Propio la consapevolezza di ciò che provoca le scelte mi fa
dire che l'attuale battaglia per l'eutanasia è
negativa ed il modo con cui è condotta è largamente
disonesto in quanto non si indaga sul perchè e non si da
uguale spazio mediatico a persone in condizioni equivalenti
che fanno richieste opposte. L'oscurantismo a me non
piace da qualunque parte venga.Troppa ideologizzazione e
poca volontà di cogliere il problema nella sua reale
articolazione e complessità. Gradirei maggior forza a
richieste che promuovano quei condizionamenti che
favoriscono una scelta di lotta e di vita e non una
rassegnazione alla morte. Acenti più forti sul vivere e non
sul morire. Questo era il srenso del mio post purtroppo
suffragato da un certo numero di esperienze anche
dirette.
8 marzo 2007 0:00 - er metico
Una volta si chiedeva il diritto alle cure. Idioti,
oggi ci si limita a chiedere il diritto al rifiuto delle
stesse e di morire. Dignità? Mah! Se siamo ridicoli
anche davanti alla morte, come si può pretendere di prender
con serietà la vita? Fanculo.
7 marzo 2007 0:00 - Sergio
Ho la sensazione che si filosofeggi un po' troppo e si
perda l'aggancio con la realtà. Sebbene condivida
molte delle riflessioni esposte da Steven e in particolare
le osservazioni sulle "carenze assistenziali sotto il
profilo psicologico e antidolorifico", vorrei far
notare che disquisire sulla libertà di scelta è cosa ardua
e complessa. Cos'è la libertà se non la gabbia
che ciascuno "decide" di costruirsi? Ovvero, fuor
di metafora, l'unica libertà possibile è la
consapevolezza dei condizionamenti che ci fanno
scegliere. Scegliamo forse noi da chi nascere?
Scegliamo noi dove nascere? Scegliamo i vicini, i parenti, i
compagni di classe, i professori... No, il nostro bagaglio
di esperienze, la nostra formazione si fonda su non-scelte.
Valutare quanto un comportamento sia frutto di
"libera scelta" è operazione alquanto
improduttiva. Possiamo solo occuparci dei diritti: più
ampia sarà la gamma dei diritti più facile sarà una
scelta in sintonia con la propria sensibilità. Ben
venga il diritto di dire "basta!", ben venga ogni
azione tesa a sviluppare le strutture di sostegno
psicologico e di trattamento antidolorifico.
7 marzo 2007 0:00 - luciano di nepi
Finalmente una lettera che ,essendo piena di buon senso, ha
fatto il punto della situazione che io avevo anticipato nel
mio libro " De Eutanasia, lettera aperta di un laico ai
laici" ad Aprile 2006 La Magistratura ha fatto
una sentenza che nel caso Welby è ineccepibile dato che il
sig. Welby non aveva dato il consenso informato al
respiratore ma la moglie.L'Ordine dei Medici di Cremona
aveva gà assolto il dr. Riccio per cui ora spetta alla
Federazione Nazionale Ordine Dei Medici( Dr.
Bianco)stabilire il da farsi e anche l'onorario per il
suicidio assistito che sembra essere entrato nella pratica
professionale anche se contrasta con il Codice Deontologico
che mi risulta essere ancora valido. Vorrei inviare il
mio libro al redattore di questa lettera che può
contattarmi al mio sito "[email protected]
" Dr. Luciano di Nepi Ordine Medici Roma
n°11187
7 marzo 2007 0:00 - steven
Visto che benessere e volontà sono funzioni dell'uomo
vivo chi è poco favorevole all'eutanasia e insiste per
una maggiore efficienza assistenziale direi che è
l'unico che di tali funzioni se ne proccupa.
Comunque, per esperienza personale, determinati pazienti
propendono per chiedere azioni eutanasiche quando non
correttamente assistiti sul piano antidolorifico e/o
psicologico. Nei paesi ove l'eutanasia è in vigore
ormai da anni si assiste ad un progressivo calo di fatto
delle pratiche antidolorifiche e di supporto psicologico. Il
risultato è che sempre più pazienti chiedono trattamenti
eutanasici. Emblematico in tal senso è un recente caso
accaduto in Svizzerà dove un paziente italiano, lì
ricoverato in attesa di beneficiare del suicidio assistito,
in seguito ad un più appropiato trattamento terapeutico con
abbassamento della soglia del dolore, ha cambiato idea. Il
sistema ha reagito in malo modo sia nei confronti del
paziente, dimesso repentinamente, che del medico curante.
Sono notizie che aiuterebbero a formasi un quadro del
problema più obbiettivo ed equilibrato ma la stampa, e chi
dice di lottare per i diritti, tace accuratamente. Se na
trova menzione solo sulla stampa specialistica. Pertanto i
trattamenti eutanasici non si possono comnsiderare frutto di
libera scelta in quanto largamente influenzati da carenze
assistenziali sotto il profilo psicologico e
amtidolorifico. Nel nord Europa poi, per alcune
casistiche, esiste già l'eutanasia involontaria
(bambini nati con particolari disabilità o persone affette
da problemi mentali). In questo quadro, che i media
oscurantisti e non solo presentano solamente dal punto di
vista dei favorevoli all'eutanasia, l'unico a
beneficiare di qualcosa è il sistema sanitario che spende
sensibilmente di meno. Mi aspetto quindi prima o poi, in
ossequio alla filosofia efficientista e dell'uomo
essenzialmente animale, cioè alla filosofia che la vita
vale la pena solo quando consente la piena efficienza e del
diritto di sopraffazione del più forte sul più debole, mi
aspetto che prima o poi faccia la sua comparsa
l'eutanasia coatta per motivi economici. L'anziano
non è certo pienamente efficiente a volte anche nei giudizi
quindi basta autorizzare per legge, magari costituzionale,
un sostituto decisionale e poi fare battaglie per i diritti
legalmente tutelati. Del resto a cosa serve curare
costosamente un malato che si sà che morirà o che, se
riabilitato, non renderà più nulla o non potrà comunque
avere una vita pienamente dinamica? Forse, esagerando
per ora, in ossequio a questi principi, non conviene curare
alcuna malattia tanto si sa che prima o poi
quell'ammalato morirà. Si fa eccezione per persone di
particolare rilievo che possano pagarsi le cure. Così,
almeno il delirio intrapreso, almeno quello sarà completo.