La 194 del 22 maggio 1978, ufficialmente
legislazione in difesa della maternità, in pratica
normativa che regola l’interruzione volontaria della
gravidanza, introdusse la facoltà per il personale medico e
paramedico di esercitare l’obiezione di coscienza, una
possibilità della quale usufruirono una percentuale
preponderante degli aventi diritto e non solo, ricordo
infatti che nell’ospedale dove lavoravo i primi due
colleghi che si precipitarono in direzione sanitaria furono
due oculisti!
La legge, frutto all’epoca di un
ipocrita compromesso tra cattolici e forze di sinistra, ha
compiuto trenta anni di vita, mostra vistose incongruenze
che il tempo ed alcune scoperte scientifiche hanno
accentuato e necessita urgentemente di alcune modifiche, in
primis la possibilità di scelta del medico da parte della
paziente. Un argomento scottante, che cerco da tempo di far
giungere, se non nelle aule parlamentari, almeno sui mass
media per un confronto sereno tra idee contrastanti, ma in
questo articolo vorrei concentrare la discussione unicamente
sul problema dell’obiezione di coscienza, segnalando ai
lettori due mie contributi recenti, che sono stati
pubblicati sui due principali quotidiani del Paese: la
Repubblica ed il Corriere della sera.
Egregio
dottore, l’obiezione di coscienza è un diritto
sacrosanto, previsto in molte legislazioni europee, che
permette ai sanitari di non avere una parte attiva in
prestazioni mediche contrarie ai propri principi morali.
Lentamente questa facoltà è stata allargata a
dismisura, dando luogo a comportamenti paradossali, come il
portantino che non vuole accompagnare una paziente che deve
sottoporsi ad interruzioni di gravidanza o il farmacista che
si rifiuta di vendere la pillola del giorno dopo, nonostante
la presentazione della ricetta ed il farmaco sia
regolarmente registrato nella farmacopea. Senza tenere conto
dell’obiezione dichiarata per non inimicarsi il direttore
sanitario o il protettore politico, uno squallido prosseneta
che tutti coloro che esercitano in strutture pubbliche sono
costretti ad avere. Molti per quieto vivere o vigliaccheria
dimenticano che la coscienza quando non è d’accordo con
una legge ritenuta sbagliata o un sentenza avversa quando si
è innocenti deve essere pronta a ribellarsi, a costo di
essere perseguitati, di non fare carriera, di perdere il
lavoro, gli amici, la libertà, al limite anche la vita.
Troppo facile l’obiezione che fa pagare ad altri il costo
di una scelta comoda, ma in questi casi non si tratta di
coscienza, ma di una pallida parvenza di morale ipocrita e
menzognera. La Repubblica - 19 dicembre 2008, pag
32
Caro Romano, in riferimento alla lettera
sull’obiezione di coscienza negli Stati Uniti, vorrei
precisare che essa, come in Francia, Spagna e Inghilterra,
è del tutto ininfluente perché le interruzioni di
gravidanza avvengono la gran parte in cliniche private. Una
situazione diametralmente opposta a quella dell’Italia
dove una legge vecchia, frutto di un difficile compromesso,
permette l’aborto solo nelle strutture pubbliche, per cui
l’obiezione di coscienza, spesso fasulla, incide
pesantemente sui tempi di attesa, esasperando le donne, già
costrette ad una scelta sofferta e difficile. Corriere
della Sera – 12 aprile 2009, pag 31
29 ottobre 2007 0:00 - Gianni
Ancora una volta il papa ha perso una bella occasione per
mettersi la lingua in quel posto. Non la finiranno mai
di rompere i coglioni agli Italiani con le loro manie da
medio evo. Arriverà un giorno in cui la gente capirà
che sono dei poveri mentecatti da ignorare. Gianni
29 ottobre 2007 0:00 - chiara
Il farmacista vende prodotti e non prescrive farmaci!!!!
ciò vuol dire che si attiene alla prescrizione di un
medico, il quale ha avuto almeno un contatto con il
paziente. il farmacista non conosce il paziente.
l'obiezione di coscienza proposta in queste modalità mi
sembra una comoda via d'uscita per risollevarsi dal
problema (etico o meno) di essere o sentirsi partecipi di un
aborto. introducendo l'obiezione di coscienza non
diminuiranno certo gli aborti. nelle grandi farmacia inoltre
si presentaranno una serie infinita di altri problemi:
titolare e dipendenti devono essere d'accordo su quali
farmaci vendere o meno (la vedo dura). questo è un mero
tentavivo della Chiesa di arginare l'aborto sperando un
giorno di renderlo illegale nel nostro Paese, ma non si
rende conto che così facendo torneremo come agli anni
'50 con le mammane e il ferro da calza. perchè non
introdurre l'obiezione di coscienza anche alle mercerie?
la mia è ovviamente una provocazione ma a questo punto
preferisco che il farmacista torni a essere un semplice
commerciante!