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Sì al turismo, ma sostenibile
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Articolo di Redazione
22 giugno 2020 9:22
 
 La rinascita del turismo è legata a doppio filo a quella dell’Italia, considerato che il settore rappresenta, il 13% del Pil nazionale.
#IoRestoinItalia è stato creato per essere un utile passaparola per i turisti italiani, invitandoli a un turismo di prossimità e agli stranieri per riscoprire le molteplici bellezze del Paese, e con l’obiettivo di dare respiro alle imprese nazionali.
La speranza è che si riesca a scoprire un turismo diverso. Più sostenibile, più attento all’ambiente e alle comunità, ma non per questo meno piacevole. Anzi. Tra difficoltà e ottimismo, il turismo responsabile italiano cerca il rilancio, soprattutto aiutato dalla maggiore attenzione per i temi legati alla sostenibilità.
Per esempio, due italiani su tre ritengono le vacanze in natura un’ottima alternativa all’hotel per rispettare le distanze sociali, prestando maggior attenzione agli aspetti igienico-sanitari.
E vengono proposti degli esempi interessanti.
Sui monti Dauni, in Puglia, è stata lanciata la bubble: una casa a forma di bolla che, grazie al tetto trasparente, consente di dormire immersi nella natura, sotto le stelle.
Appennino Slow, invece, organizza trekking tra Emilia e Toscana. L’offerta prevede gruppi più piccoli e percorsi più brevi, meno impegnativi e anche meno costosi.
Restare nel nostro Paese, però, non deve essere visto come un ripiego. L’Italia ha tutto per dimostrare che la qualità di una vacanza non dipende dalla distanza percorsa, ma dalle esperienze che si fanno.
Il Touring Club ha ideato la campagna Passione Italia, per scoprire tutto il territorio nazionale; le associazioni dei piccoli borghi hanno fatto altrettanto con #ConsiglioUnBorgo e #ViaggioAlCentroDelBorgo; il WWF ha riaperto le sue oasi; Federparchi ha proposto al Ministero dell’Ambiente un protocollo per parchi e aree protette; il CAI ha stilato regole e raccomandazioni per la ripresa delle attività in montagna.
Senza contare le tante iniziative legate ai cammini o al cicloturismo.
Il tutto avendo a denominatore comune vacanze più sostenibili e vacanzieri più responsabili.
  
(articolo di Ugo Canonici del 19/06/2020, da CSR-oggi, il giornale della responsabilità sociale)
 
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