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Violenza donne. La forza dal contratto
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25 novembre 2024 9:50
 

Siamo consapevoli che le nostre unioni famigliari hanno un contratto alla base? E che spesso non ci facciamo caso più di tanto?


Oggi 25 Novembre, Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne. I numeri di questa violenza sono in crescita e le istituzioni, nonostante le buone intenzioni, non riescono ad arginarla.
 
Al di là delle parole e di tutti che dicono di essere buoni. Il fenomeno è anche economico. Le donne che lavorano sono meno degli uomini e vengono anche pagate meno. Poi ci sono le religioni, soprattutto quella che in Italia va per la maggiora, il cattolicesimo, che sono gestite solo da uomini, con le donne come gregarie (non un buon esempio da chi parla di forza della bontà…).

Quindi c'è la famiglia (costituita o in via di costituzione), luogo per eccellenza in cui si commettono la maggior parte delle violenze.
Famiglia come scelta religiosa, civica o di fatto. Famiglia che valuta come marginali, nonché spesso formalmente dovuti, gli accordi tra individui. Famiglia che si costituisce per scelte legate all’amore, alla riproduzione e agli interessi economici.

Codici, leggi, economia e socialità prendono poco in considerazione gli individui, ruotando molto sulla famiglia. Conseguenza: l’individuo è marginalizzato, non solo come soggetto in sé ma anche come parte di un nucleo, famiglia o meno che sia. La famiglia è un’entità in cui c’è il capo, più o meno naturale o riconosciuto (capofamiglia all’anagrafe). E in questo contesto, siccome è il maschio che generalmente comanda, è la donna ad essere gregaria.

Nella nostra lingua si dice contrarre un matrimonio, o un prestito o un accordo. Il significato è che alla base di questi accordi ci sia un contratto. Nel matrimonio - in chiesa o dal Sindaco - le linee generali di questo contratto vengono ricordate e accettate dai contraenti. Linee generali tanto osannate quanto generiche e rituali, anche perché dopo che i singoli hanno espresso la propria volontà, gli stessi si mescolano con società, economia e religione dove c’è supremazia della famiglia a guida maschile.

In questa giornata per l'eliminazione della violenza contro le donne, crediamo sia opportuno fare tesoro anche di  questa fotografia che abbiamo accennato.

La lotta, che tanti miserevolmente chiamano per l’emancipazione femminile (rispetto a chi? Ad un uomo che ha cultura e pratica che portano anche ad ammazzare il partner?)... la lotta non dovrebbe per essere come coloro che violentano le donne ed hanno costruito società, economie e religioni in cui conta la supremazia per diritto naturale (maschile) di un individuo su un altro. No!  La lotta dovrebbe essere per l’affermazione dei diritti degli individui, in cui il maschio non sia modello da equiparare o raggiungere, ma da superare. Ché è proprio il modello maschile che discrimina e ammazza e andrebbe messo nei libri di storia, come le streghe.

Quasi sempre si sente dire, perché non ci sia discriminazione, che le leggi ci sono e il problema è culturale. Chi lo dice,  anche in buona fede, è complice della violenza dominante. Le leggi sono spesso enunciazioni di principi scritte per presunto senso di colpa o furbizia di chi ha il potere. Si pensi, per esempio, alla legge sull’aborto, dove chi decide sul corpo di una donna è lo Stato ed altri individui che alimentano il loro potere sulla negazione dei diritti di altri.

Per non farsi sopraffare e prendere in giro, punto di partenza per le unioni di qualunque tipo dovrebbe essere il contratto. Le parti, individui nudi, devono poterlo stabilire (meglio scritto, anche se talvolta è difficile e imbarazzante). Dalla consapevolezza di essere soggetto attivo e determinante di un contratto - individuo che decide come e, nel caso, se e come continuare - potrebbe nascere la forza necessaria non solo per difendersi, ma per affermarsi.


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