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Uragani e riscaldamento terrestre. Il disimpegno degli Usa rende tutto piu' difficile
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Articolo di Redazione
8 settembre 2017 18:53
 
 Il Texas non si e’ ancora risollevato dalle inondazioni catastrofiche causate dall’uragano Harvey, che la Florida si appresta ad affrontare Irma, il piu’ potente ciclone tropicale mai affrontato nel bacino Atlantico e di cui le isole antillesi di Barbados, Saint-Martin e Sain Barthélemy, quasi interamente devastate, hanno gia’ fatto l’amara esperienza. Ma nel momento in cui gli effetti del cambiamento climatico in corso -elevazione dei livello del mare, intensificazione delle precipitazioni, etc- rendono la costa est degli Usa singolarmente vulnerabile agi eventi atmosferici estremi, la nuova amministrazione americana rimane sorda e cieca all’evidenza scientifica.
Questo e’ un aspetto ironico e catastrofico: con Donald Trump, gli americani hanno eletto un presidente climatoscettico nel momento in cui le manifestazioni del riscaldamento diventavano una piaga aperta per loro stessi. L’ignoranza, la pigrizia intellettuale o la cieca ideologia e settaria del capo dello Stato americano hanno conseguenze per gli Usa e contribuiscono a deteriorare l’immagine del Paese e della sua capacita’ di leadership esterna. E’ un momento triste della storia americana.
Secondo le statistiche federali, in media, dieci disastri meteorologici, del costo ognuno di piu’ di un miliardo di dollari, sono accaduti ogni anno tra il 2012 e il 2016 -e’ due volte di pu’ che tra il 1980 e il 2016. Numerosi parametri sono, sicuramente, in causa (densita’ della popolazione, installazioni edilizie in zone costiere, etc), ma l’impatto del riscaldamento non puo’ piu’ essere negato o relativizzato.
Pertanto, i suoi effetti nel mondo si fanno sentire ancora piu’ duramente, e le recenti sequenze di catastrofi ambientali, tutte aggravate dalla deregolamentazione climatica, danno tutta la misura della problematica climatica.
Come sperare di mantenere una sembianza di stabilita’ nel mondo in un clima riscaldato di 3 gradi, nel momento in cui gli effetti di una crescita di appena un grado della temperatura media -cioe’ il livello attuale di riscaldamento, in rapporto al periodo preindustriale- ci sembrano gia’ difficilmente gestibili?
Misure simboliche
Di tutte le crociate del presidente Donald Trump, quella condotta contro la regolamentazione ambientale presa dalla precedente amministrazione non e’ la minore. Ne e’ testimonianza, per esempio, il ritiro degli Usa dall’accordo di Parigi. Tutto cio’ che e’ stato fatto al Presidente Obama sembra che debba essere smontato. Fino al suo decreto di giugno 2015, il cui unico obiettivo era di inquadrare la costruzione delle infrastrutture… nelle zone facilmente inondabili. All’altezza dell’ironia, il presidente Trump lo ha abrogato due settimane prima che Harvey si riversasse sul Texas con le sue piogge da diluvio. Questa inconseguenza americana e’ una grave minaccia per gli Usa e per il resto del mondo. Il presidente francese, Emmauel Macron, sembra avere avuto consapevolezza della situazione ed intende far svolgere a Parigi un ruolo sempre maggiore nella lotta contro il cambiamento climatico. La presentazione, lo scorso 6 settembre, in consiglio dei ministri, del progetto di legge in cui ci si impegna alla fine dello sfruttamento del petrolio e del gas sul territorio francese, va in questo senso.
Ma la misura e’ simbolica: per far fronte al disimpegno americano e ridare fiato alla lotta contro il riscaldamento, le cose piu’ difficili sono ancora da fare. Perche’ l’assenza degli Usa dalla vicenda rende, ogni giorno, piu’ difficile una battaglia per il clima che e’, sempre piu’, necessaria.

(editoriale del quotidiano le Monde del 08/09/2017)
 
 
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