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30 settembre 2006 0:00 - Lucio Musto
"Accanimento Terapeutico" ed "Eutanasia" sono due cose differenti, e molto differenti, come tutti sanno.

Voler mischiare i due concetti, nel parlare di situazioni patologiche estreme è solo un pescare nel torbido per fini ignobili.
29 settembre 2006 0:00 - voce valdese
Sul sito della Chiesa valdese www.chiesavaldese.org si può leggere questa informativa sul dibattito sull'eutanasia.

Protestanti italiani: va raccolto l’invito lanciato dal Presidente Napolitano
Gianni Long: "Il tema impone un confronto parlamentare serio, laico, ed attento al pluralismo"


"Il Parlamento, il paese e le comunità di fede devono raccogliere l’invito del presidente Napolitano a riflettere sul tema dell’eutanasia". Lo afferma il presidente della Federazione delle chiese evangeliche in Italia (FCEI), Gianni Long che ha proseguito: "Come cristiani che credono nel dono divino della vita avvertiamo la delicatezza del problema e ci confrontiamo con diverse sensibilità teologiche e pastorali. Tuttavia come evangelici italiani siamo uniti nella convinzione che il problema debba essere affrontato in sede pubblica, con serietà e attenzione alle diverse posizioni, nel rispetto della laicità e del pluralismo culturale e religioso della società italiana. I protestanti italiani intendono contribuire con convinzione a un dibattito di così alto rilievo etico e politico".
Così i protestanti italiani intendono inserirsi nel dibattito sull'eutanasia rilanciato dopo l'appello di Piergiorgio Welby, vicepresidente dell'associazione "Luca Coscioni", al presidente della Repubblica per poter ottenere il diritto a morire. Il presidente Napolitano ha auspicato l'apertura di un dibattito sull'argomento, ma l’atteggiamento da parte di numerose forze politiche rischia di troncare subito la discussione. Il presidente della Camera Fausto Bertinotti ha chiesto di non fare cadere nel vuoto l'invito del Capo dello Stato.

In ambito protestante, l’Agenzia NEV ha raccolto una serie di commenti. Ermanno Genre, teologo protestante e docente alla Facoltà valdese di teologia ha affermato: "L'invito del presidente della Repubblica e del presidente della Camera a discutere della questione eutanasia è il meno che si possa fare. Discutere non vuol dire che si debba prendere ora una decisione pro o contro l'eutanasia, ma assumersi responsabilmente il problema posto e non eluderlo. La questione non è di dire sì o no ad una legge ma cercare delle risposte concrete che rispettino la dignità della persona. Nessuna legge dello Stato e nessuna morale religiosa potranno mai sostituirsi alla decisione di una singola persona che viene a trovarsi nelle condizioni di Welby e di altri come lui".
Il pastore Salvatore Rapisarda, vicepresidente dell’Unione cristiana evangelica battista in Italia (UCEBI), si è detto favorevole alla discussione, "purché non si tratti del solito dibattito fra sordi. Il dialogo è utile solo se le persone coinvolte sono d’accordo nell’arrivare ad una posizione nuova".
Per il pastore Holger Milkau, decano della Chiesa evangelica luterana in Italia (CELI), quello sull’eutanasia è "un dibattito molto difficile, ma non impossibile, e senz’altro auspicabile", anche se il Sinodo della CELI di qualche anno fa ha espresso la sua contrarietà a decidere sulla vita delle persone, considerata dono divino.
Per l’Unione italiana delle chiese cristiane avventiste in Italia (UICCA) permettere al paziente di morire rifiutando l’intervento medico che avrebbe come unico scopo di prolungare la sofferenza e dilazionare il momento della morte, sotto il profilo morale è da considerarsi in modo diverso dall’azione che avrebbe come prima intenzione quella di togliere la vita. "Siamo favorevoli ad un dibattito che offra la possibilità a tutti di comprendere in modo adeguato il valore della vita e anche il diritto alle scelte personali responsabili nel rispetto del valore della vita che Dio ci vuole continuamente ricordare anche nella sofferenza" ha dichiarato il pastore Daniele Benini, presidente UICCA.

Tratto da NEV - Notizie evangeliche del 27 settembre 2006






29 settembre 2006 0:00 - Francesco
Un cattolico può tranquillamente continuare a soffrire per la miglir gloria di dio e quindi non suicidarsi e/o non richiedere il trattamento eutasanico. Ugualmente può astenersi dal divorziare e continuare a portare la croce di un matrimonio andato in frantumi; può tranquillamente non praticare l'aborto: Quello che non mi spiego è perchè voglia imporre ad altri precetti e principi del proprio credo religioso. La Fede è un fatto personale; per un cristiano è un dono di Dio. Io questo dono non l'ho avuto e quindi non credo nella sacralità della vita. E poi se anche la vita fosse un dono di Dio, nel momento in cui ho l'ho ricevuto quel bene è mio. Se restasse del soggetto donante allora non sarebbe più un dono ma una concessione del bene in usufrutto. Smettiamo di giocare con le parole; smettiamo di speculare sulla superstizione, sulla suggestione sulle paure. Ma io sono Cattolico? Certamente si perchè, mentre ero insciente sono stato battezzato. Basta questo per essere Cattolico? Non credo. Bisogna aver Fede e seguire i principi e le regole della propria religione. Ma guardatevi intorno e chiedetevi: ma quanti cattolici lo sono senza poi praticare. Contestate ad un cattolico di avere una relazione estramatrimoniale; sorridendo vi risponderà: ma quello non è un peccato; e poi io mi confesso dico 5 Pater 5 Ave e cinque gloria e vengo assolto, dopo aver recitato l'atto di dolore. Il nostro Dio è misericorsioso e pietoso; persona tutto perchè conosce le debolezze umane.
E qui mi fermo. Francesco
27 settembre 2006 0:00 - Mario
bisogna veder morire qualcuno per capire cosa significhi l'eutanasia.

A volte è una cosa orrenda, altre volte può essere la fine di una sofferenza e di un dolore che il malato non può riportare.

Mio padre, morto di tumore ai polmoni, non ce la faceva più a respirare ed è morto di soffocamento dopo diverse ore di agonia.

La mia opinione ? SI! l'eutanasia è UN DIRITTO del malato e come tale dovrebbe essere liberalizzata per i casi più estremi.

Saluti
Mario.



26 settembre 2006 0:00 - Perchè
perche l'eutanasia deve essere vietata o non consentita?
Perchè dicono che la vita è sacra e non abbiamo nessun diritto di sopprimerla.
Però quando bisogna difendere la patria e, sappiamo che essa è tutto un businnes, allora gli stati acconsentono a farci morire ed uccidere con il beneplacito della santa romana chiesa.
Anche questa per il mio modesto parere è eutanasia,credete, non voluta dall'individuo ma da persone che non hanno scrupoli se non per il potere.
Chissà,forse mi sbaglio,ma credo che una persona abbia tutto il diritto di vivere o di morire.Noi non possiamo giudicare!
Chi crede in Dio sa che ha il libero arbitrio in questo caso sono gli altri che decidono per te.
Scrivere ai vari ministri non serve a niente,lo fatto diverse volte e mai mi hanno risposto.
Lasciate che il coraggioso Sig.Welby decida se vuole ancora soffrire o porre fine alle sue sofferenze e non a quelle degli altri.
26 settembre 2006 0:00 - vittorino
Sono cattolico e quindi dovrei essere contrario.Ma vedere le persone soffrire in quel modo e senza nessuna speranza Dio mi perdoni ma preferirei morire subito.Eutanasia in certi casi SI!!
26 settembre 2006 0:00 - Austen
Il problema del sig. Welby è un caso tipico di "accanimento terapeutico", che può essere risolto da lui stesso, essendo consapevole, col chiedere la cessazione delle cure che tanto lo affliggono. Chi lo presenta diversamente, simula pietà per lui, ma, in realtà, lo sta sfruttando ipocritamente per sfondare la porta dell'eutanasia sull'onda di emozioni di dubbia razionalità.
Il diritto a morire dignitosamente si vuole trasformare in "licenza di uccidere".
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30 settembre 2006 0:00 - Lucio Musto
"Accanimento Terapeutico" ed "Eutanasia" sono due cose differenti, e molto differenti, come tutti sanno.

Voler mischiare i due concetti, nel parlare di situazioni patologiche estreme è solo un pescare nel torbido per fini ignobili.
29 settembre 2006 0:00 - voce valdese
Sul sito della Chiesa valdese www.chiesavaldese.org si può leggere questa informativa sul dibattito sull'eutanasia.

Protestanti italiani: va raccolto l’invito lanciato dal Presidente Napolitano
Gianni Long: "Il tema impone un confronto parlamentare serio, laico, ed attento al pluralismo"


"Il Parlamento, il paese e le comunità di fede devono raccogliere l’invito del presidente Napolitano a riflettere sul tema dell’eutanasia". Lo afferma il presidente della Federazione delle chiese evangeliche in Italia (FCEI), Gianni Long che ha proseguito: "Come cristiani che credono nel dono divino della vita avvertiamo la delicatezza del problema e ci confrontiamo con diverse sensibilità teologiche e pastorali. Tuttavia come evangelici italiani siamo uniti nella convinzione che il problema debba essere affrontato in sede pubblica, con serietà e attenzione alle diverse posizioni, nel rispetto della laicità e del pluralismo culturale e religioso della società italiana. I protestanti italiani intendono contribuire con convinzione a un dibattito di così alto rilievo etico e politico".
Così i protestanti italiani intendono inserirsi nel dibattito sull'eutanasia rilanciato dopo l'appello di Piergiorgio Welby, vicepresidente dell'associazione "Luca Coscioni", al presidente della Repubblica per poter ottenere il diritto a morire. Il presidente Napolitano ha auspicato l'apertura di un dibattito sull'argomento, ma l’atteggiamento da parte di numerose forze politiche rischia di troncare subito la discussione. Il presidente della Camera Fausto Bertinotti ha chiesto di non fare cadere nel vuoto l'invito del Capo dello Stato.

In ambito protestante, l’Agenzia NEV ha raccolto una serie di commenti. Ermanno Genre, teologo protestante e docente alla Facoltà valdese di teologia ha affermato: "L'invito del presidente della Repubblica e del presidente della Camera a discutere della questione eutanasia è il meno che si possa fare. Discutere non vuol dire che si debba prendere ora una decisione pro o contro l'eutanasia, ma assumersi responsabilmente il problema posto e non eluderlo. La questione non è di dire sì o no ad una legge ma cercare delle risposte concrete che rispettino la dignità della persona. Nessuna legge dello Stato e nessuna morale religiosa potranno mai sostituirsi alla decisione di una singola persona che viene a trovarsi nelle condizioni di Welby e di altri come lui".
Il pastore Salvatore Rapisarda, vicepresidente dell’Unione cristiana evangelica battista in Italia (UCEBI), si è detto favorevole alla discussione, "purché non si tratti del solito dibattito fra sordi. Il dialogo è utile solo se le persone coinvolte sono d’accordo nell’arrivare ad una posizione nuova".
Per il pastore Holger Milkau, decano della Chiesa evangelica luterana in Italia (CELI), quello sull’eutanasia è "un dibattito molto difficile, ma non impossibile, e senz’altro auspicabile", anche se il Sinodo della CELI di qualche anno fa ha espresso la sua contrarietà a decidere sulla vita delle persone, considerata dono divino.
Per l’Unione italiana delle chiese cristiane avventiste in Italia (UICCA) permettere al paziente di morire rifiutando l’intervento medico che avrebbe come unico scopo di prolungare la sofferenza e dilazionare il momento della morte, sotto il profilo morale è da considerarsi in modo diverso dall’azione che avrebbe come prima intenzione quella di togliere la vita. "Siamo favorevoli ad un dibattito che offra la possibilità a tutti di comprendere in modo adeguato il valore della vita e anche il diritto alle scelte personali responsabili nel rispetto del valore della vita che Dio ci vuole continuamente ricordare anche nella sofferenza" ha dichiarato il pastore Daniele Benini, presidente UICCA.

Tratto da NEV - Notizie evangeliche del 27 settembre 2006






29 settembre 2006 0:00 - Francesco
Un cattolico può tranquillamente continuare a soffrire per la miglir gloria di dio e quindi non suicidarsi e/o non richiedere il trattamento eutasanico. Ugualmente può astenersi dal divorziare e continuare a portare la croce di un matrimonio andato in frantumi; può tranquillamente non praticare l'aborto: Quello che non mi spiego è perchè voglia imporre ad altri precetti e principi del proprio credo religioso. La Fede è un fatto personale; per un cristiano è un dono di Dio. Io questo dono non l'ho avuto e quindi non credo nella sacralità della vita. E poi se anche la vita fosse un dono di Dio, nel momento in cui ho l'ho ricevuto quel bene è mio. Se restasse del soggetto donante allora non sarebbe più un dono ma una concessione del bene in usufrutto. Smettiamo di giocare con le parole; smettiamo di speculare sulla superstizione, sulla suggestione sulle paure. Ma io sono Cattolico? Certamente si perchè, mentre ero insciente sono stato battezzato. Basta questo per essere Cattolico? Non credo. Bisogna aver Fede e seguire i principi e le regole della propria religione. Ma guardatevi intorno e chiedetevi: ma quanti cattolici lo sono senza poi praticare. Contestate ad un cattolico di avere una relazione estramatrimoniale; sorridendo vi risponderà: ma quello non è un peccato; e poi io mi confesso dico 5 Pater 5 Ave e cinque gloria e vengo assolto, dopo aver recitato l'atto di dolore. Il nostro Dio è misericorsioso e pietoso; persona tutto perchè conosce le debolezze umane.
E qui mi fermo. Francesco
27 settembre 2006 0:00 - Mario
bisogna veder morire qualcuno per capire cosa significhi l'eutanasia.

A volte è una cosa orrenda, altre volte può essere la fine di una sofferenza e di un dolore che il malato non può riportare.

Mio padre, morto di tumore ai polmoni, non ce la faceva più a respirare ed è morto di soffocamento dopo diverse ore di agonia.

La mia opinione ? SI! l'eutanasia è UN DIRITTO del malato e come tale dovrebbe essere liberalizzata per i casi più estremi.

Saluti
Mario.



26 settembre 2006 0:00 - Perchè
perche l'eutanasia deve essere vietata o non consentita?
Perchè dicono che la vita è sacra e non abbiamo nessun diritto di sopprimerla.
Però quando bisogna difendere la patria e, sappiamo che essa è tutto un businnes, allora gli stati acconsentono a farci morire ed uccidere con il beneplacito della santa romana chiesa.
Anche questa per il mio modesto parere è eutanasia,credete, non voluta dall'individuo ma da persone che non hanno scrupoli se non per il potere.
Chissà,forse mi sbaglio,ma credo che una persona abbia tutto il diritto di vivere o di morire.Noi non possiamo giudicare!
Chi crede in Dio sa che ha il libero arbitrio in questo caso sono gli altri che decidono per te.
Scrivere ai vari ministri non serve a niente,lo fatto diverse volte e mai mi hanno risposto.
Lasciate che il coraggioso Sig.Welby decida se vuole ancora soffrire o porre fine alle sue sofferenze e non a quelle degli altri.
26 settembre 2006 0:00 - vittorino
Sono cattolico e quindi dovrei essere contrario.Ma vedere le persone soffrire in quel modo e senza nessuna speranza Dio mi perdoni ma preferirei morire subito.Eutanasia in certi casi SI!!
26 settembre 2006 0:00 - Austen
Il problema del sig. Welby è un caso tipico di "accanimento terapeutico", che può essere risolto da lui stesso, essendo consapevole, col chiedere la cessazione delle cure che tanto lo affliggono. Chi lo presenta diversamente, simula pietà per lui, ma, in realtà, lo sta sfruttando ipocritamente per sfondare la porta dell'eutanasia sull'onda di emozioni di dubbia razionalità.
Il diritto a morire dignitosamente si vuole trasformare in "licenza di uccidere".
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