V:F:C: lo farai, lo farai, tra poco dovrai farlo, dovrai
obbedre, ma non ai tuoi simili poiché, nel caso, ci sarebbe
al massimo anarchia, ma a un tuo simile, uno solo, il Capo.
Sarà lui a dirti ciò che devi, tutto il resto non lo
dovrai, far giorno per giorn. Tu non dovrai pensare non
dovraisolt stringere le mningi, ci srà un altro a
strizzarti il cervello. Allora sì che sarai contento e
felica.
4 febbraio 2009 0:00 - Brrrrrrr......
Se quanto rivela questo dottor Gunning fosse vero, sarebbe
qualcosa di veramente inaudito, agghiacciante, ben oltre
l'ideologia nazista (vabbè, siamo in Olanda!)...
Considerata la ben nota debolezza italiota, il nostro paese
precipiterebbe in breve tempo ancora più in basso, basta
tenere a mente cosa è già successo al suo tasso di
natalità, del resto i due fenomeni sono ovviamente
complementari...
4 febbraio 2009 0:00 - cosimo
L'eutanasia, un incubo per i più deboli Medico pro
life: in Olanda una crescita del 30%, a rischio depressi e
malati di Alzheimer - "Ormai la mentalità di morte è
diventata norma per tanti miei colleghi Conosco casi
agghiaccianti" - Il dottor Gunning propone una
petizione all'Onu perché gli Stati proteggano
l'esistenza dei loro cittadini, senza
discriminazioni
L'AIA - "La strada della
morte è stata aperta nel 1971, quando l'Associazione
dei medici olandesi ammise l'aborto. Fu così rimosso il
pilastro dell'etica professionale, la difesa della vita
umana senza condizioni. Allora, l'Associazione dichiarò
solennemente che non avrebbe mai tollerato l'eutanasia.
Due anni dopo, un tribunale già proscioglieva il primo
dottore che aveva affrettato la morte di sua madre. Nel
1981, l'Associazione medica cedeva sulla morte per
pietà". Anziano e malato di Parkinson, il dottor Karel
Gunning non ha perso la sua forza polemica. E' ancora,
come da anni, il presidente della Federazione Mondiale dei
Medici che rispettano la Vita.
- Lei contesta le
cifre ufficiali, che parlano di 3200 eutanasie l'anno...
"Sono i casi che l'Olanda chiama eutanasia, ossia
l'uccisione del paziente su sua richiesta. Ma già nel
1991, il cosiddetto Rapporto Remmelink stabilì che, su
centotrentamila decessi annui in Olanda, ben ventimila (il
quindici per cento del totale) riguardavano casi in cui il
medico aveva preso misure 'terapeutiche' con
l'obiettivo, primario o secondario, di mettere fine alla
vita del paziente. Nel 1995, un più aggiornato rapporto
ufficiale ha mostrato che da ventimila, i casi di uccisione
semi-intenzionale erano saliti a ventiseimila, un aumento
del venticinque per cento. E i casi di ciò che si chiama
eutanasia in Olanda erano passati da duemila a tremila, una
crescita del trenta per cento". - Inevitabile?
"Per forza. E' un piano inclinato. Quando si
accetta di uccidere in un singolo caso, come 'unica
soluzione', si finirà per trovare centinaia di altri
casi in cui la 'soluzione' di uccidere diventa
accettabile. All'inizio occorreva l'esplicita
richiesta del paziente; adesso si possono sopprimere i
comatosi e i bambini con gravi malformazioni. Prima,
l'eutanasia era ammessa solo su pazienti terminali. Ma
già nel 1991 uno psichiatra di nome Chabot fu prosciolto,
dopo aver provocato la morte di una donna di
cinquant'anni che soffriva di depressione psichica. Poi,
in un altro caso, l'eutanasia ha 'beneficiato'
una ragazza di venticinque anni, sofferente di anoressia
mentale. E di recente un un senatore socialista ottantenne,
Brongersma, ha chiesto e ottenuto di essere
'terminato' non perché fosse malato o depresso, ma
perché era stanco di vivere". - Dunque la legge, pur
molto permissiva, è già superata dai fatti. "La
mentalità di morte è diventata la norma fra i medici
olandesi. Conosco un internista che curava una paziente con
cancro ai polmoni. Arriva una crisi respiratoria, che rende
necessario il ricovero. La paziente si ribella: non voglio
l'eutanasia, implora. Il medico l'assicura,
l'accompagna lui stesso in clinica, la sorveglia. Dopo
trentasei ore, la paziente respira normalmente, le
condizioni generali sono migliorate. Il medico va a dormire.
Il mattino dopo, non trova più la sua malata: un collega
gliel'aveva 'terminata' perché mancavano letti
liberi". - C'è da aver paura. "Infatti la
gente ha paura. So di un malato di Alzheimer ricoverato in
una casa per non autosufficienti. Una settimana dopo, la
famiglia lo trova in stato di coma. Sospettano qualcosa, e
così lo fanno trasportare all'ospedale, dove il
paziente si riprende dopo l'infusione intravenosa di tre
litri di liquido. Era stato lasciato disidratato. E'
vissuto, per quanto ne so, almeno un altro anno". - E
lo facevano morire di sete. "Un collega m'ha
raccontato questa: vecchio paziente ospedalizzato, in
agonia. Il figlio chiede ai medici di 'accelerare il
processo', in modo che il funerale del padre potesse
aver luogo prima della sua partenza per le ferie
all'estero, già prenotate. I medici eseguono, giù con
la morfina. Ma qualche ora dopo, il paziente si siede sul
letto, è persino di buonumore. Finalmente, aveva avuto la
somministrazione di morfina sufficiente per calmare i suoi
dolori, e stava meglio! Episodi del genere si raccontano fra
medici come fossero normali. Come fosse normale uccidere un
paziente per compiacere i familiari". - Insensibilità,
abbandono terapeutico, eutanasia per futili motivi: ma come
può accadere nella civile Olanda? "Un incubo. Io ho
proposto una petizione all'Onu per un'aggiunta alla
Dichiarazione dei Diritti dell'Uomo che suoni
pressappoco così: Ogni Stato ha il dovere di proteggere le
vite di tutti i suoi cittadini senza discriminazioni.
Intanto, con la nuova legge, c'è chi pensa di
proteggersi tenendo in tasca una dichiarazione, in cui nega
il diritto a compiere eutanasia su di lui. Misura
precauzionale, se si viene ricoverati in stato
d'incoscienza".
15 maggio 2007 0:00 - Sergio
La legalizzazione porta al controllo di un fenomeno e quindi
alla gestione consapevole e partecipata. Oggi, dove
l'eutanasia è proibita o dove addirittura si viola la
legge per impedire il diritto al rifiuto delle cure, a
decidere il momento della morte è spesso il personale
medico o i familiari del malato, quando quest'ultimo è
assistito a casa. Certamente non c'è trasparenza e
la mancanza di dialogo e confronto con chi potrebbe aiutarci
porta a vivere queste situazioni nel chiuso del proprio
dolore.
15 maggio 2007 0:00 - Enrico Falcinelli
L'unico effetto valanga lo provocano le spinte
ideologiche, perché è ridicolo pensare che solo
l'averla legalizzata abbia portato alla diminuizione dei
casi. Sarebbe come dire che legalizzando un farmaco la
malattia sparisca! Per come la so io, è avvenuta anche
in Olanda la battaglia etica che avviene da noi e la stessa
eutanasia è stata legalizzata per coronare l'ideale del
laicismo imperante che vi domina. Il fatto è che una volta
legalizzata si sono accorti che nessuno di quanti pensavano
di ottenere il plauso, chiedeva tale metodo. Così i
malati preferiscono, tutto sommato, pesare sulle spalle
dello Stato e delle famiglie e questo, al laicista, pesa
eccome! Ora, magari, vi è chi giustifica il mancato
numero utile per dar senso alla legge con un successo
mediante la quale l'eutanasia è diminuita. Potrei
capire solo se diminuisse quella clandestina, ma qui non si
dice.
Da quando la fabbricazione di armi ha
diminuito il numero delle morti mediante le quali?
Eppoi, questo gaudio per la diminuzione di qualcosa che noi
cattolici combattiamo proponendo vie diverse ed umane, e non
ideologie, che significa? Una figurata ma esplicita
espressione che vuol concordare con noi che l'eutanasia
non è a misura d'uomo ed è affettivamente
sconveniente? Non mi stupirebbe e dimostrerebbe come,
infatti, tante chiacchiere attorno a certi temi servono più
a far sventolare le bandiere di un certo colore che per
concorrere all'aiuto amorevole del prossimo!
Saluti.
15 maggio 2007 0:00 - OVVIO
Anto'... ma che cazzo dici?:
"grazie
della vostra attenzione e sensibilità al problema, spero di
riuscire nell'intento di proporre una soluzione alla
clandestinità di questo fenomeno, riconsegnando libertà e
dignità ha chi ne ha veramente bisogno"
questi attenti e sensibili signori, non hanno capito una
mazza esattamente come te!...
ma fossi cugino di
quell'altro imbecille?
14 maggio 2007 0:00 - Antonio Di Ciesco
grazie della vostra attenzione e sensibilità al problema,
spero di riuscire nell'intento di proporre una soluzione
alla clandestinità di questo fenomeno, riconsegnando
libertà e dignità ha chi ne ha veramente bisogno
12 maggio 2007 0:00 - V.F.C.
Ma dài, depenalizziamo tutti i reati, era così
ovvio!... Mica vorranno ancora negarmi la
"personale libertà" di fare quello che mi pare:
ci mancherebbe pure che ora che ho mandato al diavolo quel
cattivone di dio, mi tocchi ancora di dover sentire quello
che devo o non devo fare, e dai miei simili, per giunta!...
12 maggio 2007 0:00 - Lucio Musto
Questa davvero non l'ho capita!...
Me la
spiegate meglio?...
Ora che si può fare... non
la vuole più nessuno?... fichissimo!
Vuoi vedere
che abbiamo trovato una panacea?
12 maggio 2007 0:00 - Gianni
leggo solo il titolo e non posso che commentare: il vaticano
purtroppo lo abbiamo noi, che ha prodotto in questa nazione
sopratutto una schiera di tarati mentali che non vogliono
scegliere tra la fondamentale libertà dell'individuo e
la imposizione di ostacoli alla libertà, che una fede
religiosa stupida e oramai senza significato impone. Fede
che condizione chi dovrebbe fare leggi che mettano in primo
piano la libertà delle proprie scelte. Gianni