I dati Istat di gennaio, dopo le abbuffate di cibo e non solo di fine anno, mostrano un’insolita crescita per le vendite al dettaglio, pur se contenuta (+1,7% in valore e +1,2% in volume) che però si contraddice coi dati dell'ultimo trimestre (novembre/gennaio, che includeva le feste di fine anno) con crescita in valore (+1,5%) e calo in volume (-0,5%). 

SI SPENDE DI PIU’ E SI COMPRA MENO
Per quanto i numeri siano risicati, la tendenza è quella che non potrebbe manifestarsi altrimenti in un contesto di inflazione in crescita, cioè si spende di più e si compra meno. Certo, per percentuali più marcate di risparmio, c’è da attendere la ricaduta del calo dei prezzi energetici, ma sembra che la tendenza sia questa.
Quindi non siamo “alla canna del gas” grazie a questo equilibrio tra calo energetico e prezzi generalmente in crescita per la crescita inflazionistica.

MERCATO PERVERSO CONTRO CONSUMATORI E SALARIATI
La logica del mercato è perversa e tutta a danno di consumatori e salariati. Grazie ad uno studio della Banca centrale europea, quando l’inflazione aumenta, nonostante ci si aspetti un calo dei profitti delle aziende, si registra invece il contrario: le aziende incassano più profitti. Ciò significa che hanno alzato i prezzi ben più di quanto avrebbero dovuto fare se si fossero semplicemente adeguate ai costi. Uno degli aspetti più evidenti di questa perversione è nei mutui ipotecari, solo in crescita per il risparmiatore e maggiori profitti per le banche.

Il problema nasce per una questione che tutti conoscono: il potere delle banche e delle aziende, incentivato ed alimentato a livello politico e a solo danno di consumatori e salariati. Una caratteristica, per esempio che trova ampia applicazione nelle politiche dell'attuale governo: dalle accise sulla benzina al made in Italy, tutte scelte pro-aziende e non pro-consumatori.

Questo implica che la situazione potrà solo peggiorare per consumatori e salariati.

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