non mi piace....ecc. e che ci siano di
mezzo personaggi di una certa età...ecc, non l'ho mai detto
e neppure pensato.
Infine la tua conclusione : informatevi..anzi informiamoci
va pure bene, ma bisogna che sia sperimentale, non da
etichetta o da sentito dire, o da effetto modaiolo
passaparola, o da cartello "del contadino",o da km 0, o
perchè è italico(sic), o dal gusto,o da qualche
certificato emesso da chi proprio sul campo a vedere che si
fa non ci sta certo 24/7, o da agricolture controllate
(magari una tantum di come quando nei militari il giorno che
passava il generale il rancio risultava ::ottimo per la
truppa e il resto mangiavi scatolette di trent'anni prima)
dove hanno scoperto che, per esempio, i miscugli di grano
bio erano in gran parte provenienti da nazioni dove
l'assoluta libertà era la prassi. Le truffe a un altro
capitolo.
4 novembre 2017 10:32 - Ax90
Il commento di savpg8801 rispecchia la conoscenza, o
presunta tale, di numerose persone che probabilmente non
hanno mai ascoltato personaggi di una certa età e che a
priori scartano idee. Basta leggere L esordio del suo
commento: Bio non mi piace perché la frutta è piccola e
macchiata!! Certo, oggi siamo abituati a vedere le
famigerate mele del Trentino grandi come un pugno e lucide
da specchiarsi; domandate a qualche vecchio che aveva alberi
da frutto com era il suo raccolto!! Certo se vogliamo
prodotti che siano “belli e sani” perché brillano
allora continiuamo ad acquistare come abbiamo sempre fatto,
andando da un fruttivendolo e poi da un altro così ci fa
meno male.
Forse però stiamo confondendo decenza nella qualità con il
desiderio di avere un prodotto bello da vedere, alla stregua
di comprare L ultimo suv con i cerchi cromati si intendi.
D altro canto sono d accordo che la scritta Bio non sia
sinonimo di garanzia e molte aziende giocano sporco
aggingendo appunto tale suffisso.
A conclusione riassumo in una parola: INFORMATEVI, anzi
INFORMIAMOCI
3 novembre 2017 11:52 - savpg8801
La mania del bio rispecchia realmente la creduloneria della
gente. Se non si tratta frutta e verdura con prodotti
chimici si produce poco di accettabile. Verdure brutte con
tanto scarto, frutta macchiata, piccola e inappetibile,
spesso con vermi o malattie.
Conosco produttori agricoli di bio ed essi stessi, in
confidenza, dicono che è inutile, se non si danno
fitofarmaci, antiparassitari, concimi ed altri prodotti per
le erbe parassite,i prodotti sono poco commerciabili. Non
solo, ma qualsiasi azione cosiddetta "naturale" come lancio
di antagonisti a qualche parassita o altro, non danno
effetti rilevanti e inalzano molto i prezzi ( e non come
dice un interessato al TG3 prezzi superiori di pochi
centesimi). Senza poi mettere in campo la assenza di prove
specifiche e durature presentate scientificamente.
Immaginate che in agricoltura esistono migliaia di malattie
che attaccano moltissime piante. Come si può credere che
lanciando qualche bestiolina si possano debellare virus e
batteri o funghi? E non concimando le terre già ormai
impoverite dal troppo sfruttamento, si possa produrre
qualcosa di accettabile.
Chi vuol produrre e vendere non può non trattare, almeno in
gran parte.
Quindi il prodotto, specie se spacciato per "biologico" (ma
in realtà spesso non lo è e servizi dei mass-media lo
hanno largamente dimostrato) porta a far acquistare cose
più o meno simili alle normali, ma con costi altamente
superiori. E è spiacevole sentire che istituzioni pubbliche
(scuole ecc.) inseriscano questo bio nelle alimentazioni,
quando nulla è provato.
Siamo ad un punto in cui vengono divulgate enormi sanifiche
proprietà su ogni prodotto alimentare e poi si sa che ogni
cosa contiene ogni cosa di deleterio.
Dai pesticidi cancerogei ai diserbanti, alle carni ormonali
e piene di antibiotici, bestie che bevono acque tossiche e
sature di droga e medicinali, dal pesce ai metalli e alla
plastica, dai liquami percolati dovunque e che, purtroppo,
molte aziende sono costrette ad utilizzare.
Dunque, non dico che non bisogni mangiare bio anche se costa
di più per carità...fatelo pure se vi siete convinti; ma
la prospettiva propagandata che esso bio preservi da
malattie, cancri, ed ogni sorta di patologie varie, magari
fra cinquant'anni, mi sembra una delle ennesime false
ragioni per indurre i creduloni a tentare di salvarsi la
vita in questo modo, peraltro succhiaquattrini e non
provato.
Meglio, perciò, differenziare sempre gli acquisti e non
andare sempre dallo stesso macellaio o pescivendolo, o dallo
stesso verduraio o supermercato. In fondo non tutti danno
le stesse medicine e concimi, quindi variare è meglio che
"sperare" in quanto si limitano gli accumuli. E non sperate
nelle etichette.