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Usa. Intervista con Arthur Caplan
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Articolo di a cura di Donatella Poretti
20 febbraio 2003 19:02
 
"Publico", quotidiano portoghese, l'8 febbraio intervista Arthur Caplan, direttore del Centro di Bioetica e del Dipartimento di Etica Medica dell'Universita' della Pennsylvania, Stati Uniti. L'intervista e' di Clara Barata, anche se per certi versi sono due le interviste, una incentrata sulla clonazione riproduttiva e terapeutica e l'altra sulle informazioni genetiche non per scegliere il colore degli occhi dei bambini, ma per curare le malattie genetiche.
Viene chiesto innanzi tutto a Caplan di commentare la notizia delle nascite dei bambini clonati dai raeliani, e su questo Caplan e' molto duro, e concentra le sue critiche sul comportamento dell'informazione: "Se io venissi in Portogallo per annunciare che ho scoperto il continente perduto di Atlantide e mi chiedessero le fotografie e io dicessi che non ho nessuna prova, nessuno mi crederebbe. Ma le persone sono tanto convinte che qualche folle sia riuscito a clonare persone adulte che hanno sospeso il loro giudizio critico". L'"irresponsabilita'" dei mezzi di informazione, secondo Caplan, e' stata quella di non avere spento le telecamere una volta che la presidente della Clonaid, Brigitte Boisselier, ha negato le prove della clonazione. E prosegue: "Ma i raeliani avevano programmato deliberatamente l'annuncio della nascita del primo bebe' clonato due giorni dopo Natale, quando ci sono poche notizie e molti giornalisti sono in vacanza. Era probabile che non funzionassero i normali sistemi di verifica delle notizie".
Poi l'intervista si sposta su quelle che possono invece essere le possibilita' della clonazione terapeutica e gli viene chiesto se le persone siano in grado di discernere tra le due cose, "la fantasia della clonazione riproduttiva, dalle potenzialita' della clonazione terapeutica". E Caplan risponde: "non mi sembra. Alcune persone inoltre, che sono contro l'aborto, non vogliono tenere distinte le due cose. Dicono che tutti gli embrioni sono vita. Ma quello che vogliono in realta' e' che la societa' consideri gli embrioni come persone per proibire l'aborto". Praticamente la politica di Bush? "Si'. Poi ci sono altre persone che si sentono un po' confuse in merito alla clonazione. E ce ne sono altre che credono che la clonazione sia una cosa molto facile da fare, perche' ci sono dei folli come Antinori o i raeliani che glielo hanno fatto credere. Credo che dobbiamo essere agnostici sulla clonazione. Sono favorevole che si faccia ricerca sugli embrioni umani, perche' non credo che tutti abbiano la potenzialita' di diventare persone". E se la clonazione riproduttiva divenisse una tecnica sicura come tecnica di riproduzione assistita? "Si', anche se non mi sembra che ci siano molte persone interessate a cio'. Se fossi omosessuale e volessi avere un figlio, credo che non vorrei che avesse lo stesso aspetto mio o del mio compagno. Credo che preferirei tentare con la donazione di ovociti o di sperma".
Per Caplan e' invece una cosa molto "interessante" quella di parlare della possibilita' di scegliere le caratteristiche genetiche dei bambini. "La maggior parte delle persone accetterebbe di utilizzare le informazioni genetiche per trattare le malattie". Poi commenta il libro di Francis Fukuyama "Il nostro futuro Post-Umano". Per Caplan, l'autore "ha paura di tutto, ma non porta argomentazioni" per spiegare i suoi timori. "Fukuyama -sottolinea Caplan- sostiene che non possiamo cambiare la natura umana, ma lui usa gli occhiali, vola in aereo e mangia prodotti dell'agricoltura. Tutte queste sono modifiche della naturalezza umana!".
L'intervista si chiude con una domanda sulla politica del presidente Usa su questi temi e Caplan risponde: "sono un critico di George Bush. Il presidente sta dando troppa attenzione ai raeliani e altri folli, il che rafforza la posizione delle persone che sono contrarie all'aborto negli Stati Uniti. Questo contribuisce a mescolare questioni diverse e non a fare chiarezza nel dibattito".
 
 
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