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Il sogno della rinascita in laboratorio e' svanito
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Articolo di Rosa a Marca
3 aprile 2003 15:25
 
Il multimilionario John Sperling voleva una copia identica del suo bastardino Missy, percio' decise di stanziare un bel po' di milioni di dollari affinche' il ricercatore texano Mark Westhusin facesse di Missy il primo cane clonato della storia. Westhusin, esperto in clonazione bovina, si mise al lavoro mentre il mecenate fondava la societa' Genetic Savings & Clone per gli amici dei cani e dei gatti, ripromettendosi anche un buon risultato economico.
All'inizio centinaia di persone spesero molti soldi per far congelare campioni di cellule dei loro amici a quattro zampe. Il disastro pero' non tardo' ad arrivare: Westhusin dell'Universita' A&M del Texas otteneva si' dei risultati, ma non quelli sperati. Infatti, visto che la biologia canina si dimostrava piuttosto ostica, il ricercatore preferi' cimentarsi con un gatto. Ma quando, dopo 86 tentativi andati a vuoto, riusci' a far nascere un gatto sano di nome Copycat, il mecenate Sperling si dev'essere sentito come un marito tradito: il gatto clonato non assomigliava per nulla all'originale.
Ora Copycat ha quasi un anno, e' vivace e snello, il suo pelo e' grigio e bianco, tutt'altra cosa dall'originale Rainbow, che e' di corporatura tozza e ha la pelliccia marrone dorata pezzata di bianco.
A questo punto Sperling ha pensato bene di chiudere la partita con Westhusin, anche perche' nel frattempo la sua Missy e' morta. Anche per Westhusin la nascita di Copycat e' stata un guaio. "Copycat e' la cosa peggiore che ci potesse capitare", ripete amaramente.
In realta' non e' giusto prendersela con lui. Poiche' appare sempre piu' evidente quanto sia sbagliata l'idea stessa che i cloni debbano essere copie identiche all'originale. Se infatti hanno in comune tutti i geni nella cellula riproduttiva, ogni individuo fa dei propri geni qualcosa di diverso. L'ha constatato anche Ted Friend, sempre dell'Universita' A&M del Texas, osservando il comportamento di nove maialini clonati e sottoponendo agli stessi test dei maialini "normali". I risultati di queste osservazioni li ha pubblicati sulla rivista scientifica Applied Animal Behaviour Science: i maialini clonati non si comportano in modo identico, ma si differenziano esattamente come succede tra maialini "normali".
Insomma, i ricercatori scoprono molte difformita' nei soggetti da loro riprodotti, come topini geneticamente identici ma con il pelo di diverso colore o vitelli clonati di statura e peso differenti.
A cio' si aggiunga la piu' inquietante diversita' tra clone e originale, ossi che i cloni si ammalano piu' facilmente. Benche' abbiano lo stesso patrimonio genetico, molti dei cloni si ammalano seriamente, oppure diventano obesi o il loro cuore si sviluppa in modo abnorme.
A questo punto sorge spontanea la domanda: ma quanto e' grande la potenza dei geni? E quale risposta possono dare gli animali clonati all'antico quesito se sia piu' importante l'ereditarieta' o il fattore ambientale?
Quello che si puo' dire e' che nessuno e' mai rinato tramite clonazione. La clonazione puo' essere una forma di riproduzione, non una risurrezione.
Tornando alle "devianze" di Copycat, dobbiamo dire che i geni hanno solo una parte di responsabilita'. Molte caratteristiche individuali, come la composizione della pelliccia di un gatto o le impronte digitali dell'uomo, si formano nel grembo materno. E qui il feto e' soggetto a varie influenze: la posizione che assume nell'utero, l'alimentazione, la mobilita' delle cellule sono tutti fattori ambientali che incidono sull'organismo prima della nascita. E' per questo che David Prentice dell'Indiana, ricercatore sulle cellule staminali, afferma: "Siamo qualcosa di piu' dei nostri geni".
 
 
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