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Stati Uniti d’Europa. Ma li vogliamo fare davvero oppure e’ solo business? Il caso droghe e la Francia
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Articolo di Vincenzo Donvito
4 aprile 2018 12:45
 
 La domanda che poniamo non e’ pretestuosa e provocatoria, ma sorta spontaneamente dopo aver letto l’intervento del ministro francese della Giustizia all’Assemblea nazionale del suo Paese lo scorso 3 aprile in materia di droga: Nicole Belloubet ha preannunciato che per chi verra’ colto a consumare cannabis, sara’ comminata una multa di 300 euro direttamente dal poliziotto che lo pizzica; un precedente rapporto parlamentare che preparava questa riforma, aveva ipotizzato una multa di 150/200 euro; inoltre questa multa non sostituisce, ma e’ “complementare” alla pena attuale di un anno di prigione e 3.750 euro di multa (1).
Il ministro del governo del presidente Macron ha praticamente messo una pietra sopra tutte le aspettative di depenalizzazione e -figuriamoci- legalizzazione. Niente di nuovo per la Francia, in materia, ma sembrava che qualcosa si stesse muovendo in senso moderno, realistico e legalizzatorio. Al momento, sembra che ci siamo sbagliati.
Per capire meglio. La Francia e’ tra i maggiori Paesi in cui si consuma cannabis e piu’ di 3.000 pene detentive sono state inflitte nel 2015. Cioe’, ti fai uno spinello, e finisci in galera. In Italia non e’ cosi’, scatta “solo” la segnalazione all’autorita’. E in quasi tutti i Paesi, a parte quelli in cui il consumo e’ legale (Olanda, per eccellenza e vetusta’ delle norme) e’ meglio o grossomodo come in Italia.
La nostra preoccupazione, al di la’ di quella per i consumatori francesi, e’ per l’Europa, per quel processo che -nonostante tutto, Italia compresa- ci piace chiamare Stati Uniti d’Europa. In questa fase, sembra che il motore, avviato il processo di Brexit del Regno Unito, sia nella mani di Francia e Germania. Quest’ultimo Paese, in materia di droga, non ha niente a che fare con la Francia e, a macchia di leopardo rispetto alle autonomie amministrative, se ti fai una canna non ti fanno nulla. Certo, il mondo non si riduce a farsi le canne, ma giudicare le norme di uno Stato verso una delle maggiori e innocue illegalita’ diffuse, e’ un giudizio non secondario se vogliamo considerare l’Europa non solo un mercato ma anche una fucina di diritti degli individui. Al momento, in sede Ue, al di la’ della presenza di autorevoli istituti di analisi e osservazione del fenomeno e della piaga delle droghe illegali (OEDT con sede a Lisbona), non si va. E non potrebbe essere altrimenti. Ma, per l’appunto, diritti individuali. Dobbiamo tanto all’Ue in materia di diritti di consumatori, tante leggi nazionali non esisterebbero senza le direttive dell’Unione… ma perche’ in materia non si fa nulla? Certo, ci sono le convenzioni internazionali sulle droghe, tutte proibizioniste, che vincolano anche l’Ue… ma come i singoli Stati trovano le scappatoie per evitare che i consumatori di canne vadano in prigione o siano segnati a vita e svuotati dei propri soldi, perche’ non prova a fare altrettanto anche l’Unione? Forse perche’ sarebbe difficile la concordia che, per esempio, si trova quando si parla di diritti dei passeggeri o degli acquirenti del commercio? Ma se -Francia a parte, anche quella dopo la riforma del ministro Belloubet- quasi tutti gli Stati ce la fanno, cos’e’ che blocca? Discorso ampio, che coinvolge tutte le possibili e immaginabili pruderie culturali e di concezione e controllo delle politiche di ordine pubblico e sanitario… Oppure c’e’ ancora qualcuno -oltre ai francesi tipo Belloubet, ovviamente- che non ha un approccio ai diritti dell’individuo si’ che lo stesso sia libero verso se stesso senza ovviamente far male agli altri? Non e’ una questione secondaria, soprattutto se quello che vogliamo fare in Europa deve avere a che fare col benessere di tutti, benessere che non e’ solo economico ma anche di diritti e liberta’. Al momento, comunque, e’ tutto in alto mare e nessun salvagente si intravede a livello comunitario. Dobbiamo per questo far lode agli Stati nazionali, molto piu’ avanti dell’Unione? Ovviamente no, visto che non viviamo la nostra cittadinanza nazionale ed europea solo in quanto consumatori di droghe… ma questo parametro, proprio perche’ tra i piu’ scomodi e piu’ articolati e contrastati a livello internazionale (considerando anche la ventata legalizzatrice turbinosa in atto negli Usa, Paese sempre alfiere anche e soprattutto in materia)… questo parametro potrebbe diventare tra i piu’ determinanti, andando molto oltre il proprio specifico, e diventando un punto di riferimento di metodo e prassi.
 
 
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