Conciliare le libertà fondamentali, le necessità economiche e la salute non è facile. Ogni sostenitore di questi argomenti ha le sue ragioni.
Affermare le libertà pubbliche, anche di movimento, rilevare che una nazione tutelata dal punto di vista sanitario può morire economicamente è il problema che si pone a chi governa.
Occorre una sintesi che è propria della Politica.
E' stato fatto? Non proprio.
L'incapacità di dare risposte razionali è diffusa. In Europa il problema sanitario è stato sottovalutato fin dall'inizio: in Italia sono stati predisposti piani sanitari ma subito secretati per non creare allarme sociale, nel Regno Unito si è avanzata la tesi darwiniana del più debole che soccombe per l'infezione e del più forte che sopravvive, in Francia si sorrideva dell'allarme, in Germania si è affrontata la situazione con maggiore razionalità grazie alla capacità organizzativa e alla disciplina dei cittadini.
"Ognuno per sé", il che non ha comportato "il Dio per tutti", anzi.
E' un problema di classe dirigente e dei cittadini che la esprimono. Ognuno guarda alla punta del proprio naso: chi ritiene il problema sanitario prevalente, chi grida all'attentato alle libertà fondamentali e chi ritiene che gli interessi economici debbano prevalere.
Usciremo da questa emergenza? Si certo, quando saremo vaccinati, nel frattempo dobbiamo convivere con il virus limitandone i danni.
E' questo il compito della Politica.
L'esperienza dovrebbe insegnare che affrontare i problemi congiuntamente risolve più che chiudersi nel proprio orticello.
Insieme, appunto, non solo a livello nazionale, ma europeo: non avremmo avuto questi problemi, perlomeno non con questa intensità, se l'Europa si fosse mossa all'unisono.
Chissà se questa esperienza tragica e drammatica servirà a qualcosa.