Mi voglio autodenunciare perché in casa detengo ingenti
quantitativi di sostanza stupefacente che crea estrema
dipendenza fisica e psicologica, tale sostanza e' tagliata
con altre estremamente cancerogene e il tutto e' provato da
studi ed evidenze scientifiche incontestabili, purtroppo in
famiglia altri sono caduti in questa trappola schifosa e
alcuni hanno perso la vita poiché dediti all'uso
continuativo. Voglio denunciare questa terribile droga, la
tengo sul frigorifero lontano dalla vista di mio figlio e
non mi faccio mai vedere mentre l'assumo, voglio denunciare
lo spacciatore che la fornisce e il produttore che la rende
disponibile: voglio denunciare la Marlboro e lo stato che
rende alla portata di tutti con diffusione capillare sul
territorio.
21 dicembre 2013 16:15 - ennio4531
.. restiamo in attesa che i marcello, gli Ivani , se hanno
veramente a cuore la sorte delle migliaia di 'reclusi' nelle
comunità di recupero , si presentino alle porte delle
comunità per chiedere a gran voce la loro liberazione e
proporre i loro metodi di cura.
Lo faranno ?
Non lo fanno . non lo fanno ...
Oltre alle chiacchiere, la prassi a cui si assiste è quella
che vede i sodali dei consumatori di pattume ludico
svignarsela non appena qualche loro compagno chiede aiuto .
Anche un pò vili sono ....
18 dicembre 2013 12:00 - IVAN.
.
Il Giovy è sempre uno spasso.
«Non c'è differenza tra il consumo di droghe leggere e
pesanti»...Come dire: «Non c'è differenza tra
parcheggiare in divieto di sosta e guidare contromano,
perché sono entrambi violazioni al codice stradale.»
Alè.
Il povero Carletto è talmente abituato a fare figure di
palta, che finge di non sapere che il THC può essere
rilevato anche dopo 3 SETTIMANE dalla sua assunzione (cosa
che ormai sanno anche i bambini...ma non lui, un "esperto"
in materia).
Inoltre, sfido chiunque a poter dimostrare che l'assunzione
di cannabis è una concausa diretta di quell'incidente
stradale.
Anzi, le indagini hanno rilevato che la VERA causa è stata
probabilmente la fitta pioggia...ma il fatto di risultare
positivo al test colpevolizza IN AUTOMATICO il guidatore, al
di là delle sue reali responsabilità nell'incidente.
Morale; l'ineffabile Giovanardi sta - come al solito -
approfittando di una disgrazia per fare un po' di bassa
propaganda. Che sciacallo senza vergogna.
.
11 dicembre 2013 21:41 - marcello84
l'unica verità ormai scienticamente accertata è che la
madre degli imbecilli è sempre gravida,vedi giovanardi
serpelloni,...trollini alla inutilennio.
11 dicembre 2013 21:33 - marcello84
mentre l'uruguay legalizza e la maggioranza del mondo va in
quel senso,qui abbiamo ancora i giovanardi talebani al
potere.
11 dicembre 2013 21:31 - ennio4531
11 dicembre 2013 19:35 - ennio4531
.. marcello , se ha veramente a cuore la sorte delle
migliaia di 'reclusi' in San Patrignano, non rimane che
presentarsi alle porte della comunità per chiedere a gran
voce la loro liberazione e proporre i suoi metodi di
cura.
Lo farà ?
Non lo fa ... non lo fa ...
Oltre alle chiacchiere, la prassi a cui si assiste e quella
che vede i sodali dei consumatori di pattume ludico
svignarsela non appena qualche loro compagno chiede aiuto .
Anche un pò vili sono ....
11 dicembre 2013 21:09 - marcello84
giovanardi è uno dei tanti diffamatori di bassa lega
che circolano nel ns paese.
persona (?) che farebbe schifo ai talebani più
estremisti,che nn sa distinguere tra sesso e amore,sempre
ossessionato dalla presenza tentatrice delle femmine.sempre
in prima linea contro tutto ciò che da piacere,dalle
femmine alla cannabis.
tuonando contro la pornografia,colpevole a suo dire dei
fatti più atroci, ma sembra dimenticare che la violenza
sulle donne esisteva assai prima dell’avvento della
pornografia, ma in fondo, perchè rinunciare a
strumenatalizzare un dramma come la violenza su una ragazza
di 16 anni quando può servire alla propria visibilità?
esattamente come in questo articolo perchè perchè
rinunciare a strumenatalizzare un dramma come un incidente
con svariati morti quando questo può servire alla propria
visibilità?
e ancora dobbiamo tollerare al potere gente come lui? uno
che disse che Stefano Cucchi era morto perché era uno
spacciatore abituale. e "Dietro la testa di Aldrovandi c'è
un cuscino, non una macchia di sangue". quello per cui "Il
bunga-bunga va bene, purché sia tra uomo e donna" o "il
bacio tra due donne in pubblico è come urinare". "approvare
le coppie gay farebbe esplodere il commercio dei bambini".
uno che nega lo sterminio nazista dei gay (ne morirono circa
1000 a Buchenwald, a Emsland 2000, a Sachsenhausen alcune
migliaia, a Flossenburg alcune migliaia, a Neuengamme alcune
migliaia, a Gross Rosen alcune migliaia) e che considera la
dolce morte dei malati terminali un crimine nazista. che
voleva dedicare a B un francobollo."
11 dicembre 2013 19:35 - ennio4531
.. marcello , se ha veramente a cuore la sorte delle
migliaia di 'reclusi' in San Patrignano, non rimane che
presentarsi alle porte della comunità per chiedere a gran
voce la loro liberazione e proporre i suoi metodi di
cura.
Lo farà ?
Non lo fa ... non lo fa ...
Oltre alle chiacchiere, la prassi a cui si assiste e quella
che vede i sodali dei consumatori di pattume ludico
svignarsela non appena qualche loro compagno chiede aiuto .
Anche un pò pusillanimi sono ....
11 dicembre 2013 11:23 - marcello84
giovanardi è uno dei tanti diffamatori di bassa lega
che circolano nel ns paese.
persona (?) che farebbe schifo ai talebani più
estremisti,che nn sa distinguere tra sesso e amore,sempre
ossessionato dalla presenza tentatrice delle femmine.sempre
in prima linea contro tutto ciò che da piacere,dalle
femmine alla cannabis.
tuonando contro la pornografia,colpevole a suo dire dei
fatti più atroci, ma sembra dimenticare che la violenza
sulle donne esisteva assai prima dell’avvento della
pornografia, ma in fondo, perchè rinunciare a
strumenatalizzare un dramma come la violenza su una ragazza
di 16 anni quando può servire alla propria visibilità?
esattamente come in questo articolo perchè perchè
rinunciare a strumenatalizzare un dramma come un incidente
con svariati morti quando questo può servire alla propria
visibilità?
e ancora dobbiamo tollerare al potere gente come lui? uno
che disse che Stefano Cucchi era morto perché era uno
spacciatore abituale. e "Dietro la testa di Aldrovandi c'è
un cuscino, non una macchia di sangue". quello per cui "Il
bunga-bunga va bene, purché sia tra uomo e donna" o "il
bacio tra due donne in pubblico è come urinare". "approvare
le coppie gay farebbe esplodere il commercio dei bambini".
uno che nega lo sterminio nazista dei gay (ne morirono circa
1000 a Buchenwald, a Emsland 2000, a Sachsenhausen alcune
migliaia, a Flossenburg alcune migliaia, a Neuengamme alcune
migliaia, a Gross Rosen alcune migliaia) e che considera la
dolce morte dei malati terminali un crimine nazista. che
voleva dedicare a B un francobollo."
ma possiamo ancora definirci un paese
civile,democratico,moderno con gente cosi???
8 dicembre 2013 22:23 - ennio4531
... ma lasciamoli sproloquiare questi pifferai la cui
credibilità è talmente bassa che ben si guardano dal
frequentare i centri di recupero per spargere il loro sapere
basato sul ... pattume ....
Migliaia di persone cercano ogni giorno di uscire
dall'inferno della dipendenza .... è questi zufolanti fanno
... spallucce ..
Una cosa è certa : quando un loro sodale cade nella
dipendenza ... lo mollano .
Anche un pò codardi ... sono .
8 dicembre 2013 11:31 - marcello84
giovanardi é una droga pesante non lo canna!!!!
lurido sciacallo che lucra su una tragedia dove il silenzio
sarebbe più umano.
incidenti ne succeddono tutti i giorni e dare la colpa solo
ed esclusivamente alle sostanze e non magari a fondi
stradali dissestati,segnaletiche inadeguate,prepotenti alla
guida,rincoglioniti alla guida, e non voler ammettere le
vere colpe..
la vera tragedia è che persone così esprimano un opinione
su mezzi di informazione di massa e non in qualche circolo
di mentecatti come loro.
una persona come giovanardi opinioni del genere dovrebbe
deglutirle!
6 dicembre 2013 10:52 - ennio4531
Spieghiamolo all'infinito!
Esiste una 'dipendenza' essenziale e una dipendenza
'fasulla'.
Le 'erbe' appartengono a quest'ultima.
Le migliaia di tossicodipendenti ne sono una prova granitica
tanto da rappresentare un insulto alla dignità della
persona.
E adesso avanti con il.... benaltrismo ....
5 dicembre 2013 16:04 - roberto7266
Spieghiamolo all'infinito!
La dipendenza è qualcosa che accompagna la vita di ogni
essere vivente sulla terra: per sopravvivere su questo
pianeta siamo dipendenti dal cibo, dall’aria, dal
sesso.
Accade però che, a causa di fattori diversi collegati o no
tra loro, certe dipendenze diventino patologiche.
I “proibizionisti”, perseguitando i consumatori della
sostanza che si vuol tener vietata, ne indicano il consumo
sempre e comunque come una dipendenza patologica. E’ stato
così con l’alcol ed è così per la cannabis.
Per definizione, con dipendenza patologica si intende
un’alterazione del comportamento che da semplice, o comune
abitudine, diventa una ricerca esagerata e patologica del
piacere attraverso mezzi, o sostanze o comportamenti, che
sfociano nella condizione patologica.
L’individuo affetto da dipendenza patologica è colui che
tende a perdere la capacità di controllo
sull’abitudine.
Bere un bicchiere di vino a tavola, per tutta la vita, o
mangiare la pizza tutti i sabato sera, o fare l’amore
tutti i giorni, sono atteggiamenti che non possono essere
considerate dipendenze patologiche.
Se, un uomo adulto che è abituato a pasteggiare col vino,
il giorno in cui non ha la possibilità di berlo, ne sente
un pizzico di desiderio senza però ricorrere chissà a cosa
per procurarselo, non è da considerare dipendente.
Se, due amanti, abituati a far l’amore ogni volta che
possono, distanti uno dall’altro si dicono di mancarsi e
di desiderarsi, senza però commettere alcuna malsana follia
per aversi, non possono essere considerati dipendenti
affettivi o da sesso.
Se, anche chi è a dieta, non vuol rinunciare al piacere di
mangiar la pizza una volta a settimana, non può essere
considerato dipendente da essa.
Perché, chi consuma cannabis, con regolarità costante (una
volta a settimana, in compagnia con gli amici, o anche tutti
i giorni), è sicuramente un dipendente patologico?
La cannabis non provoca dipendenza fisica, al contrario
dell’alcol.
Scusate se mi rendo pesante ma, perché bere un bicchiere di
vino a tavola, tutti i giorni, non è una dipendenza e
fumare una canna prima o dopo cena, sì?
Io fumo cannabis da 22 anni e, per diversi motivi, in
diversi periodi della mia vita (anche di grande stress), ho
volontariamente smesso di consumare cannabis, per poi
ricominciare quando ne avevo voglia. NB: Voglia, non
bisogno!
A prova di ciò, quando non fumo cannabis, mi capita spesso
di rollare per gli amici, senza sentire il minimo
desiderio.
Anche quando coltivavo la mia “erba”, nonostante ne
avessi sempre a disposizione, c’erano giorni o addirittura
settimane in cui staccavo; senza alcun delirio.
Sicuramente esistono delle persone che, rapportandosi male
con la cannabis, non riservandole il giusto “rispetto”,
finiscono col non riuscire a fare di un’abitudine, ma a
mio avviso, se questo non incide negativamente sul loro
lavoro o nella loro vita affettiva, anzi li fa stare bene;
perché vedere questo loro atteggiamento come un
comportamento sbagliato?
Ai consumatori di tabacco, nonostante sia riconosciuta la
dipendenza psicologica e fisica da questa sostanza altamente
nociva, nonostante siano soggetti a contrarre maggiori
patologie e quindi costano di più in termini di spese
sanitarie, viene garantita la libertà di fumare: a loro
sono riservate addirittura “aree per fumatori”
all’interno di ambienti chiusi (aeroporti, stazioni,
ecc.).
Analizzate adesso questa frase: FUMARE TROPPA CANNABIS FA
MALE.
Secondo voi, cos’è realmente che fa male? Non la cannabis
ma, semplicemente, il “TROPPO”.
Cerco di chiarire il concetto: Bere troppo vino fa male.
Mangiare troppi formaggi fa male. Bere troppa birra fa male.
Mangiare troppi dolci fa male …potrei continuare
all’infinito, sino a giungere a “bere troppa acqua fa
male” o “mangiare troppo fa male”.
E’ veramente tanto difficile da capire questa cosa?
Chi fuma troppa cannabis, al pari di chi fa “troppo” di
qualsiasi cosa, e non riesce a trovare un equilibrio,
dovrebbe sicuramente essere aiutato ma non obbligato. Nessun
consumatore compulsivo di cannabis è mai morto per
l’abuso di questa sostanza, mentre giornalmente muoiono
uomini e donne per obesità. Chi è obeso non viene
costretto da nessuno a “mollare la forchetta”. Potrei
accettare il fatto che, chi fuma troppa cannabis potrebbe
avere una limitata efficienza fisica, ma vale lo stesso per
le persone in forte sovrappeso.
Decine di esecuzioni penali ed amministrative vengono
effettuate giornalmente a discapito dei consumatori di
cannabis. Miliardi di euro vengono sperperati per mantenere
un proibizionismo fallito: tra i giovani sotto i 25 anni
più del 50% dichiara di aver sperimentato la cannabis.
Quasi il 20% si dichiara “consumatore abituale”. Vi
immaginate se, tutti coloro che hanno provato almeno una
volta la cannabis, fossero stati raggiunti da un
provvedimento amministrativo o penale? Cosa sarebbe accaduto
al nostro sistema giudiziario? Già siamo nei guai adesso,
con circa 10 mila persone in carcere per reati legati alla
cannabis!
Ieri sono stato convocato negli uffici del Prefetto, a
seguito della violazione dell’art. 75 avvenuta il 20
agosto scorso (vedi:
http://www.legalizziamolacanapa.org/?newsletter=una-storia-i
nfinita)
Mi è stato spiegato che verrò chiamato dal Prefetto in
persona che, come prima volta, mi ammonirà senza procedere
in alcun provvedimento amministrativo, ma se dovessi essere
nuovamente “beccato”, salvo che non cambi l’attuale
legge, mi verrà ritirata la patente, il passaporto,
potrebbero darmi l’obbligo di dimora e di firma… tutto
questo perché non sono dipendente da cannabis ma vivo il
piacere di fumarmi uno spinello quando ne ho voglia.
Giuseppe Nicosia – ASCIA
4 dicembre 2013 19:23 - ennio4531
... ma lasciamoli sproloquiare questi pifferai la cui
credibilità è talmente bassa che ben si guardano dal
frequentare i centri di recupero per spargere il loro sapere
basato sul ... pattume ....
Migliaia di persone cercano ogni giorno di uscire
dall'inferno della dipendenza .... è questi zufolanti fanno
... spallucce ..
Una cosa è certa : quando un loro sodale cade nella
dipendenza ... lo mollano .
Anche un pò vigliacchi ... sono .
4 dicembre 2013 14:49 - chinaski
Il punto di partenza del mio ragionamento è una
constatazione: quanto si è convenuto di chiamare "droga"
definisce i tre seguenti prodotti e i loro derivati, la
cannabis, la cocaina e l'oppio. Per quanto possano essere
veritiere, le statistiche ufficiali contano negli Stati
Uniti d'America 20 milioni di consumatori di canapa indiana,
6 milioni di utilizzatori di cocaina e un numero indefinito,
ma in costante aumento, di fruitori di oppio, che consumano
circa 15 tonnellate di eroina ogni anno. Gli importatori di
tali prodotti mirano già all'Europa occidentale, che segue,
per consumo, l'esempio americano. Questi trafficanti non
trovano più nel Nord America sbocchi sufficienti, in quanto
tale paese arriva a produrre sul suo territorio delle
quantità che gli permettono di ridurre anno dopo anno il
ricorso all'importazione, in particolare di canapa indiana.
Se si considera la penetrabilità delle nostre frontiere, si
rende evidente come il mercato dell'Europa occidentale sia
in condizione di manifestare, nei prossimi anni, una
crescita che ad oggi è possibile soltanto sospettare. In
effetti, un giudice istruttore parigino, Leroy, eminente
specialista di casi di stupefacenti, ha calcolato che,
soltanto per la Francia, sarebbe necessario bloccare 6.300
chilometri di frontiere, sorvegliare 71 porti, 110 aeroporti
e 970 punti di facile accesso, controllare 180 milioni di
persone in entrata nel territorio e 120.000 voli regolari
ogni anno. E' comprensibile come mai, nonostante la
determinazione dei servizi di polizia, i lunghi e pazienti
pedinamenti, i riscontri minuziosi e il pericolo di alcune
operazioni, non si riesca ad intercettare che il 5% circa
della droga introdotta in territorio francese. Il che
equivale a dire che, supponendo che sia paragonabile
l'efficienza delle nostre polizie, se il 95% delle
importazioni di stupefacenti entrano nei nostri paesi senza
colpo ferire, la dissuasione è illusoria quali che siano le
pene in cui si incorre e la severità dei giudici. E' dunque
necessario insistere sul dato di fatto che la produzione non
diminuirà. I sostenitori del proibizionismo propongono, fra
le soluzioni parallele alla severità della repressione,
quella che consisterebbe nel promuovere, nei paesi di
produzione, delle colture sostitutive nel quadro di
programmi di sviluppo. Ma è noto come il contadino
colombiano, ad esempio, guadagni dieci volte di più a
coltivare piantagioni di coca rispetto a qualsiasi altro
prodotto della terra. Ancora, tale remunerazione non
rappresenta che una parte infinitesima del prezzo del
prodotto venduto al consumatore, ma questa è un'altra
questione. Basta soltanto immaginare il sorriso divertito
con cui l'80% dei contadini colombiani che coltivano la coca
accoglierebbero oggi una proposta di coltura sostitutiva
addirittura inquadrata, legale e sovvenzionata... Ne risulta
che i paesi sudamericani, fra i quali alcuni pareggiano la
propria bilancia dei pagamenti mediante i "narcodollari" non
sono pronti a rinunciare a questa manna. Analogamente
l'oppio, risorsa insperata dei paesi del "Triangolo d'oro"
(Thailandia, Laos, Birmania) o della "Mezzaluna d'oro"
(Iran, Pakistan, Afghanistan), e presto del vicino Oriente
(Libano in particolare) è prodotto in migliaia di
tonnellate ogni anno. E non voglio parlare dell'hashish, che
cresce in enormi quantità in tutti i continenti. Tutti
questi impressionanti raccolti sono destinati a noi, per
infiltrazione dalle nostre frontiere con un'invasione
clandestina, sotterranea e terrificante. Terrificante
effettivamente a causa della catena di omicidi, di
corruzione, di alterazione pericolosa dei prodotti, del loro
prezzo elevato rispetto ai rischi dei trafficanti.
Terrificante a causa della prostituzione e della delinquenza
indotte, alle quali devono ricorrere i tossicodipendenti
costretti ad acquistare la droga a prezzo inaccessibile.
Terrificante infine a causa dell'obbligazione assunta di
fronte ai piccoli spacciatori di reclutare mediante
proselitismo una nuova clientela per rispondere alla
crescente avidità dei trafficanti.
Questa è la constatazione. Se ne traggono tre principi: il
carattere irreversibile della crescita della produzione,
l'illusione dei tentativi polizieschi di frenare
l'importazione dei prodotti, e il pericolo per le
popolazioni (utilizzatori e non) dei paesi di consumo. E una
certezza: La droga non è vietata in quanto pericolosa, è
pericolosa in quanto vietata. Tale affermazione, in forma
paradossale, è di facile dimostrazione: Il semplice, ma
irrefutabile ragionamento del professor Hulsman
dell'Università Erasmus di Rotterdam mi sarà di aiuto: I
problemi creati dall'uso delle droghe, legali o illegali,
sono sia primari (danno alla salute da abuso nel consumo, e
ripercussioni nell'ambiente del consumatore), sia secondari
(spaccio, contrabbando, prezzi elevati e sofisticazione dei
prodotti, comparsa di una delinquenza specifica). E' facile
rilevare come i problemi primari siano comuni a tutti i
prodotti, mentre quelli secondari si verifichino soltanto
per quelli colpiti da proibizione. D'altro canto soltanto
gli effetti secondari, connessi alla proibizione, degenerano
in pericolo per il corpo sociale. Gli effetti primari,
conosciuti e individuati, presentano inconvenienti rispetto
ai quali la società si adatta senza problemi, e con cui
convive quotidianamente in tolleranza o indifferenza.
Prendiamo in considerazione qualsiasi tipo di prodotto di
consumo corrente, ad esempio i prodotti alimentari, e
citiamo un rapporto reso noto il 27 luglio scorso dalla
Direzione dei servizi di sanità americani: l'abuso nel
consumo di alcuni componenti dietetici è attualmente una
delle maggiori preoccupazioni, e le malattie provocate dagli
eccessi e dagli squilibri alimentari figurano ormai fra le
principali cause di decesso negli Stati Uniti; su 2,1
milioni di decessi nel 1987, 1,5 milioni sono stati causati
da malattie riconducibili al regime alimentare: malattie
coronariche, arteriosclerosi, diabete, alcuni tipi di
cancro. E' noto come l'alcool sia all'origine della maggior
parte delle cirrosi, come il tabacco favorisca il cancro
delle vie respiratorie e il caffè distrugga il sistema
nervoso. Si ripete già abbastanza, senza che io aggiunga la
mia voce, che l'oppio, la cannabis e la coca avvelenano la
nostra giovinezza. Si potrebbero ancora citare gli effetti
nocivi di numerose sostanze di consumo corrente, al punto
che alcuni, attribuendo al termine di "droga" un significato
vagamente legato all'idea di dipendenza, parlano dello
zucchero, della canapa indiana, del caffè, dell'oppio, dei
grassi, della coca e di molte altre sostanze, come di
droghe, in relazione al pericolo che tali sostanze
rappresentano per i nostri organismi. Ed ora invertiamo la
proposizione: diciamo che zucchero, coca, alcool, oppio,
tabacco, grassi, caffè, canapa indiana e molte altre
sostanze, non sono altro che beni di consumo. Diciamo che
soltanto l'abuso che se ne può fare è causa di alterazioni
per la nostra salute, e che un uso moderato, dominato dal
consumatore, allieta l'esistenza e favorisce la
convivialità. Spieghiamo ai nostri figli bambini o
adolescenti i pericoli di tali sostanze, educhiamoli,
tentiamo di convincerli. Ma una volta adulti, che decidano
essi stessi cosa devono fare del loro corpo, e che nessuna
legge ostacoli la loro libertà. Che anche quelli che hanno
deciso di distruggersi siano liberi di farlo. Il nostro
corpo ci appartiene, e sta ad ognuno di noi decidere che
cosa farne. E' una libertà minima. Solo gli stati
totalitari si arrogano il diritto di controllare quello che
i cittadini fanno della loro salute e impediscono loro di
scegliere la propria morte. Ma soprattutto, che cessi il
chiasso intorno a quello che chiamano più specificamente le
"droghe", la cannabis, l'oppio, la coca e i loro derivati.
Infine, che si ammetta, analizzando le conseguenze della
loro assunzione con la serenità di un ragionamento
obiettivo, che esse causano al genere umano molti meno danni
di ognuna delle sostanze che ho richiamato, e che il
pericolo che esse presentano riguarda la loro proibizione
piuttosto che gli effetti loro propri. Se, in Francia, si
lamentano ogni anno intorno a 150 morti per overdose, che si
renda noto che l'overdose è tanto accidentale, quanto
suicida, e che, quando è accidentale, avviene in
conseguenza dell'alterazione che tali prodotti subiscono di
fatto in conseguenza della loro interdizione. Per quanto
sgradevoli esse siano, queste morti non sono nulla in
confronto alle altre cause per le quali i nostri
contemporanei perdono la vita. Impariamo dunque a
relativizzare, e per tentare di convincere quelli che
parlano del "?flagello della droga", cerchiamo di immaginare
quello che potrebbe essere un paese di libertà.
Vi invito ad un viaggio ad Utopia. Il governo ha deciso da
qualche mese di abrogare ogni proibizione in materia di
quanto continuiamo a chiamare "droga" per una semplice
esigenza di discussione. Tale decisione ha provocato uno
scandalo: scienziati, medici, giuristi, fino ad allora
specialisti in persecuzione dei drogati, hanno sollevato
l'opinione pubblica e suscitato reazioni indignate sul tema
della degenerazione della razza. I trafficanti e gli
importatori clandestini non erano fra gli ultimi ad unirsi
alle truppe di una crociata così sana, e alcuni si sono
posti in evidenza per una virtuosa indignazione. A nulla
ciò è valso: il governo, omogeneo nella sua
determinazione, sordo ai clamori artificiosamente suscitati
in un'opinione pubblica abusata e docile, mantiene la sua
decisione e impone la tolleranza, conscio di amministrare un
paese democratico. Dopo poco tempo, alcuni avveduti
importatori, appena più disonesti di quelli che introducono
legalmente nel paese il cognac, il grano o il cotone,
prendono discretamente contatto con il contadino colombiano,
il produttore marocchino o il coltivatore turco, per
acquistare a prezzi di produzione ragionevole la coca,
l'hashish o il papavero su cui essi percepiscono un
beneficio certamente apprezzabile, ma legale e controllato.
Possiamo anche credere di intravedere, fra questi
importatori avveduti, i prestanome di alcuni dei più
aggressivi fra i recenti contestatori. In entrata alle
frontiere, la merce viene analizzata dal servizio
repressione frodi, che elimina i prodotti alterati o
contraffatti e garantisce ai consumatori una qualità
irreprensibile. Contemporaneamente, cessano i mortali tagli
con anfetamine, arsenico, lattosio, stricnina ed altri
veleni che permettevano al venditore di allungare le sue
dosi e al suo cliente di morire. I prezzi crollano
rapidamente a un normale livello commerciale, in quanto si
tratta di prodotti facilmente fabbricati sulla base di
vegetali coltivabili senza eccessivo sforzo a latitudini
favorevoli. Venduti in farmacia o in altri negozi specifici,
costano cinquecento volte meno del veleno distribuito
precedentemente dagli spacciatori in strada. Ormai alla
portata dei meno abbienti, l'uso della droga non richiede
più il ricorso agli abituali espedienti: prostituzione e
furti. Si è spezzato il circolo funesto, che metteva in
transito le refurtive mediante ricettatori organizzati, che
le trasformavano in denaro destinato ai grossi trafficanti.
Nello stesso tempo, buona parte della delinquenza scompare
da sé, le carceri vedono i propri occupanti diminuire di un
buon terzo, la polizia può concentrarsi in altri compiti e
poco a poco torna la pace pubblica. L'utilizzatore della
droga è nuovamente divenuto un cittadino normale, né
delinquente, né malato, e di conseguenza affrancato dalla
sollecitudine intempestiva dello psichiatra o dalla vendetta
espiatoria del giudice. Evidentemente, le autorità sono ben
conscie di una crescita immediata nel consumo di prodotti
alla portata di tutte le borse, ma sono anche al corrente
del fatto che si tratta di un primo movimento di curiosità
e che la maggioranza tenderà ad abbandonare un'abitudine
verso la quale non prova alcuna attrazione. Resteranno gli
effettivi tossicomani, dipendenti da una droga di cui
abuseranno e paragonabili in ciò agli alcoolisti, ai
tabagisti o agli obesi coronarici. Lasciamo il paese di
Utopia per tornare ai nostri quartieri. La persecuzione
delle droghe vi ferve. Esse sono ??interdette al consumo''.
Sono le uniche, in quanto nessuno osa contrariare gli
alcolisti o i tabagisti, e sarebbe al momento ridicolo
concentrarsi sui consumatori di zucchero o di caffè. La
persecuzione dunque ne risulta più accanita.
E da tale divieto è nata una mafia. I grossi trafficanti,
quelli ad esempio del "cartello di Medellin" in Colombia,
controllano un'economia parallela e trattano da pari a pari
con le autorità ufficiali. Uno di essi ha fondato un
partito nazista e sperava di fare carriera politica. Gli uni
e gli altri, grazie alle considerevoli risorse, posseggono
aeroflotte che superano le cinquanta unità, corrompono le
istituzioni e fanno regnare il terrore compiendo rapimenti
ed omicidi. Così, nel 1984 in Colombia la mafia della droga
ha fatto assassinare un Ministro della giustizia, trenta
magistrati, numerosi giornalisti, il direttore del più
antico quotidiano del paese, e centinaia di poliziotti. In
nome di che cosa si dovrebbe continuare a subire un simile
disastro? Quale morale potrebbe giustificare tali enormità?
Un divieto si giustifica soltanto quando impone una regola
indispensabile al vivere sociale. Un divieto che ha il solo
scopo di normalizzare l'individuo è un attentato alle
libertà. La Corte Suprema Argentina (Jurisprudencia
Argentina, 15 ottobre 1986, n. 5345) lo afferma con vigore:
"Il divieto costituzionale di interferire nei comportamenti
privati degli uomini risponde a una concezione secondo la
quale lo Stato non deve imporre agli individui degli ideali
di vita, ma offrire loro di sceglierli; e un simile divieto
è sufficiente in sé ad invalidare l'articolo 6 della legge
20.771, di cui è dichiarata l'incostituzionalità là dove
incrimina il semplice possesso di stupefacenti ad uso
personale...". Non è un caso che tale avvertimento provenga
dalla massima giurisdizione di un paese fra quelli che in
epoca più recente hanno subito il totalitarismo.
In effetti, può essere qualificato come ??nazista'' un
divieto che, come quello rispetto agli stupefacenti, si
caratterizza per il disprezzo dei diritti dell'uomo e per
legislazioni eccezionali.
Al momento di redigere un preambolo alle Convenzioni
internazionali concernenti la lotta alla tossicodipendenza,
l'Organizzazione Mondiale della Sanità è stata sollecitata
dal Vaticano ad includere il rispetto dei Diritti dell'uomo
in tale preambolo: ed ha rifiutato. Quando si viene a sapere
che tale organizzazione è interamente dipendente dal
governo degli USA, si capisce come, in quel paese, il
drogato sia divenuto un ominide nei confronti del quale ogni
abuso risulta lecito. Gli esempi al proposito abbondano. Ne
citerò solo due perfettamente significativi: - un test
rivelatore positivo autorizza i dirigenti di azienda
americani a licenziare un dipendente; - nel 1986, abbiamo
visto la moglie del Presidente degli Stati Uniti
complimentarsi pubblicamente con una ragazzina che aveva
denunciato i suoi genitori tossicodipendenti. In Francia,
una volta arrivato al potere, un recente Ministro della
Giustizia ha invocato l'internamento di tutti i drogati.
Poco tempo dopo, ne valutava il numero, non si sa su quali
basi, in 800.000 in Francia. Nel rigoroso rispetto di queste
due affermazioni, la logica richiedeva la creazione di veri
e propri campi di concentramento. Il Ministro ne è stato
impedito, ma, poiché si trattava di un vero democratico, si
può star certi che non si sarebbe spinto fino a quella che
altri hanno definito "la soluzione finale". Comunque,
analizzando i progetti del Ministro, il dott. Olievenstein,
eminente specialista francese della tossicomania, si
lamentava il 29 novembre 1986: "Siamo in piena regressione
petainista". Ma già da molto tempo prima di questo
Ministro, che non ha fatto altro che aggravare la
situazione, la legislazione francese in materia si
caratterizzava per un insieme di disposizioni tra le più
repressive, oltre che derogative rispetto al diritto comune.
Alcuni esempi possono essere sufficienti. Il fermo di
polizia, che in diritto comune non può essere di durata
superiore a quarantotto ore, raggiunge i quattro giorni in
materia di stupefacenti. Il Tribunale penale, giurisdizione
chiamata a punire i delitti semplici, e in quanto tale non
abilitato ad irrogare pene detentive di durata superiore a
cinque anni, è autorizzato, in tale materia, ad utilizzare
la scala di sanzioni prevista per i reati e ad infliggere la
detenzione di durata fino a venti anni. Allo stesso modo, i
termini di prescrizione, tanto del delitto quanto della
pena, sono quelli dei reati: dieci e venti anni. La
costrizione personale, la cui durata massima è di quattro
mesi, passa a due anni. La delazione è incoraggiata
mediante riduzioni di pena, mentre la semplice illustrazione
del consumo di stupefacenti in luce favorevole può costare
5 anni di detenzione. E non parlo poi di ritiri di
passaporto, sospensioni della patente di guida, interdizioni
professionali, confische, espulsioni e obblighi di cura.
Legislazione eccezionale, violazione dei diritti dell'uomo,
sono riconoscibili i principi di un'ideologia che, dalle
teorie eugeniste della fine dello scorso secolo, si è
evoluta verso il nazismo, in cui ha conosciuto il proprio
apogeo, ed ha iniziato la parabola discendente con la
scomparsa dell'hitlerismo. Essa si caratterizza per
l'intromissione dello Stato nella vita privata dei
cittadini, la sua pretesa a farsi carico della loro salute,
e per l'arrogarsi il diritto di decidere ciò che è bene
per essi, ultima attribuzione sopravvissuta di un tempo in
cui decideva per loro anche quanto era bello, giusto e vero.
Un partito preso di emarginazione, di esclusione,
addirittura di eliminazione, risorge silenzioso e si insinua
subdolamente negli animi man mano che sfuma il ricordo dei
campi di sterminio. Questa ideologia di esclusione tocca per
il momento soltanto i drogati, ma si spiega con un
accanimento fomentato dalla ristrettezza dell'ambito di
persecuzione. La posta in gioco è chiara: se i
proibizionisti dovessero prevalere, ossia se riuscissero a
perpetuare l'attuale stato di cose, ci sarebbe da temere per
le nostre libertà, in quanto la persecuzione finirebbe per
estendersi ai bevitori di alcool, ai fumatori di tabacco, e
passo dopo passo, alle categorie sociali scomode, alle
comunità religiose o etniche dissenzienti. ??Regressione
petainista'', diceva il dott. Olievenstein! E' doverosa la
vigilanza, ma d'altra parte è confortante avvertire una
salutare presa di coscienza, anch'essa in fase di crescita.
Anche la consapevolezza segue la sua strada, e presto potrà
affrontare ad armi pari l'oscurantismo. Ne è la miglior
prova il fatto che io possa oggi esprimermi in questo modo.
Occorre essere ottimisti, in quanto la Storia dimostra che
gli abolizionisti hanno sempre trionfato, e che ognuno di
questi trionfi ha contribuito, lentamente ma concretamente,
al progresso dell'umanità.
01 Febbraio 1989
Georges Papa - Procuratore della Repubblica - Valence -
Francia
4 dicembre 2013 11:21 - ennio4531
Banalità e fregnacce...
"Il concetto di droga è frutto della cultura non un
comandamento scritto in qualche tavola. "
Commento: Monsieur de Lapalisse non avrebbe potuto scrivere
meglio. Del genere ... Se Lapalisse non fosse morto, sarebbe
ancora in vita .
"Provate a dire agli indios colombiani che la foglia di coca
è una droga.".
Commento: se tanto ci tieni, perchè non ti trasferisci
presso di loro. Potresti godere dei successi di questi
ultimi dieci secoli da loro realizzati in civilizzazione e
progresso materiale grazie alla foglia di coca .
'Del laudano (tintura alcolica di oppio) si è fatto un uso
universale nella farmacopea dal 700 al 900.'
Commento: nel passato si è fatto uso per secoli anche delle
sanguisughe, così per l'olio di ..ricino.
Cosa proponi: un ritorno al passato?
Della serie... quelli sì che erano bei tempi !!
"Per milioni di musulmani l'alcol è proibito ma non
l'hashish."
Commento: ecco... prova andare in paesi islamici come l'
Arabia saudita e la Malesia con un pò di hashish e sappimi
... dire.
3 dicembre 2013 19:03 - roberto7266
Il concetto di droga è frutto della cultura non un
comandamento scritto in qualche tavola. Provate a dire agli
indios colombiani che la foglia di coca è una droga. E
l'alcol che pure è una droga potentissima, universalmente
riconosciuta come tale, entra nell' eucaristia (il vino come
sangue). Fino a 100 anni fa la coltivazione della cannabis
non solo era legale, ma veniva incentivata dato che
produceva una fibra tra le migliori ancora oggi. Nel 1700
addirittura i contadini che non coltivavano almeno una parte
del loro appezzamento a canapa, venivano multati. L'oppio è
stato oggetto di commercio legale e di guerre per secoli.
Del laudano (tintura alcolica di oppio) si è fatto un uso
universale nella farmacopea dal 700 al 900. Per milioni di
musulmani l'alcol è proibito ma non l'hashish. Quindi il
concetto di roga varia ala variare della cultura, del tempo,
del contesto. Ma vediamo cosa si fa in una comunità. La
maggior parte sono basate sull'ergoterapia, con regole
rigidissime: sigarette contate, orari di lavoro massacranti,
poche visite, niente uscite, libri controllati, posta
controllata, telefonate controllate. Non è un caso che
molti ragazzi assegnati dal tribunale ad una comunità
abbiano preferito il carcere!
Il massimo esempio di ciò è la comunità più famosa: S.
Patrignano, dove il fondatore Vincenzo Muccioli, prima
santone, mago, poi guaritore di drogati, esasperando il
concetto di insegnare a vivere, riteneva lecito legare con
catene chi intendeva lasciare la comunità e non si
assoggettava alle regole; riteneva lecito esercitare
punizioni corporali. Cosi di punizione in punizione si
arrivò all'omicidio di un ragazzo, cosa per la quale
Muccioli fu arrestato!
Altro esempio nefando è la comunità Saman , dopo la morte
di Rostagno è divenuta un impero, con fatturato
miliardario, condotta dall'oscuro Cardella. Perchè? Lo
stato ha delegato alla chiesa e ad alcuni privati la
gestione delle comunità. Non dettando regole precise a
salvaguardia della dignità delle persone, mantenendo il
controllo dei Sert, ma facendoli funzionare male, ha fatto
passare l'idea che il metadone era un palliativo che non
risolveva il problema, e l'unica risposta seria fosse la
comunità. Alcuni in buona fede, altri non tanto, si
lanciano nel settore. Si hanno contributi dallo stato o
dagli enti locali, spesso dai genitori, disposti a tutto per
risolvere un problema troppo grosso per loro. Basandosi
quasi sempre sul lavoro che dovrebbe restituire dignità,
hanno la possibilità di ricorrere a manodopera a costo
zero!
Sempre S. Patrignano è attivissima nell'allevamento, nel
settore vinicolo, nella falegnameria. In alcune di queste
attività è molto conosciuta. Cacchio quale azienda può
contare su manodopera a costo zero? Bell 'esempio di mercato
drogato! Alla faccia della dignità del lavoro, che per
essere davvero dignitoso deve avere una paga adeguata!Cosi
si chiude il cerchio della droga. Lo stato fa una politica
proibizionista, cosa che induce il soggetto eroinomane a
tutta una serie di ricatti, a diventare un delinquente, un
emarginato. Qualcuno guadagna dalla sua disperazione. Cosi
quando lo si vuole " salvare " lo si manda in una comunità
dove subisce un 'altra serie di ricatti e qualcun'altro, o
sempre gli stessi, guadagnano ancora sulla sua disperazione.
Anche qui viene da chiedersi: come mai tutti gli esponenti
del mondo delle comunità sono ferocemente proibizionisti?
Chiaro che perderebbero la torta se la droga divenisse
legale. Nessuno più sarebbe costretto a rinchiudersi in una
comunità. Lo si farebbe solo su base volontaria e
cesserebbe quindi il loro ricatto e lo sfruttamento.
Ma poi sono davvero utili le comunità? In Italia non c'è
uno studio serio, che sia uno su questo mondo.In altri paesi
le comunità sono ormai desuete perchè si è capito che non
danno grandi risultati ed il mondo della droga è
profondamente cambiato. Non hanno mai pubblicato relazioni
riscontrabili, numeri che facciano chiarezza sul fenomeno.
Se non quelli editi dalle stesse comunità e che non hanno
validi strumenti di controllo della bontà di quei numeri.
Leggendoli si rimane sbalorditi. Migliaia di ragazzi passati
per questi istituti. Ma passati non significa "salvati".
Quanti hanno completato il "trattamento"? Fra questi quale
percentuale di ricadute esisteva ? A quanti anni di distanza
vengono ancora monitorati? E fra quelli che l'hanno
abbandonato? Questi numeri poi si dovrebbero confrontare con
quelli dei Sert e con quelli della Svizzera sulla
somministrazione controllata, con le remissioni spontanee.
Allora incomincerebbero ad avere un valore. Cosi valgono
meno di zero. Tra l'altro l'esperienza ed uno studio fatto
presso un Sert della Campania mi fa dire due cose con una
sicurezza abbastanza alta. Gli interventi prematuri, cioè
quando il soggetto eroinomane è ancora in fase di " luna di
miele" sono quasi sempre inutili se non controproducenti.
Inutili in quanto nella fase di luna di miele l'eroina è
totalizzante, madre, amante, sorella, amica, la sensazione
di benessere e di onnipotenza dell'eroinomane non è
sostituibile e paragonabile con nient'altro ed egli non vi
rinuncerà. Anche costretto con la forza ritornerà
inevitabilmente all'eroina appena potrà. Altrimenti quelli
che finiscono in carcere, magari dopo diversi anni di
reclusione, non dovrebbero avere più problemi. Ed invece la
quasi totalità appena esce corre a comprare una dose come
primo gesto da uomo libero!Controproducenti perchè il
fallimento, se non i ripetuti fallimenti, costituiranno una
memoria difficile da cancellare quando il soggetto arriverà
alla fase di rifiuto della sostanza, costruendo l'idea
spesso falsa che dalla droga non si esce. Invece fra i
tossicodipendenti con un'esperienza di droga alle spalle di
svariati anni ( 8/15) la remissione spontanea, se non
sopravviene la morte, è altissima. L'eroinomane dalla fase
di amore totale, passa alla ripulsa, quindi ad un odio
profondo. In questa fase opportuni interventi possono essere
davvero d'aiuto. sarebbe però importante che i soggetti
arrivassero a questa fase, conseguendo i minori danni
possibili. Con una corretta informazione, la
somministrazione gratuita di siringhe, in alcuni casi la
somministrazione diretta di droga, si farebbe si che
arrivassero alla fase di distacco senza avere malattie
serie, con la fedina penale pulita, con un a rete di
relazioni ancora possibile. E' intuitivo che un eroinomane
dopo dieci anni di droga, magari sieropositivo o con un
epatite cronica, senza più alcuna relazione soddisfacente,
con la fedina penale molto problematica,senza uno straccio
di lavoro ne la possibilità di averne uno data la sua
situazione (malattie e carichi penali) avrà magari poche
motivazioni per venirne fuori, probabilmente si lascerà
andare perchè il tornare a vivere comporta sacrifici troppo
grossi e risultati scadenti!
giuseppe galluccio
3 dicembre 2013 8:51 - ennio4531
... ma lasciamoli sproloquiare questi pifferai la cui
credibilità è talmente bassa che ben si guardano dal
frequentare i centri di recupero per spargere il loro sapere
basato sul ... pattume ....
Migliaia di persone cercano ogni giorno di uscire
dall'inferno della dipendenza .... è questi zufolanti fanno
... spallucce ..
Una cosa è certa : quando un loro sodale cade nella
dipendenza ... lo mollano .
Anche un pò vigliacchi ... sono .
3 dicembre 2013 0:33 - roberto7266
Nell’ultimo decennio mentre Giovanardi e Serpelloni
terrorizzavano la popolazione, criminalizzando e
demonizzando la cannabis come fonte di ogni male, sono
aumentate la criminalità organizzata e la corruzione, sono
aumentati i consumi stessi di canapa e anche le spese per il
recupero sociale. Se si legalizzasse la cannabis sarebbero
ben 6 milioni in meno circa, i possibili ‘clienti’ per
questi avvoltoi delle comunità di recupero, anche se non
tutti i centri, per fortuna, concordano con il metodo di San
Patrignano e spesso si rifiutano di riempire le loro
strutture di innocui consumatori di canapa, ai quali non
saprebbero nemmeno quali psicoterapie applicare, visto che
malati non sono…e nemmeno criminali.
Molti Sert e molte scuole, inoltre, non si ritrovano nei
piani d’azione delle attuali politiche e respingono con
forza i blitz ai danni di studenti alle fermate degli
autobus e nelle classi, organizzati e voluti invece dal DPA,
da sempre “braccio armato” della legge Fini-Giovanardi.
Sono circa 147.000, secondo i dati del DPA, i consumatori di
cannabis presenti attualmente nelle comunità in alternativa
al carcere (perchè ‘dietro le sbarre’ si muore di
tubercolosi e si campa di stenti), persone che pur essendo
semplici consumatori di cannabis accettano di dichiararsi
spacciatori o tossicodipendenti solo per poter usufruire di
sconti di pena prima e di alcuni benefici dopo, per poter
uscire da quell’inferno che è la galera ed espiare le
loro ‘colpe’ in un altro luogo che sperano essere più
umano. Altre decine di migliaia sono invece seguiti fuori
dagli assistenti sociali e dai Sert, sono soprattutto
minorenni che vengono accusati di piccoli reati legati al
possesso di droghe leggere oltre la soglia minima
consentita, o della coltivazione anche di una sola piantina
di canapa. Circuiti dove ogni diritto civile viene sospeso e
soppresso, in nome di un fantomatico recupero sociale coatto
e a vita. Per ogni “ospite” le comunità percepiscono
dei fondi dal sistema sanitario locale, si viene a creare
così una micro società nella società, attraverso
donazioni private di denaro, di cibo e di apparecchiature e
con la creazione di laboratori dove vengono lavorate, a
titolo gratuito, le produzioni agricole e manifatturiere di
proprietà dei centri stessi, con il consenso dei politici
di turno, perché più grande e ‘capiente’ è una
comunità, più saranno i soldi che vi girano attorno e più
potere otterrà chi la gestisce (vedi, per l’appunto, San
Patrignano, i suoi finanziatori, le pellicce prodotte,
l’allevamento di purosangue e via dicendo!). E’ un
business vero e proprio, che si alimenta con il lavoro
quotidiano e gratuito, ma anche della paura e del dolore dei
malcapitati e che approfitta delle debolezze e dei problemi
della gente che vi incappa, sempre più spesso persone
comuni, vittime di una legge criminogena che di recupero non
avrebbero proprio alcun bisogno. Questi discorsi valgono
anche per i CIE, i centri di identificazione ed espulsione,
che prendono dallo Stato cifre sostanziose, giornaliere, per
ogni immigrato clandestino ‘ospitato’. Le leggi gemelle,
la Bossi-Fini e la Fini-Giovanardi, fanno quindi smuovere
ingenti risorse economiche, sia negli ambiti legali che in
quelli illegali, soldini che “in uscita” il nostro Paese
non potrebbe permettersi e che di certo non servono a
tamponare o a risolvere i fenomeni relativi, nè, tanto
meno, a provvedere sul serio alla sussistenza e alla cura
dei consumatori di sostanze stupefacenti o degli immigrati.
“La Fini-Giovanardi non si tocca”, tuonano i suddetti
personaggi da San Patrignano …e “la Bossi-Fini non deve
essere abrogata”, esclama poi l’attuale vicepremier,
loro compagno di partito e complice di tante marachelle
politiche, e tutti fanno leva sui timori dell’opinione
pubblica, sugli istinti più bassi, perché alimentando le
paure si ottengono i massimi risultati con i minimi sforzi,
si ottiene controllo e abnegazione. Lanciare una politica
fondata sul terrorismo psicologico e sulla paura …e
procedere poi con quella della soluzione e della
rassicurazione, ha sempre funzionato e funziona ancora! La
volontà è di continuare a lasciare tutto così come è,
perché in questo modo continuerebbero ad essere garantiti i
guadagni che ci sono stati finora, e la malavita
continuerebbe ad agire indisturbata, a proliferare e a
“ringraziare a suo modo” certi personaggi. E guarda caso
ce ne sono alcuni che sembrano sentirsi molto coinvolti …i
vari Giovanardi, Gasparri e compagnia bella, sembrano
sguazzare in questo pantano, sempre pronti a difendere
l’indifendibile, a cercare di raccattare voti da un bacino
elettorale fatto di anziani pieni di pregiudizi, da evasori
in odor di mafia, da razzisti o fascisti nostalgici, da
gente poco informata (ignorante) e soprattutto spaventata da
ciò che non conosce, facilmente suggestionabile… da
quella parte di Italia, insomma, a causa della quale tutto
rischia sempre, di rimanere esattamente com’è. Perché
nulla deve cambiare per loro …ma per noi sì!
Giovanni M. Valentina C. – ASCIA
3 dicembre 2013 0:32 - ennio4531
.. saluta pure il tuo führer , il pattume ludico, dal quale
non puoi che ... dipendere rendendo l tua libertà
effimera e ... fasulla.
3 dicembre 2013 0:21 - roberto7266
Heil mein fhurer!
3 dicembre 2013 0:05 - ennio4531
" La droga è male, il tossicomane è un peccatore! Come
tale lo si deve "salvare " dalla sostanza (il male) e da se
stesso insegnandogli a vivere, visto che lui da solo non lo
sa fare.."
Di chi state parlando ?
Forse di don Gallo , don Mazzi ?
Stiamo ... scherzando ?
Riguardo poi all'insegnamento al vivere, questo è una
realtà che investe i tossicodipendenti che qualche
difficoltà a vivere oggettivamente l'hanno.
2 dicembre 2013 20:32 - roberto7266
La comunità terapeutica
Tratto delle comunità, nella pagina introduttiva di questa
sezione non perchè le abbia particolarmente in odio. Tratto
di esse perchè permettono facilmente di capire la questione
droga, o comunque di averne una visione più corretta.
La comunità terapeutica nasce per dare risposta alla
richiesta di aiuto delle famiglie che vivono al proprio
interno il problema della tossicodipendenza. Gestite per la
maggior parte dai preti hanno quasi sempre una visione
"mistico/religiosa" del problema. La droga è male, il
tossicomane è un peccatore! Come tale lo si deve "salvare "
dalla sostanza (il male) e da se stesso insegnandogli a
vivere, visto che lui da solo non lo sa fare. Quanto sia
aberrante questa idea alcuni lo capiranno da soli. Per gli
altri passerò a qualche esempio. Nessuno di voi ha un
vizio? Magari innocente, banale? Io dico di si! Tutti, ma
proprio tutti abbiamo una dipendenza. Il sesso, l'alcol, i
medicinali, la droga, la nutella, la TV, il tabacco, il
caffè.
Ora poniamo che siete un tabagista, il termine corretto è
questo, ad un certo punto per una serie di motivi il tabacco
diviene illegale. Cosa succederebbe ? Che un sacco di gente
continuerebbe a fumare al mercato nero e sarebbe costretto a
violare la legge. Per effetto del proibizionismo, i prezzi
salirebbero alle stelle. Chi non potrà permettersi quei
prezzi e non avrà comunque la forza di smettere cosa farà
? Incomincerà a rubare a mentire, finendo in una spirale
senza ritorno. L'unico aiuto che troverà sarà quello di
una comunità per tabagisti che pretenderà di insegnarvi il
modo corretto di vivere, in quanto voi siete un deviante,
avete trasgredito la legge, siete un emarginato...Voi che
avete vissuto per 40/ 50 anni nella completa onestà, siete
finiti in una merdosa comunità perchè un politico coglione
di turno ha deciso che il vostro vizio non è permesso. "Il
suo vizio si, il vostro no!"
Ecco provate a vederla in questo modo e poi ripensate alla
droga, alle comunità e alla pretesa di insegnare a vivere a
qualcuno. Chi è che può dire che la sua vita è il modello
da seguire e quella degli altri è sbagliata? Chi stabilisce
i modelli corretti? Solo chi è fanaticamente religioso può
credere una cosa del genere.
http://www.altrestorie.org/news.php?extend.256
2 dicembre 2013 18:20 - ennio4531
.. più in là del copia/incolla non va ....
Deve trovarsi in una fase regressiva .
Semplice clone ? Forse ... automa ?
O .. appartenente agli .psittaciformi ?
2 dicembre 2013 16:29 - Cepu
Certo, l'ineffabile Giovanardi sta come al solito
approfittando di una disgrazia per fare un po' di bassa
propaganda.
2 dicembre 2013 14:21 - ennio4531
Il balilla cepu ê proprio un campione nel copia/incolla
.
Vive di luce ... riflessa ...
26 novembre 2013 11:21 - IVAN.
....Morale; l'ineffabile Giovanardi sta - come al solito -
approfittando di una disgrazia per fare un po' di bassa
propaganda. ....
2 dicembre 2013 12:11 - Cepu
Morale: l'ineffabile Giovanardi sta come al solito
approfittando di una disgrazia per fare un po' di bassa
propaganda.
2 dicembre 2013 12:11 - Cepu
Morale: l'ineffabile Giovanardi sta come al solito
approfittando di una disgrazia per fare un po' di bassa
propaganda.
29 novembre 2013 18:56 - ennio4531
... prego .
29 novembre 2013 11:58 - chinaski
Sono completamente d'accordo con quanto riportato
dall'articolo da te aggiunto. Grazie.
29 novembre 2013 10:34 - ennio4531
.. e bravo chinaski .. cosa fai ?
Copi/incolli dai siti quello che ti pare notizie del 2004
?
Intanto alcune osservazioni:
"Secondo le ricerche di scienziati britannici..."
Quali sarebbero questi scienziati ??? Mah...
"Un gruppo di 20 guidatori tra i 21 e i 40 anni hanno
partecipato a una prova di guida simulata...."
Ah... un test su 20 guidatori è sufficiente per trarre
conclusioni 'scientifiche '?
Suvvia non facciamo ridere i polli !
Aggiungo per completezza di informazione quello che hai
omesso, sicuramente per distrazione, copiando dallo stesso
sito ...
"Canapa e circolazione stradale
maggio 8, 2008
Probabilmente il rischio acuto più concreto è di tipo
indiretto e consiste nella possibilità di causare o subire
incidenti, soprattutto della circolazione.
Una dose di canapa diminuisce la concentrazione, riduce la
capacità di orientamento, limita la coordinazione dei
movimenti e rallenta i riflessi e i tempi di reazione; in
questo senso, si comporta come l’alcol. In laboratorio
l’effetto di uno spinello sulle funzioni psicomotrici è
stato paragonato ad un’alcolemia dello 0.7-1%.
E’ però probabile che in condizioni più realistiche di
quelle sperimentali l’effetto risulti meno marcato.
Inoltre la canapa causa una lieve dilatazione delle pupille,
accompagnata da un rallentamento della reazione alla luce,
particolarmente di notte
E’ stato osservato che i fumatori tendono a sovrastimare
l’influsso della droga sulla guida. Di conseguenza sono
più concentrati e guidano più lentamente e con maggiore
prudenza. Con l’alcol invece succede piuttosto il
contrario.
La capacità di guida è certamente compromessa per 2-4 ore
dopo il consumo, in parallelo con l’evoluzione degli
effetti; secondo alcuni autori l’influsso può protrarsi
fino a 24 ore.
L’associazione di alcol amplifica evidentemente i
rischi.
Fonte: Panoramica sulla canapa e i suoi derivati
di Giovan Maria Zanini, farmacista cantonale aggiunto "