Vini e informazione. Il deficit italiano

  
Partita a Verona la fiera Vinitaly. Occasione per cui molti esponenti del governo vantano tradizione, storia e qualità. Occasione perchè gli antiproibizionisti sottolineano il diverso e assurdo trattamento tra alcol e cannabis. Ma è anche occasione per riflettere, capire e lanciare meglio una delle eccellenze della produzione italiana e non solo.

Il vino si acquista perché famoso o per il prezzo.
Nel primo caso, in Italia ma anche in Francia e Spagna (con concorrenza emergente da California e Sudafrica) c’è la difficoltà della scelta, con, oltre ai big del settore, una miriade di piccoli produttori anche al di fuori dei mercati (il vino del contadino) che quasi sempre fanno onore alla qualità.
Nel secondo caso, a chi acquista in base al prezzo, c’è una miriade di offerte dove, al di là delle campagne pubblicitarie, è difficile giudicare sulla qualità. Quest’ultimo è un mercato con basse esigenze di qualità, molto equiparato a quello delle bibite.

Esigenza primaria del consumatore, in entrambi i tipi di mercato, sarebbe di essere informato, ma legislatori e produttori sembra non siamo molto interessati. Facciamo alcuni esempi:
– origine dell’uva. A parte i doc di vario tipo, l’origine è quasi sempre assente, così come i luoghi di vinificazione e confezionamento.
– composizione del prodotto. Tutti i prodotti alimentari riportano in etichetta la composizione, incluse le acque minerali, ma nel nostro caso (acqua, zuccheri, alcoli, aldeidi, eteri, sali, acidi, etc) è assente. E la questione appare più importante se consideriamo che il vino può essere trattato (1): aggiunta di mosto per aumentare la gradazione, enzimi per favorire la trasformazione del saccarosio in glucosio, gelatine, caseine, albumine, colla di pesce, bentonite (roccia) per la chiarificazione, solfiti per la conservazione (2), di anidride solforosa per impedire l’acidificazione, acido tartarico o citrico per aumentare l’acidita’, acido sorbico o sorbato di potassio per stabilizzare, solfato di rame per eliminare difetti di gusto e odore, acidi, fosfati, etc.

E’ bene sottolineare che, a differenza di quanto sostengono al governo e alla Coldiretti, non ci risultano attacchi in corso a questa produzione, se non l’ordinarietà di un mercato che non sarebbe tale se non ci fossero anche contraffazioni (comunque da combattere)… non è questo motivo per non dare anche a questo prodotto la dignità di etichette sulla composizione e di avvertenze sui pericoli di abuso. Val la pena ricordare la “caciara” che tutti i politici hanno fatto quando l’Irlanda ha deciso di inserire in etichetta avvertenze sul potenzziale pericolo dell’alcol per la salute.

1 –  Allegato al Regolamento CE n. 1493/1999.
2 – Direttiva comunitaria 2000/13/EC, GU L del 6.5.2000 e successive modifiche sui prodotti allergizzanti.

Qui il video sul canale YouTube di  Aduc

 

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