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28 dicembre 2006 0:00 - Nonsologrigio
La libertà è libertà e questa cessa solo quando lede quella altrui. Il mio intervento, però ha un altro scopo; e mi rivolgo allo Stato Italiano che nulla ha fatto nei confronti del Vicariato di Roma. Le chiese nascono e si edificano, sul territorio nazionale, liberamente; il Concordato, prevede che con la stessa libertà, ogni cittadino possa accedervi senza alcuna restrizione. Come può il Vicariato, permettersi unilateralmente tale decisione? Come fa lo Stato Italiano a tacere? Uno Stato veramente liberale avrebbe dovuto, per il rispetto del defunto e dei suoi familiari, imporre d'autorità e nel rispetto dell'accordo, l'ingresso in qualsiasi chiesa del territorio nazionale
23 dicembre 2006 0:00 - Alex1
x roby
lei può benissimo pensarla diversamente, e guai se qualcuno le dovesse imporre di staccare la spina se lei si trovasse in quelle situazioni.
ecco, allora lasciamo che la stessa possibilità di decidere ce l'abbiano anche gli altri, perchè a loro deve essere imposta una volontà altrui?
che dio sia arbitro o no della vita lasciamolo dire alla chiesa e basiamoci solo su ciò che davvero esiste.
23 dicembre 2006 0:00 - silvia
per quelli che parlano di "strumentalizzazione" del caso Welby io grido BEN VENGA! E forse, e dico forse, anche questa volta gli amici radicali riusciranno a farci ottenere una legge giusta.
Forza ragazzi
23 dicembre 2006 0:00 - Giuliano

I nostri sonnolenti deputati hanno l'obbligo di regolamentare per legge le confuse modalità attuali. Il diritto alla propria morte è sacrosanto, quando la sofferenza è intollerabile e senza speranza di remissione.

Non si deve permettere a qualsiasi depresso di farsi aiutare a farla finita e non si deve permettere alla chiesa di mettere becco in faccende personali. La chiesa predichi in generale senza rivalersi sul singolo. Il rifiuto dei funerali religiosi non mi meraviglia. Se c'è un Dio Welby se ne sta beato dove i preti rifiutano di metterlo. In quel Paradiso dove di preti se ne vedono pochi e di papi nessuno.

Ed adesso che la battaglia e stata combattuta, i radicali la piantino di confondere la buona morte coi propri interessi. Tacciano nelle piazze ed urlino in Parlamento. Buon Natale, signora Welby, suo marito dorme sereno.
23 dicembre 2006 0:00 - Giuseppe Balsamo
Welby, il tuo sacrificio sarà la tua libertà, per noi e per sempre resterai sempre in vita per combattere insieme a noi le battaglie per il diritto di esistere e per il diritto di essere.
22 dicembre 2006 0:00 - Sergio Bagnasco
Welby con serena accettazione della transitorietà della vita umana è andato e ora dobbiamo fare i conti anche con la cialtroneria e la dabbenaggine che caratterizza molti dei non-rappresentanti del popolo italiano che occupano il parlamento.
Cominciamo. Ecco che, come un isterico padre a bordo campo, si agita Volontè e incita all’arresto dei responsabili di quel che lui ritiene un omicidio. Cialtronesco comportamento che denota scarso rispetto per l’ordine giudiziario che non ha bisogno di esortazioni per compiere il proprio dovere. Volontè stia tranquillo che se reato è stato commesso qualche magistrato provvederà. Il comportamento di Volontè legittima il dubbio che qualche magistrato si possa muovere per obbedienza non alle leggi ma alle consorterie partitiche.
Incalza Binetti che con una delle sue esilaranti sortite (note ormai come binettiate ovvero reazioni compulsive dovute a una grave infezione fobica nota come binettite, talvolta accompagnata da bindite acuta) chiede le dimissioni del ministro Bonino colpevole, a suo dire, di aver legittimato un comportamento contrario alla legge. Quale comportamento? Quale legge sarebbe stata violata? Quale legge proibisce l’interruzione di un trattamento sanitario senza il quale un paziente sarebbe deceduto da tempo? Quale legge prevede che una persona debba – senza prospettiva di guarigione - essere tenuta in vita artificialmente oggi con un respiratore, domani con un cuore artificiale o con uno stimolatore cerebrale… o con chissà quali ritrovati tecnologici che saremo in grado di costruire. Quale legge vieta che un cittadino possa decidere che la malattia faccia il suo corso. No, senatrice Binetti, le leggi prevedono che un cittadino deve dare il proprio consenso per qualsiasi trattamento sanitario e tale consenso può essere revocato in qualsiasi momento. Il medico ha l’obbligo di assistere il paziente, di proporre i trattamenti a suo giudizio più idonei ma spetta al paziente decidere cosa fare, quando farlo e fino a quando. Nessuna legge del nostro ordinamento è stata a mio avviso violata e persino gli insegnamenti della dottrina cattolica sono stati rispettati. Il “relativismo etico” della senatrice Binetti e delle gerarchie ecclesiastiche è insopportabile. Valutando le posizioni – anche in tempi recenti – della Chiesa in materia di trapianti di organi, di vaccinazioni, di procreazione assistita, di pianificazione familiare delle nascite, di sessualità, di vita, di morte e di pena di morte… risulta evidente quanto relative siano le elaborazioni dottrinali cattoliche e quante volte – nel corso dei secoli e sino ai nostri giorni – la Chiesa abbia fatto scelte etiche tragiche, sbagliate o quantomeno discutibili.
Ancora una volta una parte del mondo cattolico, egregiamente rappresentato dal ministro Bindi, alza la bandiera della ipocrita cultura piccolo borghese, i soliti benpensanti che invitano a comportamenti ovattati: fai quel che vuoi ma fallo in silenzio, in disparte, evita i riflettori, non farti notare, non alzare la voce, indignati di frequente, pecca con avidità ma pentiti nel confessionale, non parlare di sesso, fai sesso con chi ti pare e quando ti pare ma senza farti scoprire, scandalizzati sempre… Insomma l’eterno ignoriamo i problemi, facciamo finta di nulla.
Ministro Bindi, tutti sappiamo che moltissimi decessi sono “decisi” dai medici: ma questa non è ancora eutanasia.
La sospensione dei trattamenti sanitari è la semplice accettazione dell’inevitabile. Anche questo è amore per la vita, amore incondizionato che considera la morte come il momento della cessazione della percezione di esistere come la nascita è l’inizio della percezione di esistere: in mezzo c’è la vita. Per un laico la morte potrebbe rappresentare motivo di paura e angoscia, per un credente dovrebbe essere solo l‘inizio di un nuovo percorso… Probabilmente la rappresentazione cupa e drammatica della morte, il dolore e la sofferenza sono funzionali al mantenimento di posizioni di potere: se ci liberassimo dal dolore forse non pregheremmo più…
22 dicembre 2006 0:00 - lucianodinepi
Spegniamo le luci andiamo a casa in pausa di riflessione e ciascuno di noi si metta di fronte alla sua coscienza e tiri le conclusioni !

Buon divertimeto !

Dr. Luciano di Nepi
Ordine Medici Roma n°11187
22 dicembre 2006 0:00 - domenico de giacomi
Welby è riuscito dopo lunga e meditata sofferenza a prendersi la Sua liberta' grazie anche a un Medico Anestesista che sapientemente e silenziosamente ha interrotto un'evidente ACCANIMENTO TERAPEUTICO che Welby non aveva potuto scegliere ( leggere il Suo libro al punto in cui la Moglie cedendo umanamente alla paura ha chiamato il 118 e non lo ha lasciato morire -Lasciatemi morire Rizzoli Ed )) .
E' stato fortunato ma penso alle moltitudini di creature e Esseri Umani che non possono poter scegliere in alcun modo e in ogni condizione !
Tutto qui ' e al di la' di ogni Fede Politica ,Religiosa ,Filosofica ,Etica ,Deontologica è una verita' che potrebbe essere comprensibile a tutti .. solo e soltanto vivendola sulla propia pelle !


domenico de giacomi
iscritto ordine dei medici 4632 udine
22 dicembre 2006 0:00 - uno qualunque
Rispetto Welby e la sua scelta, ma ho quasi la nausea, non ne posso più di sentire parlare di questo caso.
Ho la nausea della strumentalizzazione che ne fanno i radicali, ora mi aspetto uno sciopero della fame e della sete e così via..
Per piacere date a Pannella e compagnia un lavoro da becchini così potranno sfogare tutta la loro necrofilia.
22 dicembre 2006 0:00 - Bruno Bargiacchi
Leggendo qua e la ho trovato due opinioni diametralmente opposte che rendono bene l’idea di quante siano le posizioni contrastanti su questo argomento.

“... Nicola 22-12-2006 11:17
Le Forze dell'Ordine arrestino immediatamente i responsabili dell'omicidio di Welby e gli ideologi di morte.
Nicola”

“ MARY 22-12-2006 11:17
Condannare il medico??? Ma è da folli ha eseguito la volontà di un essere umano ormai vegetale che era stanco di soffrire . Il governo, non approva, tutti devono dire la loro che vergogna!!!!! Illustri personaggi ma Voi al suo posto come vi sareste sentiti???? Il medico è stato un grande !!!!
MARY”


A causa di questa varietà sono convinto che per risposte di questo genere devo cercare una fonte superiore. Questa fonte superiore non può che essere (a mio avviso)il Creatore. Egli ha osservato la vita di miliardi di persone. Sa meglio di qualsiasi medico, bioetico o avvocato qual è la cosa migliore.

Vediamo dunque che tipo di aiuto mette a disposizione.

Un paio di premesse: la filosofia del salvare la vita ad ogni costo non riguarda solamente gli esperti di tecnologie mediche. Si tratta di un prodotto naturale della moderna filosofia. Se la vita attuale è tutto quello che c’è, può sembrare che la nostra vita debba essere salvata in qualsiasi circostanza e ad ogni costo. Ma in alcuni casi questa filosofia ha dato luogo a situazioni veramente angosciose: persone in stato di incoscienza sono state mantenute (e altre lo sono attualmente)“in vita” artificialmente per anni.

D’altro canto, ci sono quelli che credono nell’immortalità dell’anima. Secondo la loro filosofia, questa vita è solo un passaggio sulla strada che porta a qualcosa di meglio. Platone, che è tra coloro che diedero origine a questa filosofia, si espresse così:
“O è come un non esser più nulla, e chi è morto non ha più nessun sentimento di nulla; o è proprio, come dicono alcuni, una specie di mutamento e di migrazione dell’anima da questo luogo quaggiù a un altro luogo. . . . Se la morte è come un mutar sede di qui ad altro luogo, . . . quale bene ci potrà essere, o giudici, maggiore di questo?” — Platone, Opere complete, trad. di Manara Valgimigli, Bari, Laterza, 1987, Vol. I, pp. 67, 68.

Chi ha questa convinzione potrebbe considerare la morte un’amica, qualcosa di gradito e forse anche da affrettare. Tuttavia la Bibbia insegna che Dio considera sacra la vita. “Presso di te è la fonte della vita”, scrisse il salmista ispirato. (Salmo 36:9)

Secondo alcuni, le Scritture fanno riferimento a una specie di eutanasia nell’episodio in cui il re Saul, gravemente ferito, implorò il suo scudiero di ucciderlo. Considerano questo gesto una forma di eutanasia, un atto deliberato per affrettare la morte di qualcuno che stava già morendo. In seguito un amalechita asserì di avere ubbidito alla richiesta di Saul di metterlo a morte. Ma il gesto di quell’amalechita che pose fine alle sofferenze di Saul non fu approvato.
Questo comunque non significa che si debbano usare tutte le tecnologie per prolungare l’agonia il più a lungo possibile.

Le Scritture ci insegnano che la morte non è amica ma nemica dell’uomo. (1 Corinti 15:26)

Inoltre i morti non si trovano né in un luogo di sofferenza né in un luogo di beatitudine, ma in una condizione simile al sonno. (Giobbe 3:11, 13; Ecclesiaste 9:5, 10; Giovanni 11:11-14; Atti 7:60)

Le prospettive future di vita per i morti dipendono completamente dalla potenza che ha Dio di risuscitarli per mezzo di Gesù Cristo. (Giovanni 6:39, 40)

Pertanto grazie a ciò che Dio ci dice tramite la Bibbia la morte non è qualcosa da desiderare, ma non c’è neppure l’obbligo di compiere sforzi disperati per prolungare l’agonia.

Cosa dovremmo concludere?
Solo nei casi accertati di malattia allo stadio terminale (in cui è stato chiaramente stabilito che non c’è speranza) si dovrebbe considerare la possibilità di chiedere di interrompere qualsiasi tecnica medica atta a prolungare la vita. In tali casi non esiste nessuna ragione scritturale per insistere su una tecnica medica che servirebbe solo a prolungare un’agonia ormai molto avanzata.
Si tratta di situazioni spesso molto difficili e possono richiedere decisioni angosciose. Come si fa, ad esempio, a sapere se una situazione non ha via d’uscita? Sebbene nessuno possa saperlo con assoluta certezza, bisogna usare buon senso e cautela . Un periodico medico dà questi consigli ai sanitari:
“Se c’è disaccordo riguardo alla diagnosi o alla prognosi o a entrambe, si dovrebbe cercare di prolungare la vita finché non si giunga a un accordo ragionevole. Tuttavia, insistere oltre ciò che è ragionevole per avere la certezza può mettere in difficoltà il medico che cerca di scegliere fra varie terapie in casi disperati. La rara notizia che un paziente con un disturbo simile è sopravvissuto non è un motivo sufficiente per accanirsi con terapie inutili. Queste possibilità statistiche trascurabili non sono più importanti del ragionevole e prevedibile esito che influirà sul tipo di terapia da adottare”.

In una situazione del genere chi vuol seguire le indicazioni della Parola di Dio, paziente o parente che sia, si aspetta giustamente qualche aiuto dal medico. Questo periodico medico conclude dicendo: “In ogni caso non è giusto provvedere una gran quantità di fatti e di opzioni di carattere medico e non fornire al paziente ulteriori consigli circa le alternative in quanto al da farsi o all’astenersi dal fare qualcosa”.
I medici ammettono che “gli intensi sforzi per mantenere in vita possono, in realtà, diventare un prolungamento dell’agonia, anziché un prolungamento della vita”. Che dire dunque se i medici dichiarano che nella migliore delle ipotesi possono prolungare l’agonia con mezzi meccanici? Se la morte è chiaramente imminente o inevitabile, la Bibbia non richiede che l’agonia venga prolungata artificialmente. Lasciare che la morte faccia il suo corso in tali circostanze non violerebbe alcuna legge di Dio.

Ma la Bibbia non approva che la morte venga affrettata.

Scusate se mi sono dilungato troppo.

BRUNO BARGIACCHI

Via del Vingone, 9 – 52100 Arezzo
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E-mail ##
22 dicembre 2006 0:00 - Sandro
Già, la vita è dono di Dio, ma quando sarebbe finita la sua senza le macchine degli uomini? Questa considerazione ci riporta nella giusta dimensione di questo caso, umana appunto.
Se non altro, si deve a Welby il massimo rispetto per aver combattuto e grandemente sofferto in prima persona per una sua idea. Per questo non si può certo sostenere che il suo caso sia stato strumentalizzato, semmai il primo a farlo è stato Welby stesso, no?
Riposi in pace, ma noi abbiamo il dovere di continuare a ragionarci.
Buona giornata e buone Feste
22 dicembre 2006 0:00 - roby
Io non sono d'accordo con la decisione di Welby e' anche vero che non essendo nel suo stato di malato grave non posso capire il suo atteggiamento psicologico ed esistenzial. Ma mi viene sempre il dubbio di fronte a Dio che e' padrone della vita come posso giustificare questo atto? In fin dei conti questo atto lo vedo come una richiesta di suicidio da parte di terzi. Perdonatemi se la penso diversamente da chi ha fatto questo articolo, ma sono piu' che mai convinto che noi non siamo padroni assoluti della nostra vita, in quanto non ce la diamo per nostra volonta' e di conseguenza non possiamo togliercela. Dico che e' un dono e come tale va rispettato. Comunque preghero' per Welby perche' nell'altra vita possa finalmente essere libero e felice,della vera liberta' e felicita' data dall'essere figli di Dio.
Addio Welby.
Saluti e Auguri di Buon Natale.
22 dicembre 2006 0:00 - Anna
Lo avete strumentalizzato, e più di così non potevate.
21 dicembre 2006 0:00 - Simona
Mi sono permessa di riportare il vostro testo in un altro forum (il forum di lalla) ..

E' un modo come un altro per fare eco e per non calare un sipario su una battaglia che merita di esser portata avanti.

questo è il link del forum di lalla (li si chiama lupetta821) dove ho postato integralmente il vostro testo:

http://freeforumzone.leonardo.it/viewmessaggi.aspx?f=95568&i dd=211&p=2
21 dicembre 2006 0:00 - A.Biagiotti
Contro l'ipocrisie, e contro tutti i paracaduti, per chi vuole liberamente lanciarsi nel vuoto, e scegliersi il punto di atterraggio.
A.Biagiotti
21 dicembre 2006 0:00 - Claudia Moretti
La tua battaglia è la nostra battaglia,
grazie Piergiorgio




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