L’Italia è diventato (o lo è sempre stato?) un paese di
cacasotto. Ciascuno ha il diritto di rifiutare cure e
trattamenti sanitari. Questo è un diritto
costituzionalmente garantito e quindi, come tanti altri
diritti, calpestato e negato da chi dovrebbe agire nel
rispetto della Legge e delle Istituzioni. Ancora una
volta un evidente caso di denegata giustizia. Un
cittadino chiede che cessino i trattamenti e le terapie cui
è sottoposto e cosa decidono i giudici che il concetto di
accanimento terapeutico è vago, indeterminato, che ci
vogliono ancora altre leggi come se il diritto soggettivo
sancito dal nostro ordinamento non esistesse. Cosa fa
la brillante ministro Turco, interpella il consiglio
superiore della sanità perché valuti se c’è accanimento
terapeutico. Chi se ne frega se siamo o non siamo in
presenza di accanimento terapeutico: un cittadino ha diritto
(diritto, ministro Turco!) di rifiutare qualsiasi cura. Un
malato di polmonite, di cancro, di aids ha il diritto
(diritto, ministro Turco!) di non curarsi, di non sottoporsi
ad alcun trattamento o interrompere quelli già iniziati.
Ministro Turco, il rifiuto delle cure e l’accanimento
terapeutico sono due cose distinte: possibile che
dall’alto del suo scranno lei non colga la fondamentale
differenza che esiste tra i due aspetti? Poiché non
basta la dabbenaggine del ministro Turco, ecco che in suo
aiuto arriva il ministro Bindi che sentenzia che i radicali
stanno strumentalizzando Welby. Quando non si ha nulla da
dire, si strumentalizza il dolore e le battaglie altrui con
ridicole accuse. Welby – è il caso di dire – sta dando
“corpo” alla sua battaglia per l’affermazione del
diritto che ostinatamente continua a essergli negato. E i
radicali lo seguono, lo sostengono e rilanciano perché i
corpi incarnano le battaglie e da sempre sono mezzi e non
fini. Bisogna evitare le luci dei riflettori, vero
ministro Bindi? Invece no, accendiamoli questi riflettori e
puntiamoli su questa Italia di cacasotto e di politici del
kamasutra (possibile che i politici sappiano solo parlare di
posizioni e prendere posizione su tutto?). Oh, dimenticavo,
l’eutanasia non è nel programma di governo, rileva
l’attenta e acuta ministro Bindi. Il totem-programma
ancora una volta arriva in aiuto dei cacasotto. E chi se ne
frega del programma: i diritti e il riconoscimento dei
diritti non sono questioni di governo e di programma di
governo. Le istituzioni facciano il dovere che a esse
compete ogni volta che un diritto viene negato. Ciascuno si
attivi secondo coscienza e senza essere minacciato con la
rottura della coalizione o ricattato con veti incrociati
proprio perché non esiste vincolo di coalizione. Il
Parlamento quando si ricorderà che, oltre a rappresentare
gli interessi oligarchici dei partiti, nel tempo che avanza,
ovviamnete poco, rappresenta il Popolo sovrano (ma chi ci
crede più!) provi a legiferare nell’interesse del Paese
prendendo atto di quanto indegnamente (non)rappresenta gli
italiani. Se Turco e Bindi rappresentano il meglio
delle donne in politica, sono contento della scarsa presenza
delle donne nelle istituzioni.
Sergio
Bagnasco
17 dicembre 2006 0:00 - A.Biagiotti
Gentilissima Claudia, nelle jungla ci siamo da diverso
tempo. A parte i casi eclatanti come questo, ma nei pronti
soccorso accadono cose strane; non viene usata la stessa
prassi se il paziente ha una eta' diciamo "piu'
avanzata", in alcuni casi un arresto respiratorio viene
trattato in maniera piu' "economica" se il
malcapitato e' un anziano; una sorta di eutanasia per
far quadrare i bilanci? A.Biagiotti