La pubblicità, oltre a rompere in ogni momento della
giornata con ogni mezzo, è come le etichette sui
prodotti.
Infatti trattasi di "imbonimento", parola classica dei
venditori di fumo.
E' come la politica, cioè vendita di parole e promesse atte
a farsi eleggere con la storiella dei numerini per
comandare, ma in effetti, per guadagnare tanti soldini a
scapito di noi popolaccio coglione.
Come si fa a togliere di mezzo la pletora dei "piazzisti" di
ogni genere? Dai filosofi ai venditori di erbette o pozioni
miracolistiche per ogni male, dai parloni di ogni tipo che
cercano di inculcarci concetti furto-finanziari, cure
acquatiche o scemenze orientali, o denti di tigre macinati,
o risoluzioni sindacali o tecniche determinanti?
Come si fa a togliere i medioevali concetti del passaparola
e delle denuncie associative che quasi sempre portano al
terrorismo sia reale che mediatico?
Come si fa fidarsi di ciò che ci propinano ogni giorno, dal
primo giornale radio della sveglia mattutina, alla colazione
(chissà cosa c'è dentro) alle visite e alle cure mediche
non sempre mirate ed efficaci, o agli alimenti salutistici
che ci creano ultracentenari e sempre pimpanti ed
efficienti sia moralmente che sessualmente?
Srebbe appropriato utilizzare il dubbio, il sospetto, il non
mi fido di nulla e di nessuno, ma poi?
Vai te a rivoltare gli animi creduloni e gregari del
popolaccio!
Non sapremo mai quel che mangiamo, anche se, per aver
instaurato l'ennesimo sistema per far soldi con le
etichette, si è voluto inculcare il dogma: morti, ma
informati.
Ma la pubblicità, odiosa quanto si vuole, è un mezzo
creduto buono per vendere anche se, per principio, io non
compro la roba pubblicizzata. Vendere significa guadagnare;
chi pubblicizza, forse guadagna di più.
Vendere significa ingrassare l'azionista o il proprietario
d'impresa e far lavorare quei lavoratori(magari rumeni o
cinesi). Ma non significa alimentare la crescita
economica.
Se non si mangia il prosciutto tal dei tali, se ne mangerà
un altro, magari non pubblicizzato.
Quindi vivendo nel dubbio, la gente continuerà a consumare,
mettendo soldi nel giro consumistico, ma non potrà mai far
nulla per essere realmente conscia di non spendere di più
inutilmente (i prodotti pubblicizzati costano, ovviamente,
di più) per risultati dubbi o, spessissimo, inesistenti se
non proprio dannosi.