Sig Lucio le parole inutili alle quali mi riferivo sono
anche le sue. La prego non continui con la solita manfrina,
ne abbiamo già abbastanza delle dichiarazioni del papa dei
vescovi e delle televisioni asservite al vaticano, degli
articoli sui giornali che fanno da eco alle continue
esternazioni di pretacchi e pretacchi mancati. Ditelo
chiaramente in Italia la libertà e fare quello che vuole la
chiesa il parlamento deve esser ai suoi ordini, almeno
sappiamo che non siamo in uno stato liberale ma in una
monarchia assolutistica, a chi non sta bene espatri
Questo vuol dire parlar chiaro. Non me ne voglia.
Gianni
15 dicembre 2006 0:00 - Lucio Musto
Visto che la ripetitività è di moda, non mi faccio
scrupolo di "postare" per la terza volta lo stesso
intervento, anche a rischio di una nuova "caduta di
stile"!
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Chiarezza?... è una parola!
Ed allora, visto
che tutti si sentono in diritto di esprimere un giudizio
definitivo ed universale sul serio problema
dell’eutanasia, ultimamente sbattuto in primo piano dal
“Caso Welby”, senza peraltro aver ascoltato altro che
quello capace di convalidare questa o quella idea
preconcetta, mi permetterò anch’io di fare qualche
considerazione.
Su tutto, meno che sul fatto che
il povero apostolo della morte voglia effettivamente
lasciare questa vita. Lo do per certo, e se così non
fosse il mio discorso varrebbe per un qualche altro
sofferente stufo di soffrire, ma con un nome diverso.
Partirò da una esperienza di dolore comune credo a
tutti, certamente già vissuta da chi ha una certa età,
familiare ad ogni medico. Credente, scettico, appassionato
o distaccato che sia. Il momento dell’ineluttabile,
quando per il familiare amato, per il paziente privilegiato
giunge il momento del distacco. Il momento preciso in cui
ognuno prende coscienza che “il possibile è stato
fatto” ed altro non è possibile che alzare le braccia al
cielo: in segno di impotenza per alcuni, di preghiera per
altri, di bestemmia per altri ancora.
Praticamente sempre, salvo le morti violente e solitarie,
c’è il “distacco della spina”, la dichiarazione
intima di impotenza, il saluto supremo all’anima che
parte. Quando la scienza cede il passo alla pietà
Prima del povero Welby innumerevoli volte, dopo di lui
altre innumerevoli volte. Abbiamo annuito io per mia
madre, tu per tuo nonno, molti per il loro figlio: “basta
così” e poi finisce. Nella consapevolezza di tutti,
nella sconfitta di ogni dedizione, quell’ultima inutile
“bomba” viene risparmiata al moribondo, quasi un sfida
alla morte che viene, cui consegniamo le armi, inutili ormai
ma ancora orgogliosamente strette in pugno in un atto di
estrema fierezza.
Non dipende dalla malattia, non
dalla devastazione fisica che il dolore ha operato, Altri
come lui, con la stessa patologia si sono spenti in mille
letti d’ospedali, altri con mali peggiori e più
degradanti, forse… al momento della morte, una bronchite
è turpe quanto la lebbra.
Welby quindi non
c’entra con la morte. Morirà come tutti gli altri, meno
“peggio”, o più “peggio”, e nemmeno con la
sofferenza; soffrirà la sua parte, troppa per la vita,
giusta giusta per la morte.
Lui, il martire,
c’entra solo con la legge. La legge degli
uomini. Più precisamente, una legge che non
c’è. Una legge da sempre applicata tacitamente e che
ora si vuole che sia anche scritta. Giustamente.
Welby continua il suo calvario perché qualcuno (o lui
stesso, si dice) ha scelto il martirio per spingere gli
uomini (no, non tutti gli uomini, solo il parlamento
Italiano) a scriverle in fretta, quegli opportuni articoli,
che comunque a lui personalmente non serviranno. Il
testimone di una idea, come Muzio Scevola, come Padre Kolbe,
come infiniti altri eroi, martiri e santi.
Ma
quella legge scritta oggi non c’è; pur se applicata, ma
solo in clandestina tacita pietà, scritta non c’è; ed a
lui non è concesso di morire. Vi si oppone il
“Giuramento di Ippocrate”, quello che ogni studente è
tenuto ad imparare a memoria e recitare a voce alta
pubblicamente prima che nel nome de “Il Popolo Italiano”
sia facultato ad esercitare la professione medica. Solo
come parentesi è da sottolineare come evidente che il
Vaticano e la Chiesa Cattolica non c’entrano niente,
contrariamente a quello che vorrebbero far crederete i
soliti opportunisti. Ippocrate visse quattro secoli prima
dell’era Cristiana e Cristo stesso chiese al Padre “se
possibile” di evitargli le sofferenze. Ma non fu
evidentemente possibile e si sa come andò a finire.
Ma il “Giuramento di Ippocrate” era superato, ed
infatti fu sostituito con uno nuovo che ne ricalcava però i
principi fondamentali, ed ancora il Codice Deontologico
Medico (solo del 1998!), impedisce ai medici di provocare
deliberatamente la morte. Constatato che il
“Codice” è posteriore di vent’anni alla legge
sull’aborto, considerato anch’esso omicidio dal pensiero
cattolico, legge questa regolarmente approvata ed attuata,
mi sembra abbastanza strumentale accollare la colpa delle
sofferenze di Welby alle ingerenze Vaticane.
Chiusa la parentesi indaghiamo dove mira tutto questo
battage sulla sofferenza del povero infermo.
Welby scrive al Capo dello Stato per manifestare la sua
volontà di porre fine alle sue sofferenze. Sa benissimo
di chiedere una cosa che è e non sarà nei poteri del
Presidente (che può fare grazia di vita, ma non di morte)
finché altri (il Parlamento, cioè il popolo italiano) non
decida diversamente.
Welby, che è malato ma
nient’affatto stupido, sa benissimo, o se no glielo
avranno sicuramente detto, che non è affatto facile fare
una legge siffatta, perché essa è legata a tante altre che
andrebbero modificate preventivamente, come lo stesso Codice
Deontologico Medico, la legge sull’accanimento
terapeutico, il testamento biologico eccetera…
probabilmente (ma non ne sono sicuro) servirebbe anche un
ritocco alla Costituzione del Popolo Italiano.
Welby e gli strenui sostenitori della sua idea sanno
benissimo che non c’è tanto tempo per il suo povero
corpo, e che la crociata, pur se lanciata oggi, non porterà
frutto che fra molto tempo.
Visto quindi che è
solo una lotta di giusto obiettivo a favore di sofferenti di
domani, si cerca di avviare l’iter legislativo al più
presto prendendoci dentro ogni energia ed intelligenza?....
Nossignori!
Si bada solo allo sfascio. Lo si
chiede al Ministro della Sanità, che furbescamente risponde
press’a poco: “io come Ministro non posso andare contro
la legge, e come persona non voglio farlo. Fatelo voi ed
assumetevene le conseguenze”.
Il Presidente
Napolitano, da parte sua, lancia un messaggio forte, dando
la grazia ad un medico in pensione che aveva ucciso il
figlio gravemente compromesso e perciò condannato.
Parecchie persone (anche autorevoli firme del nostro
forum di discussione) si sono offerte in prima persona per
porre consapevolmente termine alle sofferenze
dell’infermo, ma sono state impedite…
L’unica cosa che si vuole, da parte dei paladini di Welby,
è violare l’ordine costituito della legge e farlo
platealmente, con la maggior pubblicità possibile.
Ed allora, diciamolo con chiarezza. Tutta questa
messa in sena ha un solo obiettivo: destabilizzazione!.
Sulla pelle di un uomo morente. Come siamo caduti in
basso! Vergogna!
13 dicembre 2006
parole 1005 Intervento sui Forum IF e FR
15 dicembre 2006 0:00 - Gianni
Quante parole inutili, quante pagine scritte sulla
questione. Tutta polvere per confondere la gente, per creare
un problema che non esiste. Ogni persona deve essere
libera di decidere del proprio corpo. Tutti nella
normalità siamo sempre attaccati alla vita, ma capitano
alle volte delle situazioni in cui un persona non abbia nè
motivo nè speranza di continuare una vita dignitosa, ma
solo sofferenza, e preferisca affrettare la morte certa.
Ora che si debba giudicare una scelta solo per il fatto che
una delle tante insulse religioni affermi, non si sa bene su
quali basi, che la vita è un dono di un dio inventato, e
che si debbano creare problemi di etica morale dove non ci
sono mi pare una grande stupidata. Le leggi, in uno
stato civile, devono essere fatte in difesa della libertà,
non in difesa dei dogmi religiosi. Per ora in Italia
non pare possibile. Gianni
14 dicembre 2006 0:00 - domenico de giacomi
E' propio cosi ! lo ha detto l'Onorevole Prof
Buttiglione nel suo intervento su Rai 3 in merito alla
liberta' e alla non perseguibilita' della Legge nei
confronti di chi per Sua libera e consapevole scelta si
suicida .Certo a Lui Illustre politico e
"demagogo" puo' solo importare la
prevenzione per evitare giustamente ma senza
imporre che i 56 mila e passa suicidi l'anno che
in EU si tolgono la vita in modi orribili , atroci ,
dolorosi e talvolta pericolosi per l'incolumita'
altrui e per i gravissimi esiti invalidanti dei tentati
suicidi continuino "liberamente" a farlo !
Sul "nessuno puo' chiedere a un'altro di
dargli per qualsiasi ragione la morte " appare anche
qui ' evidente che l'Onorevole Buttiglione abbia
secondo la Legge ragione . Quindi a P.Welby e a
quanti come lui non rimane che arrivare a una
improbabile scelta individuale che nelle Sue\loro
condizioni è altamente improbabile possa arrivarvi da
solo e senza l'indiretto aiuto di qualcuno che gli
offra i mezzi con cui- propia mano - ( i suoi occhi
-computer ) possa raggiungere il termine delle Sue
atroci e artificiali sofferenze .
In tema di
prevenzione l'Onorevole Buttiglione perchè casi
cosi non ne debbano piu 'accadere( Terry Schiavo
-E.Englaro -C.Lambert -Sharon -WElby .. lasciatemi morire
e non rianimatemi etc) dovrebbe attivarsi per far votare
una Legge che faccia diventare Legale e indiscutibile
anche da parte dei Medici un liwing will sopratutto
per quel che concerne l'emergenza ( advanced directives
in emergenza -NO CPR =no\si rianimazione cardiopolmonare
-no\si defibrillare etc) di cui oggi si continua a non
voler parlare !I danni si continueranno periodicamente a
vedere ......
domenico de giacomi
iscritto ordine dei medici di udine 4632 specialista
in ortopedia e traumatologia e in medicina dello sport
ex traumatologo ospedali riuniti di bergamo