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Il virus nucleare, un’altra pandemia. Il Giappone di Fukushima scaricherà in mare oltre 1 milione di tonnellate di acqua radioattiva… e non si intravedono vaccini
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Articolo di Angela Furlan
7 novembre 2020 12:52
 
 Mentre Stati Uniti e Federazione Russa cercano un accordo per estendere la durata di New Start, il trattato per il disarmo nucleare siglato da Barack Obama e Dmitrij Medvedev nel 2010 che terminerebbe nel febbraio del 2021;

mentre il Trattato per la proibizione delle armi nucleari (TPAN) - un accordo di disarmo nucleare promosso dalla Campagna internazionale per l’abolizione delle armi nucleari (ICAN), dall’ONU e da varie organizzazioni mondiali, con l’obiettivo di proibire la produzione, la sperimentazione, lo stoccaggio e l’uso di armi nucleari – ha raggiunto l’obiettivo degli almeno 50 Paesi sottoscrittori e pertanto è pronto per entrare in vigore il 21 gennaio 2021;

il Giappone, approfittandosi del frastuono mediatico del Covid-19, che fa? Decide di scaricare in mare oltre 1 milione di tonnellate di acqua radioattiva proveniente dalla centrale nucleare di Fukushima.

Ebbene qualche giorno fa, fuggendo dall’informazione monocorde di Covid-19, mi sono imbattuta in un articolo di Manlio Dinucci su Il Manifesto che mi ha fatto letteralmente orrore. Il titolo è: “Fukushima, dilaga la pandemia nucleare”; il sottotitolo: “L’arte della guerra. Il Giappone scaricherà in mare oltre 1 milione di tonnellate di acqua radioattiva dalla centrale nucleare”.

E così ho appreso che in un futuro non ben definito, ma presumibilmente vicino – il momento odierno, per quanto ne sappiamo, potrebbe essere già passato – il Giappone avrebbe deciso di scaricare in mare oltre 1 milione di tonnellate di acqua radioattiva proveniente dalla centrale nucleare di Fukushima. Tanta è l’acqua che è servita a raffreddare il combustibile fuso a seguito del catastrofico incidente dell’11 marzo 2011. Ebbene, quest’acqua è stata stoccata all’interno della centrale in oltre mille grandi serbatoi, accomunandone 1,23 milioni di tonnellate – ci spiega Dinucci che prosegue – La Tepco, la società privata di gestione della centrale, “sta costruendo altri serbatoi, ma a metà del 2022 anch’essi saranno pieni. Dovendo continuare a pompare acqua nei reattori fusi, la Tepco in accordo col Governo, ha deciso di scaricare in mare l’acqua finora accumulata , dopo averla filtrata per renderla meno radioattiva (non si sa però in quale misura) con un processo che durerà 30 anni”….
Che dire? Se non fosse realtà, sarebbe la trama perfetta per un eccellente film dell’horror… di quelli, però, con i mutanti e non con i mostri che arrivano dal cielo. Insomma, un perfetto horror interamente “made in Earth”!

Comunque, come spesso accade in questi casi, ho condiviso l’articolo sul mio profilo personale di Facebook (poco più di 500 contatti. Lo so, un po’ sfigata anche se a me sembrano un’infinità) al fine di vedere che impatto avrebbe avuto. Personalmente ero convinta che sarebbe stato molto commentato e senz’altro condiviso. Ed invece, niente: due freddi “like” e nessuna condivisione (!)

Ma in che strano mondo viviamo?
Sia chiaro che non mi ritengo una “ecologista”, eppure, sono convinta che la Notizia riportata da Dinucci sia di una gravità tale da essere Assoluta e quindi intrinsecamente trasversale all’umanità tutta.
E’ una Notizia che non lascia scampo e che coinvolge, suo malgrado, il Pianeta intero. E’ una di quelle Notizie che fa (o almeno dovrebbe fare) davvero inorridire qualsiasi essere cosciente e responsabile e che fa (o dovrebbe fare) molta più paura delle notizie sul Covid-19.
A questo punto, essendomi sbilanciata su Covid-19, urge un chiarimento. Sia chiaro che, come non mi ritengo una ecologista, così non mi ritengo una negazionista di Covid-19. Questa precisazione, apparentemente banale, si rende invece necessaria in questa epoca di Coronavirus dove, se non si è “Covid-friends” allora si è negazionisti. Personalmente, cerco di trattenermi nel dare del Covid-friend e del negazionista perché ritengo che in tutti noi alcuni tratti siano Covid-friends ed altri negazionisti. Pertanto ritengo che attribuirci a vicenda dei Covid-friends o dei negazionisti, privilegiando magari certi tratti forse nemmeno così determinanti, finisca solo per alimentare l’ossessione in corso, che poco mi diverte e per nulla mi appassiona.
Detto ciò, mi interessa di gran lunga di più la Notizia dello sversamento dell’acqua radioattiva di Fukushima in mare, di cui so talmente poco…

Questo mio scritto vorrebbe, quindi, rappresentare uno spunto di riflessione, nonché il punto di partenza per aprire un dibattito sull’argomento allo scopo di creare un’ informazione responsabile. Sono bramosa di parlarne, di sapere e di approfondire.
Se non lo facciamo, significa che la razza umana, intesa quale specie animale detentrice di una intelligenza superiore volta all’auto-conservazione nei secoli dei secoli, è finita. Ed allora dovremmo ammettere che, forse, non siamo così intelligenti e lungimiranti come credevamo se non sappiamo nemmeno distinguere ciò di cui dobbiamo occuparci da ciò di cui possiamo preoccuparci.

Ed allora, cari lettori, vi esorto a leggere e ad approfondire questa Notizia che possiamo scegliere responsabilmente di non trascurare. Possiamo decidere di non stare zitti e di agire. Possiamo pretendere legittimamente di essere informati e lanciare appelli all’Organizzazione Mondiale della Salute, alle Nazioni Unite, ai rappresentanti dell’Unione Europea, alle associazioni ambientaliste più rappresentative, alle associazioni che tutelano i diritti umani (in primis, la salute) più rappresentative.

Concludo questo mio primissimo contributo alla vita di un dibattito pubblico sull’argomento, prendendo in prestito le parole lontane ma mai così vicine di Pier Paolo Pasolini in “Scritti corsari” (Garzanti Editore, 2008):
(…) “Nella vita pubblica ci sono dei momenti tragici, o peggio ancora, seri, in cui bisogna trovare la forza di giocare. Non resta altra soluzione. Dallo stile epistolare passerei qui dunque, caro lettore, a quello del volantinaggio, allo scopo di suggerirti il modo di non commettere, in questa circostanza, quello che i cattolici chiamano peccato di omissione, o, comunque, allo scopo di spingerti a fare il gioco, vitale, di chi decide di compiere un gesto “responsabile”” (…)
 
 
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